jueves, 5 de marzo de 2020

PERU': 30 ANNI di CARCERE per CHI LOTTA CONTRO MEGA-PROGETTO MINERARIO


Sono state richieste condanne durissime -da 10 fino 30 anni di carcere- contro dirigenti sociali ed autorita' locali di Arequipe. Motivo? L'anno scorso si batterono contro il mega-progetto minerario conosciuto come Tía María. Non e' tutto, pero'. Il Pubblico Ministero vorrebbe che questi dirigenti politici risarciscano allo Stato la cifra milionaria spesa per reprimere la
prolungata protesta.

Nel luglio 2019 scoppio' uno sciopero a tempo indefinito nella localita' di Islay, 
dopo che il Ministero di Energía e Miniere aveva autorizzato l'impresa canadese Southern Copper a reiniziare i lavori del distruttivo progetto Tia Maria. Interrotti perche' sono una autentica bomba antiecologica per l'intero paese. La magistratura si e' spinta ad un estremo radicalismo repressivo. Ritiene che i dirigenti dello sciopero a oltranza sia un gruppo delinquenziale organizzato, dedicato all'estorsione.

Questi sono i metoti con cui agiscono quando si tratta di favorire l'impresa mineraria del Canada! La giudice María Cabana ha accusato i dirigenti popolari di associazione illegale a scopo delittivo, danneggiamenti e moti contro lo Stato.  Ha richiesto 30 anni di reclusione per il dirigente Pepe Julio Gutiérrez, e condanne da 10 a 20 anni di carcere per tutti gli altri.  
Non si e' fermata qui.  Vuole che gli imputati paghino ben S/10.2 milioni di multa, come "riparazione civile" allo Stato per le spese di trasporto, salario e trasferta dei poliziotti, inviati da Lima a Islay a reprimire lo sciopero.

Questo e' il panorama sociale del Peru', delle dure condizioni in cui versano i lavoratori, e gli abitanti dei villaggi e comunita' destinate a soffrire per l'inquinamento e la distruzione dell'habitat che le multinazionali lasciano dove operano. E' un quadro a tinte fosche, ma nello stesso tempo tipico in un Paese sventrato dallo sfruttamento minerario a cielo aperto. Questo e' quanto avviene laddove l'ecologia e la difesa della natura non si riduce a "ideologismo" ma si interseca con la questione salariale e la difesa comunitaria del territorio e delle fonti idriche.

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