lunes, 2 de marzo de 2020

CUBA - Color Cojímar: Grafi-cronaca di una "pintada" di murales in gruppo (foto)

Color Cojímar: crónica de una juntada

Lo scorso gennaio 2020 e' avvenuto un incontro all'Avana. Senza programmarlo, senza nessuna istituzionen, senza nessun sostegno che quello apportato dagli stessi partecipanti. I muralisti Kalaka (Cile, Venezuela), Greta McLain (USA), Roc BlackBlock (Catalogna) ci siamo incontrati in questa citta' con lo scopo di dipingere alcune opere di arte mural nella localita' di Cojímar. Il paese rimane nella memoria da quando Hemingway vi soggiorno'.  I turisti arrivano ogni giorno a prender foto nell'impressionante castello sul mare, e nel locale con il busto dello scrittore, il cui tetto e' volato via per colpa di un uragano. Cojímar, tuttavia, e' parecchio di piu' della fama dello scrittore gringo, e' un pezzo dei Caraibi che spiega tutto quel che i Caraibi significano.

Ci aspettava Sekou, il maestro del hip hop cubano, che aveva organizzato la cosa dall'isola, assieme ad altre persone della localita' (Ana Luisa, direttrice del Collettivo Guarida de Sueños). Ci accompagnavano anche  también Jaquie, Britt Ruhe. 

Color Cojímar: crónica de una juntada
Decidemmo di battezzare l'incontro come Color Cojímar. Ma l'ironia rese i sopravvento:una labirintica ragnatela di assurdita' burocratiche ci impedi' di dipingere sulla riva di quel mare, dove persino José Martí passeggió. Alcuni artisti della sessa Cojimar restarono delusi per non poter terminare i muri che avevano gia' iniziato.
Prendemmo la decisione di trasferirci al centro storico dell'Avana, dove ricevemmo la solidarieta' delle iniziative sociali e culturali. La maggiore fu quella del famoso Papito, una specie di patriarca e leader sociale della via Aguiar.

 Color Cojímar: crónica de una juntada  
Color Cojímar: crónica de una juntada 

La storia di Papito e' da realismo magico, come tutto in quest'isola che e' di un altro tempo e di un altro luogo. Da una ventina d'anni, quell'uomo si e' accanito contro tutto quel che non vabene nella sua comunita', e aiutandosi con l'abilita di cui la vita l'ha provvisto, vale a dire la sua professione di parrucchiere, divenne promotore e portavoce di uno sforzo collettivo per abbellire quel che loro dicono fosse la via peggiore di tutta l'Avana.

Color Cojímar: crónica de una juntada   
Difficile da immaginare:nel mezzo di una zona di ipertrofico turismo, Aguiar (il vicolo dei parrucchieri, per quelli che sanno) e dintorno, e' un percorso degno, bello dove gli abitanti da sempre convivono con fluidita' e spontaneita'gli spazi per i turisti.
E' un luogo dove la dignita' non si negozia. Dove la gente e' affabile e conosce la tenerezza, che e' tutto dire in un paese senza oltraggio e l'atroce violenza che nel resto del mondo e' quasi una normalita'. In Aguiar sono una comunita', in tutti il senso della parola.  

La gente ci aprirono le porte affinche' Greta y Kalaka dipingessero una mural in una specie di di squisito cadavere visuale, e Roc realizzo' un paio di interventi in piena strada, nelle entrate delle case di altri abitanti della via.

Color Cojímar: crónica de una juntada      


Sekou inauguró le opere con la sua música e una performance. Cantó con Felipe, uno dei ragazzi che ricevono formazione gratuita nella scuola per parrucchieri di Papito.

Color Cojímar: crónica de una juntada   

Li' abbiamo conosciuto a Veguita, un uomo di 82 años, affablle y calmo come insegna il tempo dell'isola, che fu -altre cose- responsabile dell'organizzazione del sistema di distribuzione alimentario tuttora esistente dopo quarant'anni. (che rimane in modo indelebile scolpita nell'immaginario collettivo nel carnet di razionamento).

Color Cojímar: crónica de una juntada 

Roc riusci' a fare un'altra "pintada" in altro spaio pubblico, nella parte opposta dell'Avana antica.E' difficile quantificare la soddisfazione e l'apprendimento che avvenne tra tutte le persone coinvolte. C'e' la determinazione di rieditare l'incontro, invitaando piu artisti, in un futuro che non sara' troppo lontano.

  Color Cojímar: crónica de una juntada

La Habana es una ciudad que poco a poco se ha ido abriendo a un cosmopolitismo que le era ajeno. A su modo caribe, a su modo mágico, a su modo de isla que convive consigo misma y crece conteniendo a sí misma por mares, vientos y más agua, ese cosmopolitismo siempre parece terminar siendo abducido por sus muy específicos modos y maneras. Ahora ves hipsters por todos lados, pero son hipsters caribes, muy a la cubana. 

A la ciudad le empiezan a nacer enclaves donde abunda el muraleo, como le pasa a Buenos Aires con San Telmo o Palermo, a Santiago con Yungai o a Ciudad de México con la Colonia Doctores. De acá a unos años, La Habana será uno de esos puntos de inflexión donde los muralistas del mundo se juntan para pintar. Como efectivamente, hicimos nosotros. 

Color Cojímar: crónica de una juntada


Si algo quiso aportar esta iniciativa al naciente pero potente muraleo habanero, es el modo de insertarse y actuar desde lo comunitario, y ello se debe al mal del que padecen estos tres artistas al mismo tiempo: vienen de un muralismo que no se comprende ajeno al lugar donde se realiza. Un arte que no se comprende sin conocer antes, en la medida de lo posible, a los habitantes y usuarios del espacio donde se realizará. Unos lo llaman arte comunitario, otros muralismo contextual. Por este mal que nos aqueja, las obras que se hicieron en esta oportunidad no habrían podido realizarse en ningún otro lugar.


https://utopix.cc/bitacora/color-cojimar-cronica-de-una-juntada/

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