miércoles, 27 de mayo de 2020

Come il Venezuela ha contenuto con successo la pandemia da Covid-19 nel disinteresse dei media occidentali

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Modello #Svezia? Modello tedesco? Modello #Italia? Modello #Bolsonaro? Che strano che si prenda ad esempio questo o quel paese con migliaia di morti ma nessuno parli del modello #Venezuela che da oltre 1 mese non presenta decessi per #Covid-19 ed il numero dei morti totali è fermo a 10 da un mese nonostante l’embargo e le sanzioni subite.

Che i dati positivi forniti tutti i giorni in diretta tv dal governo siano reali e veritieri lo dimostra il fatto che nei notiziari informativi mondiali non si parla di Venezuela dall’inizio della pandemia, se in Venezuela le cose andassero male lo vedremmo in tutti i tg, presenti con i loro inviati in ogni angolo del paese di Maduro e pronti a riportare sempre le notizie dei media oppositori o statunitensi.
Ma veniamo ai fatti ufficiali.

L’ultimo morto per coronavirus in Venezuela risale al 21 aprile 2020 quando la vice presidente Delcy Rodriguez, in diretta tv, nel bollettino quotidiano, informava che il paese contava 285 infettati e 10 morti per Covid-19 (https://www.infobae.com/america/venezuela/2020/04/21/el-regimen-de-nicolas-maduro-reporto-285-contagiados-y-10-muertos-por-coronavirus-en-venezuela/)).

Il paese era sotto quarantena sociale per decisione del governo Maduro dal 13 marzo. Quel giorno infatti, appena comparve il primo caso di contagio, il presidente Maduro, coadiuvato da esperti giunti dalla Cina, decise di chiudere le attività non essenziali su tutto il territorio nazionale, bloccò i licenziamenti fino al 31 dicembre, si fece carico del pagamento degli stipendi anche dei dipendenti del settore privato per 6 mesi e bloccò il pagamento dei mutui, dei prestiti e degli affitti per 6 mesi, con compensazione statale per i proprietari di immobili, il tutto per proteggere i lavoratori (https://www.nodal.am/2020/03/maduro-decreta-la-inamovilidad-laboral-y-la-supresion-del-pago-de-alquileres-por-el-coronavirus/).


Contemporaneamente, come forma di screening medico preventivo di massa, si istituiva una piattaforma on-line gratuita (a cui si iscrissero oltre 19 milioni di venezuelani su quasi 20 milioni di adulti) dove, inserendo i dati della propria salute, si veniva visitati a casa entro 24-48 ore in caso di sospetta malattia (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4141075615906228&id=1034770026536818).

Le visite porta a porta erano (e sono tuttora) eseguite da 13.808 squadre composte da un medico, 2 infermieri ed un paio di operatrici delle organizzazioni popolari e socialiste del quartiere.
Queste equipe dopo l’anamnesi, eseguono il tampone in caso di sintomi sospetti.
In caso di positività, anche se asintomatico, il paziente viene obbligatoriamente ricoverato in ospedale o in clinica privata convenzionata e dimesso solamente dopo la sua guarigione, tutto ciò per evitare che permanendo in casa possa contagiare altre persone.

Il tutto ovviamente in forma gratuita e a carico dello Stato (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4225936297420159&id=1034770026536818).
In questo modo, il paese è riuscito a tenere la curva dei contagi piatta ed il numero di morti è rimasto fermo a 10, nel resto del continente, contagiati e deceduti crescevano a dismisura.

Durante le varie settimane il Venezuela è sempre stato il paese col maggior numero di tamponi eseguiti per milione di abitanti di tutta l’America Latina, anch’essi gratuiti e giunti attraverso rapporti commerciali e di amicizia con la Cina che, ad oggi, ha fornito 4 milioni di tamponi di cui oltre 735.426 eseguiti (24.514 per milione di abitanti).

Nell’ultima settimana è avvenuto un caso nuovo, a fronte di contagi nazionali sempre intorno alle poche unità giornaliere, sono aumentati i contagi a causa delle decine di migliaia di venezuelani che stanno tornando dalla fame e dalla miseria nei paesi esteri dove erano andati in cerca di fortuna (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4176761545670968&id=1034770026536818).

