lunes, 12 de febrero de 2018

Medioriente: TANTE VITTIME CON UN PASSATO COMUNE E UN FUTURO INCERTO (Siria,Turchia,Israele, Libano,Kurdi,Iran)

Ginepraio infinito: gli USA più ci entrano, più affondano - Il costo crescente di Israele

Antonio de Martini Stiamo veleggiando verso il settimo anno di guerra in Siria e verso il settimo anno in cui avevo avvertito che attaccare la Siria voleva dire aprire il vaso di Pandora e affrontare una delle più tenaci fanterie del mondo. Adesso va detto – lo davo per scontato – che il vaso di Pandora non ha
fondo e gli USA, più ci entrano, più affondano.

Metà della popolazione Siriana ha dovuto emigrare e,  per il momento, solo centomila sono rientrati in Patria, ma il paese ha retto all’impatto della coalizione più ricca e potente del mondo, e da un mosaico di comunità, è nata una Nazione coesa che vuole sopravvivere.


Negoziati di pace  – si fa per dire – si trascinano in posti differenti come Ginevra, Astana, Sochi, Cairo, Mosca o Gerusalemme e perfino  Istanbul e Vienna.
Il primo negoziatore, Lakdar Brahimi, un navigatissimo diplomatico algerino, desistette dalla mediazione quando constatò che gli Stati Uniti si opponevano alla partecipazione ai negoziati del l’Iran, il convitato di pietra.  Altri diplomatici si cimentarono con nuovi cirenei  fino  all’inviato italo svedese Staffan De Mistura.

In un primo tempo cercai di condensare la situazione negoziale nello slogan,” no Iran no party“. Il subentro Russo nei combattimenti prima e nel negoziato poi, sembrò sbloccare almeno in parte la situazione, ma il progressivo irrigidimento israeliano e la sua  accresciuta influenza sulla Casa Bianca, hanno portato la situazione alla casella di partenza anche se il successo russo di far sedere tutti attorno a un tavolo no n va sottovalutato.

Israele ammette che con l’impegno militare siriano e di Hezbollah si è sentito per un periodo ( sei anni) più tranquillo, ma adesso che l’esercito siriano e quello libanese di Hezbollah tornano vincitori a casa , la tensione ha ripreso a salire e con essa le pressioni su Curdi e Americani perché alimentino la guerra lontano dai confini israeliani.

Si tratta del solito atteggiamento miope che privilegia, anche negli affari, il dividendo immediato ai risultati patrimoniali  ( con la scusa di “creare valore per gli azionisti”)pronto poi a dare ad altri la colpa della bancarotta.
Gli sforzi politici per allontanare “truppe potenzialmente ostili” a Israele dai suoi confini, secondo i politologi israeliani, finirebbe in India…

Per districarsi nel ginepraio attuale è necessario conoscere a menadito la storia della prima e della seconda guerra mondiale nel Vicino e Medio Oriente e ricordare che ci sono dei servizi segreti ( quello inglese e quello turco) impiantati in loco da tre secoli.  Senza queste basi e senza una infarinatura di guerre balcaniche miranti allo sfaldamento dell’impero Ottomano, diventa un rompicapo insolubile.
Intanto, tutti i paesi coinvolti nell’area del conflitto hanno fatto – o tutt’ora fanno – parte dell’ ex Impero Ottomano, tranne l’Iran.Cominciamo da questo.

IRAN
E’ vero che l’Iran ha rafforzato grandemente la sua posizione strategica e la sua influenza politica in tutto il vicino Oriente e in Afganistan. E’ anche vero che non ha fatto nulla per ottenere questi successi: glieli ha regalati il governo americano affidando la conduzione dell’Irak agli sciiti ( quando potevano mantenerla ai sunniti che dominano da sempre); la presidenza Libanese al generale Aoun ( quando potevano officiare  Geagea che ha passato nove anni nelle galere siriane e la moglie ha trescato a lungo  con gli israeliani per vendetta). Ricevuto ” a gratis” il biglietto vincente della lotteria, adesso Israele e gli USA, si lamentano che il generale Suleiman ogni tanto passi in banca a incassare.

