miércoles, 13 de marzo de 2019
BLACKOUT: La resilienza politica in una grave emergenza materiale
Marinella Correggia
Caracas La penuria di acqua (il latte di Madre Terra come lo chiama il filosofo della Bolivia ed ex ministro David Choqueanca, ora segretario dell’Alleanza Alba) fa passare in secondo piano quello che era il primo pensiero dei venezuelani: acquisire a prezzi abbordabili gli alimenti e i prodotti che non essendo essenzialissimi non sono distribuiti a prezzi ultrasovvenzionati. Le persone si organizzano anche negli strascichi del black out – che
peraltro continua in vari quartieri della città e del paese e che fa pendant appunto con i rubinetti a secco.
Resilienza più politica che tecnica
Va detto che la resilienza dei cittadini venezuelani è innanzitutto politica. Lunedì (altro giorno feriale per via del non funzionamento del metrò e dei problemi di luce e acqua), la Radio nazionale del Venezuela (Rnv) trasmetteva da piazza Bolivar sia i messaggi e i tweet di cittadini da vari luoghi del paese che tutti contenti annunciavano il ritorno della luce dopo l’apagón (come chiamavano a Cuba negli anni 1990 i lunghi periodi senza corrente elettrica), sia l’esortazione del ministro dell’educazione Aristóbulo Istúriz Almeida. Parlando da un ennesimo raduno a Miraflores (sede della presidenza della Repubblica), ha esortato «i 54 movimenti che formano il Congresso dei popoli a formare il Movimento per la difesa e la protezione dei servizi pubblici, e a mobilitarsi nelle piazze in permanenza, un atto fondamentale in questo picco» Non c’è che la strada, direbbe Giorgio Gaber.
Le bugie dell’opposizione sulla causa dell’ apagón smascherate da un venditore di caffè ambulante
Il signor Luis vive nel sobborgo Pastora ma con la moglie vende caffè la mattina al suo banchetto davanti a una chiesa bianca, vicino alla metro La Hoyada. Oltre a essere l’unico a offrire un caffè buono ed economico (anche se è aumentato da 100 a 150), e a portare da casa oltre ai thermos le tazze non usa e getta (ne hanno circa 50, poi tornano a casa a lavarle), è una persona che sa un’infinità di cose perché, come dice la moglie, «non ha Internet ma legge, legge, legge» (e guarda i programmi televisivi culturali e politici). A casa loro adesso hanno la luce ma non l’acqua, problema della pompa. Gli chiedo: «Questo black out, il più importante forse in un paese non povero, secondo alcune reti sociali sarebbe dovuto non al sabotaggio cibernetico ma a un incendio forestale arrivato fino alla centrale idroelettrica di Guri…».
Scuote la testa: «Che idiozia propagandista! Sono saltate in successione varie centrali, non solo Guri che è la più grande e la terza al mondo, alimentata dal fiume Caranì. Quindi assurdo. Purtroppo i giovani credono alle reti sociali… Anche qua, non si informano, non sentono le due campane, vanno per partito preso». Purtroppo tutto il mondo è paese. Comunque malgrado l’emergenza, la situazione è tranquillissima, come mai?
«Perché chi nel 1989 era già in questo mondo – io c’ero avendo ora 54 anni -, non può dimenticare il caracazozo, la protesta che portò a una strage incredibile, i corpi ammassati con le escavatrici in un’area chiamata La Peste. Allora i socialisti non c’erano ancora, c’era o Accion democratica del presidente in carica o la destra. Io votavo per la prima, ma quel presidente si macchiò di una repressione inusitata. Da allora i venezuelani ripudiano la violenza!» Salvo i guarimberos dell’opposizione, nel 2014 e nel 2017…«Già, allora uccisero un mio zio, di 67 anni. Ma erano appunto giovani con tendenze da Rambo, fomentati da interessi esterni».
Coda per l’acqua alla Candelaria, autobotti per i barrios
Al quartiere centrale della Candelaria, zona del metrò fra Bellas Artes e Carabobo, ecco una lunga coda con caratteristici bidoni azzurrini di plastica per la raccolta di acqua, circa 20 litri di capienza ciascuno. A una signora truccata chiedo: «E’ per l’acqua da bere? Quanto costa?» «Sì vendono acqua filtrata, ieri era a mille bolivares, oggi non so…» «Ma perché comprarla se si può far bollire?»
«Beh, noi qui alla Candelaria non abbiamo acqua del rubinetto mai» (nemmeno per i dieci minuti nei quali l’acqua arriva – almeno fino a oggi… – razionata e programmata nella cisterna del palazzo di Attilio, vicino alla stazione Socorro).
Comunque, ad ascoltare la Rnv, sono tutti mobilitati, c’è un’emergenza idrica ed elettrica totale nei quartieri poveri, dove si sta distribuendo l’acqua con camion. Yoselina Guevara, insegnante, ci dice: «Lo stesso ministro dell’ecosocialismo Erik Rangel doveva andare in Kenya, ma è rimasto qua, si trova nel parco – il Parco del Este – nel quale si raccoglie l’acqua».
www.sibialiria.org
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