lunes, 14 de octubre de 2019

ECUADOR: PRIMA VITTORIA, ABOLITO IL DECRETO 883 (+foto)




La mobilitazione nazionale, i posti di blocco della rete stradale ad opera delle organizzazioni sociali, l'aver resistito alla violenza brutale di alcuni settori della polizia, sono riuscite ad imporsi contro il colpo di mano del "traditore" Lenin Moreno e i suoi guardaspalle mediatici interni ed esterni: abolito il decreto 883, e si inizia un dialogo tra governo e il movimento
degli indigeni (CONAIE). C'e' stato un primo incontro tra i dirigenti indigeni, governo e ONU nella sede della Conferenza episcopale. 
L'infido Moreno ha insistito sulla necessita' di sostituire il decreto abolito con un altro da concordare tra le parti. Il dirigente indigeno Jaime Vargas ha snocciolato tutti gli episodi di vi9olenza brutale contro manifestanti disarmati, ha ricordato titti gli assassinati, i feriti e i dimostranti obbligati a gettarsi da un ponte per sfuggire al repulisti indiscriminanto ordinato dal governo.: "sono indignato per tutto quel che e' successo". Quanto vale la parola di Lenin Moreno? Non molto, visto che insiste con escludere dal dialogo i sostenitori dell'ex presidente Rafael Correa, perché sarebbero gli unici responsabili della crisi dell'Ecuador. 
Questo manicheismo di circostanza e' poco solido, visto che continua a ripetere che la causa dei suoi problemi e della crisi sarebbe...il partito anteriormente alla testa del potere politico. Partito con cui Morenosi e' candidato e poi vinto le presidenziali. Con i voti della cittadinanza anti-liberista e anti-FMI a cui -solo dopo un paio di mesi- comincio' a svendere la sovranita' del paese: richiamo' e ri-concesse la base militare di Manta agli agli USA. La pretesa di imporre una politica succube dei poteri finanziari, con i voti dei non-globalisti, ha retto solo due anni. J. Vargas esige che siano di dominio pubblico i contenuti dell'accordo con il FMI.
I nodi sono venuti al pettine, e il baldanzoso governo di Moreno si ritrova semiaffondato, costretto a scendere a piu' miti consigli con i movimenti sociali, che hanno ripreso la parola, recuperato lo spazio pubblico e il potere di veto sui diktat estemporanei della dirigenza politica vassalla dell'elite di Guayaquil. E' l'inizio di un processo sovranazionale per "fare fronte" alla restaurazione e alle velleita' neocoloniali di Washington.
11 giorni di sciopero generale, di blocchi stradali, di occupazioni di sedi istituzionali, di mobilitazione generale, hanno interrotto un ciclo -anche a livello sudamericano- raccogliendo un primo succoso frutto. Sull'orizzonte plumbeo e' tornata a splendere la luce della speranza e della battaglia sociale diretta. E' il primo atto che preannuncia il ritorno all'offensiva degli esclusi dal processo decisionale.

-ecuador-centinaia-di-indigeni-irrompono-nel-parlamento-j0qy
 
 
  
 
   







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