VALENTIN KATASONOV fondsk.ru Il 20 febbraio, il Venezuela ha avviato l’emissione della valuta digitale El Petro.
Il progetto ha attirato l’attenzione su di sé. E quando è iniziata
l’emissione di El Petro, sono state rilasciate dichiarazioni sui piani
per il lancio di valute digitali in Turchia e in Iran. Dapprima
prendiamo in considerazione l’Iran. Questo
Nell’agosto dello scorso anno, gli Stati Uniti hanno approvato la legge «Di contrasto agli avversari dell’America attraverso sanzioni» (CAATSA – Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act), indirizzata alla Russia, alla Corea del Nord e all’Iran. L’Iran non è stato ancora tolto dal sistema SWIFT(1), ma sono già stati banditi i sistemi di pagamento Paypal, Mastercard, Visa. Il tasso di cambio del Rial iraniano nei confronti del dollaro continua a scendere.
La discussione sul denaro digitale in Iran è in corso da molto tempo. In un primo momento, è stata esaminata dettagliatamente la questione del possibile mining di Bitcoin e del suo utilizzo nei pagamenti internazionali. Il Parlamento ha persino votato per la legalizzazione del Bitcoin, ma la Banca centrale dell’Iran si è schierata nettamente contro questa iniziativa, per di più, ha richiesto che le sanzioni per l’utilizzo di questa criptovaluta diventassero più severe. Gli argomenti sono abbastanza convincenti: il Bitcoin non è denaro, ma uno strumento per giochi speculativi. In quanto criptovaluta, il Bitcoin è inaccessibile al controllo da parte delle autorità monetarie e può destabilizzare la circolazione del Rial.
È superfluo dire che il Bitcoin, come valuta non trasparente, può essere usato per il commercio di droga, per il finanziamento di attività sovversive nel Paese, ecc. Non è escluso che la serie di azioni antigovernative che si sono svolte in diverse città iraniane a dicembre e gennaio siano state finanziate utilizzando Bitcoin e altre valute digitali singole. Questi eventi hanno messo una pietra sopra il futuro del Bitcoin in Iran.
In seguito a ciò, il governo iraniano ha cominciato a essere incline al fatto di accingersi alla creazione della propria criptovaluta. E il 21 febbraio, il Ministro delle comunicazioni e delle tecnologie dell‘informazione, Mohammad-Javad Azari Jahromi, ha dichiarato che la Banca postale dell’Iran ha iniziato a lavorare alla creazione di una criptovaluta locale. Nel prossimo futuro, si terrà una gara per selezionare uno sviluppatore della criptopiattaforma. Il Ministro ha sottolineato che la futura valuta digitale è necessaria all’Iran, principalmente per mantenere legami con il mondo in regime di sanzioni economiche.
E in Turchia, ha suscitato grande scalpore la relazione sulle valute digitali, pubblicata dal Vicepresidente del Partito del movimento nazionalista turco e dall’ex Ministro dell’industria, Ahmet Kenan Tanrikulu. Le indicazioni della relazione si riducono al fatto di inasprire il controllo sull’uso delle singole criptovalute nel Paese, come il Bitcoin. La tesi chiave della relazione: “Il mondo si sta muovendo verso un nuovo sistema digitale. Per la Turchia è necessario creare il proprio sistema e valuta digitale prima che sia troppo tardi”.
Nello sviluppo di questa tesi, vengono fornite indicazioni sulla creazione di una criptovaluta nazionale, il Turkcoin, con riferimento al progetto venezuelano El Petro come esempio da seguire. I dettagli del progetto turco sono segreti. Si presume che il Turkcoin non sarà una valuta virtuale simile al Bitcoin, ma sarà fornita come titoli di valore delle maggiori società pubbliche del Paese, tra cui Turkish Airlines, Istanbul Stock Exchange e Turk Telekom.
Anche in Russia, è seguita attentamente la situazione nell’ambito di El Petro. Recentemente, il Ministro delle Finanze del Venezuela, Simon Zerpa Delgado, ha visitato Mosca e ha tenuto colloqui al governo e al Ministero delle finanze della Russia. A seguito dei colloqui, il Ministro venezuelano ha dichiarato: «Abbiamo considerato la cooperazione economica e finanziaria tra i due Paesi … Mettiamo a disposizione del Ministro Siluanov informazioni aggiornate sulla nostra criptovaluta».
Secondo alcune fonti, la compagnia russa Aerotrading, specializzata in problemi relativi alla blockchain, si è occupata dello studio del progetto di El Petro. La Russia sta anche sviluppando una valuta digitale nazionale. Il Ministro delle comunicazioni e dei mass media, Nikolaj Nikiforov, lo ha annunciato ufficialmente per la prima volta nell’ottobre dello scorso anno. Ha detto di aver ricevuto istruzione dal Presidente del paese per lo sviluppo del criptorublo.
Il Ministro ha in seguito apportato modifiche alla sua dichiarazione iniziale, richiamando l’attenzione sul fatto che la Costituzione della Federazione Russa tace in merito a una valuta come il criptorublo. Pertanto, si tratta di una valuta digitale basata sul rublo. Ha definito questo strumento un «token».
