jueves, 2 de abril de 2009

G20: Washington e Londra in guerra contro l'euro


L'asse anglosassone Londra-Washington, congiuntamente ai vassalli dell'anglosfera (Canada, Australia, Nuova Zelanda) difende con le unghie e con i denti quel che resta del dollaro-centrismo. Quel che sta avvenendo nel chiuso dei saloni londinesi del G20 tra i VIP-Presidenti, e la rappresentazione scenica degli attriti esibiti da Sarkozy e Merkel, oltre alla "narrazione"pubblica che i media non possono più occultare, parlano di una sola cosa: c'è conflitto tra l'Europa e l'asse anglosassone.

A Londra è in atto la guerra delle monete e il tandem Stati Uniti-Gran Bretagna ha dichiarato querra all'euro. Lo afferma GEAB (numero 33) di LEAP/Europe 20020. E' ormai evidente anche ai ciechi l'esistenza di contraddizioni crescenti tra l'asse anglosassone e Parigi-Berlino, che rimane il centro e l'ancora del progetto geo-economico dell'Europa.

Persino Wolf, l'ex profeta dell'oltranzismo liberista, sul Financial Times (8/3/2009), si lascia sfuggire sorprendenti affermazioni: "La credibilità degli Stati Uniti sarà danneggiata, e la credibilità della Cina aumenterà. La stessa globalizzazione può andare a picco". Questa è solo la tragica cronaca da settembre 2008 ad oggi, dopo il crack di Lehman Brothers. Wolf ne prende atto e -immediatamente- ammonisce che "a differenza degli anni 30, non c'è alternativa all'economia di mercato".

Su questo si può discutere a lungo, però è innnegabile che le economie che hanno riportato meno danni dal crollo di Wall Street e della City sono quelle che non si sono lasciate imporre in toto la deregulation e gli altri comandamenti della Tathcher e del FMI. Il BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) è una realtà in ascesa, il G7 no.
Ralph Cossa, esperto del Pacifico del Center for Strategic and International Studies, costata che la "Cina sta dicendo agli USA che il mondo non gira più attorno agli Stati Uniti e che è cominciata una nuova era".
Tutte le economie ora emergenti si caratterizzano per aver preservato una funzione importante allo Stato, evitando che abdicasse a favore del mercato e della Borsa. Persino le piccole-medie potenze petrolifere (Iran, Venezuela, ecc) scalano posizioni nel nuovo orizzonte multipolare perchè non hanno estinto lo Stato.
Oggi dispongono di riserve e fondi sovrani e investono a piene mani -con soldi veri- nelle loro economie nazionali, a sostegno dell'impresa produttiva e dei consumi.
E la stessa Unione Europea, per non aver abolito del tutto lo Stato-sociale, si trova in migliori condizioni per far fronte al nuovo ciclo. Sicuramente migliori di quelle inglesi e degli Stati Uniti.

1 comentario:

Anónimo dijo...

Vorrei dire due parole sul Brasile e su Lula. Lula si sta montando la testa o gliela stanno montando di proposito. Il Brasile non è una "potenza mondiale" ma potrebbe diventare un'ottima potenza regionale. Basta osservare la sua posizione geografica e studiare la sua storia per capire questa verità elementare. Dichiarazioni come "è chic prestare soldi al FMI" non stanno bene sulla bocca di un Presidente che dovrebbe cancellare dalle carte di Brasilia il sole nome delle associazioni a delinquere come il FMI e il BM.
Chavez non solo non le avrebbe prounciate ma ha detto che dare soldi al FMI è come dare carne agli avvoltoi.

mystes@oi.com.br

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