viernes, 19 de junio de 2009

I fuochi fatui e il bagliore - Teheran e Yecaterinemburgo

Fuochi fatui a Teheran, mentre Cina, Russia, India, Brasile, Iran, Pakistan, Kazakistan ecc. analizzano come sostituire il dollaro - Vertice dell'OCS e BRIC: pilastro della nuova struttura economica internazionale...

Tito Pulsinelli
Mentre il monopolio mediatico "occidentale" si compiace del suo ruolo di claque sguaiata dei manifestanti di Teheran, nella centrale città russa di Yecaterinburgo -dove nel 1918 venne sentenziato a morte lo zar Nicola II- si riunivano i vertici della Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (OCS), e quello delle nuove potenze economiche emergenti del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).

Nelle capitali della vecchia Europa, forti della legittimità che può offrire una votazione disertata dai due terzi degli elettori, si levava alto il doppio mantra indignato di "democrazia" e "diritti umani". Abbinato ad un sentimento di smarrito stupore verso un mondo che va in direzione opposta ai loro desideri. Verso una realtà che si ostina ad accentuare le differenze, e che si discosta sempre più dal modello ritenuto -ormai solo inconsciamente- superiore. Anche nel momento di una eclissi destinata ad essere permanente. La razionalità smarrita induce alla semplificazione manichea. Devono essere sicuramente forze demoniache quelle che inspiegabilmente pugnalano l'eden "occidentale".

Che autorità morale possano avere i Barroso, i Solana e il resto della combriccola della Commisione che -oltre a non essere mai stati eletti da nessuno- hanno ridotto la politica estera dell'Unione Europea alla sponsorizzazione di tumulti e vandalismi di piazza? A Kiev, Tblisi, Moldovia, ora a Teheran. Non c'è più da stupirsi delle loro bizzarrie, quando si vota in casa d'altri. Con un colpo di spugna, ignorarono la vittoria di Hamas in Palestina, e poi passarono al boicottaggio de facto, con la sospensione dei programmi di collaborazione economica. Salvo poi sborsare per la "ricostruzione" dopo il via libera dato ai bombardamenti di Israele.

E' notorio che il relativismo elettorale, sacrificando l'ultimo feticcio della democrazia rappresentativa, si riduce a "è OK solo quando vince l'amico mio". Però i cortei nella capitale iraniana vorrebbero servire anche come cortina fumogena per occultare eventi di grande rilevanza geopolitica. Solo gli struzzi possono illudersi che Teheran possa oscurare Yecaterinburgo, dove è stato fatto un altro passo decisivo nella strutturazione del panorama post-globalizzazione.

Gli Stati Uniti e l'Unione Europea non ne fanno parte, anzi sono la controparte. Dopo otto anni, la Organizzazione della Cooperazione di Shangai (OCS) si è consolidata, raggiungendo una peculiare omogeneità di grande iniziativa economica, commerciale e militare. E' un contrappeso strategico eurasiatico che va molto oltre il ruolo di "anti-NATO" come erroneamente viene percepita ad ovest. E' un pilastro che dà grande slancio e potenza alla nuova realtà multipolare, ormai in fase di avanzata gestazione.

Il cuore della OCS è formato dalla Cina e dalla Russia, poi c'è la periferia centro-asiatica del Kazakistan, Kirghizistan, e Tagikistan, e gli ospiti regolari (India, Pakistan, Afganistan, Turchia e Iran). Gli USA non riuscendo più ad irriderla, hanno richiesto un posto di osservatore che è stato gentilmente rifiutato. Che ha deciso l'OCS?

"I leaders dei Paesi dell'OCS hanno incaricato i loro esperti di studiare la questione di una nuova moneta internazionale" ha annunciato il cosigliere presidenziale russo Arkadi Dvorkovitch. "Il vertice ha riconosciuto che l'attuale configurazione del sistema finanziario internazionale fondato sul dollaro non è più ideale, e che è inevitabile l'apparizione di nuove monete di riserva".
E' in discussione una moneta simile a quello che fu l'ECU europeo, cioè una unità di conto per i commerci all'interno del grande bacino economico eurasiatico dell'OCS.

Parallelamente, anche il vertice del BRIC dibatteva lo stesso ordine del giorno: come sostituire il dollaro, che è ormai una divisa che genera crescente inflazione, sia per gli esportatori di materie prime ed energetiche, che per chi esporta alimenti e manufatti.
A Yecaterinemburgo si sono affrontati concretamente i problemi pratici della de-globalizzazione, quella che a ovest si suole denominare "nuova architettura del futuro ordine finanziario internazionale".

E si impone l'evidenza assoluta che l'arco di forze presenti nel vertice svoltosi in Russia è tricontinentale, include i grandi poli emergenti, e quattro potenze nucleari.
Sono assenti gli Stati Uniti e l'Unione Europea, cioè la parte "occidentale" che è -a tutti gli effetti- la controparte. Le elites che ora sono alla guida dell'Europa puntano tutto sul rimanente primato tecnologico e sulla discutibile superiorità militare della NATO, che impone il prezzo della prosecuzione del vassallaggio atlantista.

La tecnocrazia finanziaria del liberismo europeo persiste nel piccolo cabotaggio, e non percepisce il valore strategico di un blocco più autonomo, e con una visione geopolitica più lungimirante. Che cosa vogliono farne dell'euro? L'UE sarà solo e sempre mercato&moneta?

Non sarà la NATO a poter sopperire alla vulnerabilità strutturale della mancanza di materie prime e di idrocaburi. L'esito e i costi dell'avventura in Afganistan potranno aiutare ad assimilare che non è saggio perseverare nell'orizzonte neocons che tuttora alberga nel Pentagono e nel Dipartimento di Stato. Per di più, Obama -che fa fatica a sintonizzare il dire con il fare- ha crescenti probabilità di trasformarsi in un Gorbaciov a stelle strisciate.

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