In merito alla necessità di utilizzare la valuta digitale per i pagamenti internazionali, nelle condizioni di blocco finanziario, ne ha ripetutamente parlato il consigliere presidenziale della Repubblica federale russa, Sergej Glaz’jev. Ritiene necessario utilizzare la criptovaluta per aggirare le sanzioni.
Il 27 gennaio 2018, al forum che ha avuto luogo a Mosca World Blockchain and Cryptocurrency Summit, Glaz’jev ha dichiarato: «Vediamo che le banche si sono dimostrate molto vulnerabili per via delle sanzioni, comprese le banche russe. Il grado di dollarizzazione dell’economia mondiale è così alto che gli Americani possono effettivamente bloccare ampi segmenti di commercio estero con l’ausilio delle loro sanzioni e, naturalmente, questo crea nuova domanda di criptovalute. È oggettivo che ciò riguarda non solo la Russia, riguarda tutti i Paesi contro i quali gli Americani adottano sanzioni».
Il Venezuela è uno dei principali produttori ed esportatori di petrolio al mondo. È membro dell’OPEC. Nicolas Maduro ha già rilasciato diverse dichiarazioni sul fatto che il gruppo OPEC+ (i Paesi membri dell’OPEC e una serie di altri grandi Paesi esportatori di oro nero, inclusa la Russia) dovrebbero emanciparsi dal Dollaro USA e passare ai pagamenti per il petrolio con un’unica moneta digitale.
Molti grandi Paesi produttori di petrolio sono sottoposti a forti pressioni da parte di Washington, che sta cercando di preservare il sistema del petrodollaro che è riuscito a creare a metà degli anni ’70. Oggi sotto le sanzioni economiche di Washington ci sono la Russia, l’Iran, il Venezuela – i principali produttori ed esportatori di petrolio. L’Arabia Saudita è sottoposta a una crescente pressing di Washington.
Il Venezuela ha messo in moto non solo Paesi associati all’oro nero, ma anche all’autentico oro metallico. Caracas non ha fatto in tempo a lanciare la valuta digitale del petrolio El Petro, che Maduro ha annunciato piani di emissione di una valuta digitale legata all’oro. E ha persino comunicato il suo nome: Petro Gold. Nonostante i grandi problemi che il Venezuela sta vivendo oggi, la sua riserva d’oro è ancora grande. Sì, si è ridotta al 48% dal 2010, ma nel febbraio 2018 equivaleva a 191,3 tonnellate. Il 24° posto al mondo. Il «controvalore in oro» garantisce qualcosa.
Ad oggi, i leader di almeno una trentina di Paesi hanno rilasciato dichiarazioni a proposito dell’emissione di valute digitali ufficiali. Ma nessuno ha promesso di legare il «controvalore» all’oro metallico (l’unica eccezione oggi è la Gran Bretagna). Ora non sto parlando di singole criptovalute d’oro (c’è più fumo che arrosto). Quindi Nicolas Maduro ha fatto un passo audace, si può dire, coraggioso, che farà sicuramente riflettere i Paesi con grandi riserve di metallo giallo (USA, Germania, Francia, Italia, Svizzera, Russia, Cina, Turchia, India). Prima di Maduro, solo il Regno Unito aveva annunciato il lancio di una valuta digitale legata all’oro.
A dicembre 2016, la zecca britannica ha annunciato i piani per creare la propria criptovaluta. L’unità monetaria (token) è stata definita Royal Mint Gold (RMG). 1 RMG equivale a 1 grammo di oro. Il token è garantito da una scorta di metallo conservato nel deposito della zecca. I proprietari di RMG pagheranno una commissione per i servizi di conservazione dell’oro, nella misura compresa tra lo 0,5% e l’1% del valore degli attivi del cliente nell’arco di un anno. Se si crede alle fonti inglesi, al 1° febbraio 2018, è già avvenuto il lancio dell’RMG.
Recentemente, la zecca dell’Australia (della città di Perth) si è accinta a una iniziativa simile per l’emissione di una criptovaluta, garantita da metalli pregiati, compreso l’oro. Tuttavia, gli Australiani sono solo all’inizio del viaggio, il loro «controvalore in oro», come hanno riconosciuto, può iniziare a essere operativa tra 12-18 mesi.
Il 21 febbraio, in un discorso televisivo, il Presidente Maduro ha detto che avrebbe «lanciato Petro Gold, sostenuto dall’oro … la settimana prossima». Tre anni fa alcuni Paesi hanno rilasciato dichiarazioni sul lancio di valute digitali nazionali (ad esempio, la Svezia), ma finora ne manca l’avvio. Il Regno Unito ha preparato il lancio del RMG da oltre un anno. L’Australia per lanciare la sua «cifra relativa all’oro» impiegherà almeno un anno e mezzo. Occorre del tempo per preparare tali progetti. Questo significa forse che il progetto Petro Gold è stato predisposto segreto? Non sarei sorpreso se, in un prossimo futuro, El Petro ci riservasse altre sorprese. fonte QUI
Nota del traduttore
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