Hezbollah invece è un movimento spontaneo nato come reazione all’occupazione militare  israeliana del Libano nel 1982 ( operazione pace in Galilea) e al mantenimento di una fascia del  territorio libanese, sempre ” per cautelarsi” .  Le capacità militari di Hezbollah si sono affinate sia in questa guerra di Siria , dove ha espugnato le colline del Kalamun liberando la via di Damasco ( cosa non riuscita ai siriani), sia  nel 2006 quando una spedizione punitiva israeliana incontrò una inattesa resistenza  e fu duramente sconfitta sul campo.

Da allora Israele ha cambiato la sua dottrina tattica abbandonato il sistema delle spedizioni punitive. Adesso però,  deve rivedere anche la propria dottrina strategica consistente nel voler sempre battere separatamente i vari paesi arabi ed impedire che questi si coordinino e si uniscano. Infatti , il continuo martellare sui vari stati arabi  ha prodotto il miracolo dell’unità di intenti che non era riuscito a Nasser o ad altri. Il pericolo vero è che la nuova strategia israeliana potrebbe essere nucleare dato che ridividere il mondo arabo sarà difficile. e i suoi attuali alleati nell’area ( sauditi e Giordani) sono insufficienti e si odiano tra loro.

Quindi, le accuse mosse all’Iran hanno fondamento di verità, ma l’origine di tanto successo è l’imbecillità geopolitica degli americani , rappresentata dal duo Bush Jr e Bremer e dalla tendenza dello Stato di Israele a voler incassare dividendi trimestrali invece che a costruirsi una posizione geopolitica sostenibile nel lungo termine.

Le pressioni di Netanyahu sugli USA – che ha un evidente sottofondo psicologico personale- per angariare l’Iran ed isolarlo, denunziano una debolezza di fondo e l’abitudine a chiedere aiuto al fratello più grande perché non ci si sa  rapportare con gli altri.

Ma esiste un altro problema psico-politico di rilievo, rappresentato dalla colonia ebraica residente in Iran da …..tremila anni.
Essi rappresentano l’antitesi dello Stato di Israele: non sono mai stati perseguitati, hanno una rappresentanza istituzionale in Parlamento e i numerosi ebrei ( di religione) che hanno abbandonato il paese,  dopo l’avvento di Khomeini nel 1979, hanno preferito migrare – coi loro milioni-  negli Stati Uniti dove hanno finito per costituire un contraltare  all’Agenzia sionista e a quanti cercano di trasformare una religione in una nazionalità e uno Stato.

Sono insomma la prova vivente che lo Stato di Israele è costruito su un mito e per ragioni culturali e familiari hanno più volte difeso l’Iran, spiegando le sue politiche in perfetta dissonanza con i rappresentanti israeliani. Nulla di peggio dell’odio tra fratelli.
La frustrazione USA per i propri errori strategici e di incultura  e quella Israeliana per vedersi delegittimata dalla sua storica, autentica e più prestigiosa  diaspora babilonese, messe assieme rischiano di provocare effetti dirompenti per l’intera area.

LA TURCHIA
È il secondo paese dell’area che tende ad egemonizzare la regione, ma lo fa  seguendo politiche non sempre coerenti, ma molto pragmatiche, al punto da sembrare contorte. Questa situazione è dovuta alla duplice eredità di cui gode Tajip  Erdogan, per non parlare della felice posizione geostrategica dell’Anatolia. L’eredità dell’impero Ottomano spinge verso Mossul che , secondo i termini dell’armistizio del 1918 spettava alla Turchia, ma che fu inopinatamente occupata dagli inglesi due giorni dopo aver fissato la linea armistiziale. Ancora oggi, il Generale turco che si  lasciò fare viene indicato nei giornali come un vigliacco. Sempre questa eredità spinge questa nuova Turchia a guardare al mondo arabo , sua ex colonia, e alla tradizione imperiale di ospitare più popoli e religioni sotto lo stesso governo.

In questa ottica neo-ottomana va vista la protezione offerta ai palestinesi di Gaza, la pressione sugli indipendentisti curdi, il recupero delle minoranze turkmena di Siria e Libano, la tolleranza verso la minoranza armena e l’interesse verso il Patriarcato ortodosso che gli consente di dialogare col Pontefice anche su Gerusalemme.

