Tito Pulsinelli
In un Paese in cui si è persa la decenza etica e il senso della misura, dove vengono tranquillamente sospesi programmi televisivi di dibattito politico, il Corriere della sera può ospitare una inserzione pubblicitaria intitolata "Il blog satirico che preoccupa Chávez".
Francesco Tortora, per fare il lancio di un blog satirico, comincia il suo intervento propagandistico in questo modo: "In un Paese dominato dalla censura e dal pensiero unico, emerge come una voce libera e ironica...è il blog ideato da tre giovani venezuelani...". Spara a freddo un assioma come fosse una cosa ovvia o un dato metereologico.
Dunque, se la logica non è opinione, il Tortora ci comunica che laddove dominerebbe "la censura ed il pensiero unico" si pubblica una pagina satirica, che è d'una tremenda efficacia, e che le autorità venezuelane sarebbero molto preoccupate. Mi contraddico? Tanto meglio, amava dire Walt Whitman. La censura monopensante del Venezuela, quindi, non ostacola in modo alcuno il blog, o no? Oppure, sono stati multati, denunciati, oscurati? Gli autori sono stati inviati nei temibili gulag amazzonici che nessun Tortora ha finora avuto il coraggio di rivelare?
Per capire il segno politico della satira sponsorizzata dal Corriere della sera, è sufficiente leggere questa perla programmatica di uno dei suoi autori "«Nel nostro continente abbiamo presidenti davvero pittoreschi (sic!) che quotidianamente ci offrono materiale sul quale lavorare. Cristina, Evo e Chavez...sono perfetti per la commedia». In Europa o in Italia, è notorio che non ci sono leader pittoreschi.
Tutti i capi di Stato latinoamericani sarebbero "pittoreschi" (sic) , ma solo i presidenti della Bolivia, Argentina e Venezuela offrono materiale per l'acuta satira politica che ha fulminato il "combattente per la libertà" Tortora. Non il golpista Micheletti o i gorilla dell'Honduras, nè Martinelli, il "bolscevico del libero mercato" attualmente alla guida del Panama.
Nemmeno il grottesco trasformista Alan García, che conduce il destino del Perù, una prima volta ordinando la sospensione del pagamento del debito estero, ed ora con la piroetta a carponi di fronte al FMI e la tentata privatizzazione dell'Amazzonia.
Per intenderci, i satirici di Caracas si collocano nella scia neoliberista: ridicolizano solo quelli invisi alle elites continentali filo-occidentali.
In Venezuela, i due più diffusi quotidiani di tiratura nazionale, e la quasi totalità di quelli regionali, oltre alle tre maggiori reti televisive sono apertamente schierate all'opposizione, e sfoggiano una programmatica ostilità che sconfina permanentemente nella faziosità. E' lecito scrivere a bischero sciolto che è "un Paese dominato dalla censura e dal pensiero unico"? Prima di scrivere è saggio riflettere, almeno per evitare autogol: pensiero unico è un marchio di fabbrica esclusivo dei cantori del modello sociale difeso dal giornale milanese.
Il Tortora, con sprezzo del ridicolo, si rivela un mediocre agit-prop che gorgheggia delle note riprese dal Washington Technogical of Bla-bla Institute. In Venezuela si fa anche satira di segno opposto www.globoterror.com.
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