Perché
tanta violenza per una presunta “assenza” o mancanza di accesso al
cibo se The Economist ha pubblicato questa settimana che
l’irreperibilità ha coinvolto circa il 28% dei prodotti? Perché gli
stessi analisti non prevedono qualcosa di simile in Repubblica
Domenicana, paese nel quale, secondo Latinobarometro, circa il 70 per
cento della popolazione non ha denaro sufficiente per comprare cibo
ogni mese.
Perché
l’epicentro delle proteste per la “scarsezza” è a Piazza Altamira,
nel centro delle urbanizzazioni delle classi accomodate e con abitanti
di pelle tanto bianca, e non come è più logico nei quartieri poveri e
di popolazione meticcia, essendo il Venezuela il paese con la più alta
percentuale di afro-discendenti del Sud America, a eccezione del
Brasile?
-
Perché
l’Unesco riconosce il Venezuela come il quinto paese con la maggiore
quantità di nuovi iscritti all’universitaria del mondo, numero che è
cresciuto più dell’800%, con circa il 75% di iscritti ineducazione
superiore, e senza dubbio no si conosce una sola lotta del “movimento
studentesco” i cui si parla per queste conquiste, mentre ci sono
“studenti” che manifestano contro le “torture” e per il “cibo”?
Perché
se gli studenti della educazione superiore in Venezuela superano già
la quota di 2 milioni e 600 mila (vale adire, circa 20 volte di quelli
di Panama) le manifestazioni che si registrano sono piuttosto dei
“fuochi” o gruppi di decine, o al massimo, centinaia di persone?-
Perché
se è normale e di abitudine che gli studenti o i sindacati
manifestino per maggiori beni e servizi pubblici, e leggi più
democratiche ed eque, gli studenti che manifestano in Venezuela lo
hanno fatto per la carta igienica, difendendo la proprietà privata sui
media di comunicazione e i negozi di consumo?
Perché
non si conosce ancora il nome di nessuna federazione o organizzazione
studentesca, nessuna dichiarazione di richieste né il nome di nessuno
dei suoi più importanti dirigente o membri di direttivo, e invece si
conoscono i nomi di conosciuti ed antichi leaders dell’opposizione dei
partiti ed elettorale, coinvolti nelle azioni golpiste del 2002 e 2013?
Perché
e chi produce le immagini false di torture, assassinii e posteriori
vessazioni ai confusi fatti del 12 febbraio del 2014, manipolando foto
del Cile, Europa o Siria affinché appaiano nelle reti sociali e persino
nei media come la CNN come se fossero avvenuti in Venezuela?
Quale leadership democratica e civile si è avvalsa di cose simili nella storia?
Perché
se i bolivariani e i loro alleati hanno vinto le elezioni del 2012 e
del 2013, includendo le municipali di dicembre ultimo scorso quando
hanno ottenuto il 55% dei voti ed il 76% dei comuni, si dice che il
governo è oggi “minoranza”? Perché si propone la rinuncia come uscita
dalla “crisi” o anche un anticipato referendum revocatorio, al di fuori
tutti gli ambiti ed i procedimenti legalmente stabiliti per questo
nella Costituzione realizzata con la stessa leadership bolivariana [che
non vogliono riconoscere]?
Perché
si invoca l’assenza di dialogo se solo appena due mesi prima in
Venezuela c’è stato un incontro storico tra l’Esecutivo nazionale e
tutti i sindaci appena eletti, sia quelli vicino al governo che gli
oppositori, e quindi con la partecipazione di tutti i partiti e
posizioni? Con chi si dialoga, chi dirige, chi è responsabile della
“crisi”?
Perché
il principale – e praticamente unico – portavoce delle
manifestazioni, che si dicono pacifiche e causate dall’inefficienza del
governo, è Leopoldo López, persona che non conta con nessuna
rappresentanza salvo quella del suo minuscolo partito, e il suo appello
più importante è, da vari mesi, “cacciare chi governa”? Cosa ha a che
fare il Tea Party (ultradestra degli USA) con ciò, poiché si conosce la
relazione molto stretta con López?
Perché
non usano i governatori, i sindaci e i deputati nell’Assemblea
Nazionale e in quelle statali per proporre un corso di azione pacifico e
politico, e perché non canalizzano attraverso la loro enorme incidenza
mediatica le denunce di “corruzione”, “frode”, “totalitarismo”, “fame e
repressione” con prove irrefutabili e inequivocabili -non twitts né
estratti di Youtube – come invece facevano le opposizioni a Trujillo,
Balaguer, Pinochet o Videla?
Perché
si protesta se in Venezuela più del 42% degli investimenti dello
Stato sono per le spese sociali? Secondo dati internazionali, cinque
milioni di persone sono uscite dalla povertà, quindi chi protesta?
Perché si protesta se è stato sradicato l’analfabetismo? Di che si
lamentano “gli studenti” se sono quintuplicati il numero degli
insegnanti nelle scuole pubbliche (da 65 mila a 350 mila) e se sono
state create 11 nuove università?
Perché
si dice che in Venezuela si soffre una tanto grave mancanza di
alimenti che giustificherebbe le distruzioni e gli incendi, se è stato
uno dei 4 paesi che meno ha sofferto la fame in America latina nel 2012
(secondo le fonti della FAO e dell’OMS), questa è inferiore al 5%, uno
dei paesi con il maggiore indice di bambini e giovani obesi?
Seguendo
la logica dominante, come mai non si verificano ribellioni più gravi
in un paese fratello come la Colombia, nel quale la fame è stata
sofferta dal 12,6% della popolazione, vale a dire quasi il triplo che
in Venezuela?
Perché
se la causa delle distruzioni, degli incendi e delle manifestazioni è
l’irreperibilità dei prodotti basici, si osservano azioni di tipo
politico e non saccheggi di negozi e di magazzini, che ci si
aspetterebbe di norma quando si tratta di carenza generalizzata? Perché
uno dei dirigenti oppositori, Henrique Capriles, afferma che si deve a
mancanza di medicine se i miglioramenti nel campo della salute in
Venezuela si trovano tra i più evidenti della regione.
Perché?-
Potremmo
continuare a fare molte domande. La cosa certa è che mentre i
latinoamericani si insultano, si accusano e litigano, i grandi monopoli
del mondo fanno il loro calcoli per sottrarci il petrolio, il rame, il
litio, l’acqua e le tante tante ricchezza che abbiamo. Su questo punto
dovremmo prestare la nostra attenzione.
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