 

Da Colombia, Perù, Ecuador, Brasile, Stati Uniti, Repubblica Dominicana, Spagna sono rientrati ad oggi 47.123 venezuelani, tra di loro gli infettati da Covid-19 sono risultati 554 più altri 136 tra il personale entrato in contatto con loro alla frontiera.
Numeri bassi se confrontati con gli altri paesi del mondo, ma che tuttavia hanno alzato il totale dei contagiati nelle statistiche portandolo a 944. 

Ecco allora comparire i professionisti dell’informazione manipolata felici di poter finalmente scrivere qualcosa sul Venezuela: “Impennata dei contagi in Venezuela” scrivevano in questi ultimi 3 giorni molti quotidiani sudamericani, omettendo che oltre a trattarsi di numeri minimi, il 79% dei nuovi contagi proveniva dall’estero, tra le decine di migliaia che tornavano a chiedere protezione al governo Maduro e fuggendo dai paesi dove i cittadini sono abbandonati al loro destino.

I venezuelani che tornano in patria vengono visitati alla frontiera e sottoposti al test molecolare e al tampone. In caso di positività sono inviati negli “ospedali sentinella”, in caso di negatività devono fare una quarantena di 2 settimane a spese dello Stato e poi in pullman vengono accompagnati nelle rispettive regioni, dove vengono sottoposti di nuovo al test ed eseguono una seconda quarantena, anche qui tutto gratuito.

Il presidente Maduro, 2 giorni fa in diretta tv ha affermato che questo aumento improvviso nella percentuale di infettati venezuelani che rientrano dalla Colombia ha una “spiegazione criminale”.
Il governo colombiano raggruppa i venezuelani che vogliono tornare a casa i quali non hanno soldi per il viaggio e li tiene ammassati per alcuni giorni all’interno di strutture dove non sono rispettate norme di sicurezza e distanze sociali.

Citando informazioni dell’intelligence colombiana Maduro ha aggiunto che in quelle strutture e durante il successivo viaggio, stipati in pullman fino alla frontiera, il governo colombiano esegue deliberatamente il contagio dei passeggeri come forma di bioterrorismo contro il paese nemico (https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-venezuela_maduro_denuncia_dalla_colombia_un_attacco_bioterrorista/5694_35108/).

Ieri sera il vice presidente Jorge Rodriguez in tv durante il bollettino dei dati giornalieri ha affermato: “La principale sfida per i venezuelani è prevenire la crescita esponenziale dei casi dei cittadini che stanno entrando nel paese (…) siamo l’unico paese al mondo in cui è stato registrato questo fenomeno di rientro nel paese di 47.123 cittadini nelle ultime settimane, di essi 554 sono risultati positivi al nuovo coronavirus.
Il paese registra un tasso di 31 casi ogni milione di abitanti e questo numero è 10 volte inferiore alla Colombia e 100 volte inferiore al Perù.
In virtù di questi nuovi arrivi il tasso di guarigione è sceso dal 55% delle scorse settimane al 27,8% odierno.

Dei 672 casi attivi, 564 sono asintomatici e tutti sono ospitati gratuitamente nei centri di salute per evitare il contagio casalingo.
Jorge Rodriguez ha annunciato che il Presidente della Repubblica ha deciso di mantenere la quarantena più flessibile per questo fine settimana. La fascia oraria per gli anziani per uscire di casa sarà dalle 8:00 alle 12:00; mentre i bambini e le bambine accompagnati da un adulto e gli adolescenti fino a 16 anni possono uscire dalle 14:00 alle 18:00, rispettando le rispettive misure di sicurezza: uso obbligatorio della mascherina, distanziamento sociale, lavaggio delle mani, ecc. ecc. (https://www.vtv.gob.ve/coronavirus-58-casos-total-882-venezuela/).

La quarantena è per ora prevista fino al 12 giugno.
Rete Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana

Foto: Collettivo CACRI 





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