La seconda eredità è quella ricevuta da Mustafa Kemal Ataturk ( contraddittoria perché basata sulla compattezza della Nazione turca ad esclusione delle altre etnie, ma tra le tante contraddizioni del Levante, questa è tra le minori). Da Ataturk, eredità, con beneficio di inventario, il trattato di Montreux ( 20 luglio 1936, tra tra Francia, Regno Unito, Unione sovietica, Romania e Grecia) che regola il traffico militare negli stretti  e che intende mettere in forse mediante la costruzione di un canale sulla sponda europea dei Dardanelli  ( non previsto dal trattato e quindi meno vincolante…) di 45 km , largo 150 metri che permetterebbe di decongestionare il traffico da e per il mar nero, aumentarlo e al contempo allettare i russi e ricattare gli americani. Il costo di 17 miliardi di dollari permetterebbe anche la continuazione delle buone performance economiche generali con un lavoro Keneysiano, lo sviluppo dei porti romeni e Bulgari , la facilitazione dell’export ucraino ecc.

Altro lascito ereditario è il trattato di Losanna ( 24 luglio 1923) che sancì i nuovi confini con la Grecia e la cessione di Cipro al Regno Unito. Mossul veniva affidata alla Società delle nazioni in attesa ….Oggi Cipro interessa a più titoli, ma il Presidente turco ha iniziato ad abbordare il tema partendo dalle isole cedute a suo tempo all’Italia ed ora Greche. Mossul è anch’essa un pozzo di petrolio e dal neo partner iraniano Erdogan ha imparato il valore del controllo delle rotte petrolifere: di qui il presidio militare in Katar e l’acquisizione di un isola nel mar rosso al Sudan. Ora i controllori sono due ( oltre ai pirati somali).

La ragionevole  convinzione che gli USA  hanno appoggiato il tentato golpe del 2016 , i dispetti che sta facendo agli americani a Efrin ( il vice premier ha messo in guardia i militari americani in zona che se vestono come i membri YPG “diventa problematico distinguerli”), le pretese destabilizzanti della NATO, La larvata minaccia alle rotte europee del petrolio, le rivendicazioni territoriali sono caratteristiche della politica turca che è sempre stata megalomane. Ma di certo, non rimarrà a lungo a mani vuote. Data la forte contraddittorietà delle politiche attuali, è intuitivo che non poteva che insistere sulla Unità Nazionale mettendo la sordina alla stampa  e facendo proprie le richieste “patriottiche” dei kemalisti, che sono l’altro grande partito del paese.

IL LIBANO
L’altro paese che gli USA vorrebbero ” normalizzare” è il Libano. A parte la paradossale situazione militare di un paese con due eserciti di cui abbiamo già  trattato più su, il paese dei cedri ha altre caratteristiche peculiari. Attaccato nel 2006 da Israele ( che voleva eliminare Hezbollah,) il piccolo paese subisce ancora oggi quotidiane violazioni di sovranità dagli israeliani che gli  invidiano la ricchezza delle acque, l’abbondanza di riserve petrolifere e di gas ( e ne insidiano la “zona nove” dell’area delle concessioni marine. Israele è tra i pochi paesi che non ha firmato la Convenzione del mare dell’ONU) e soprattutto scalpitano dal desiderio di un nuovo confronto armato con l’Hezbollah che a loro avviso ha acquisito troppa esperienza di combattimento  in Siria e adesso è “accampato” ( ci abita) ai confini settentrionali di Israele.  L’arrivo delle elezioni potrebbe essere un pessimo consigliere.

Il problema è che pur avendo battuto separatamente i vari paesi arabi ed avendo ottenuto la devastazione della Siria, Israele ha come risultato quello di aver coinvolto l’Iran ( paese non arabo) che è grande il triplo della Siria, dieci volte più ricco e – oltre al buon amico russo-  ha altri due grandi amici: La Cina e l’Indonesia.
Il Grande Gioco torna alla casella di partenza e punta sul nucleare, vista l’assenza di una politica estera.

Fonte: qui

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