Malvinas:suramericanizar la reivindicación y aumentar los costos de la ocupación británica.
Resultan más que alentadoras, en ese sentido, las palabras pronunciadas por el presidente del Brasil, José Ignacio Lula Da Silva, quien en tono categórico afirmo: “No es posible que Argentina no se adueñe de Malvinas y que, por el contrario, lo haga un país que está a 14 mil kilómetros de distancia de las islas. ¿Cuál es la razón geográfica, política y económica por la cual Inglaterra está en Malvinas? ¿Cuál es la explicación política de las Naciones Unidas para que no hayan tomado una decisión?Es necesario que empecemos a luchar para que el Secretario General de las Naciones Unidas reabra ese debate con mucha fuerza”. El presidente del Brasil se ha puesto la camiseta argentina necesitamos, ahora, que juegue el partido.
Sin dudas en México, Argentina ha dado un paso importante, para latinoamericanizar y suramericanizar su reivindicación de Malvinas, consiguiendo que todos los países hermanos de
Sin embargo, es preciso pasar, de forma inmediata, de la solidaridad declarativa a la solidaridad efectiva. Pasar, de las palabras, a los hechos. Para Argentina resulta imprescindible elevar los costos de la ocupación británica de Malvinas y dificultar todas las actividades económicas que los ingleses decidan emprender en el archipiélago o en sus aguas adyacentes.
Este es el objetivo táctico que debe guiar, como principio absoluto de acción, la política argentina con respecto a Malvinas. Hasta ahora, Gran Bretaña ha disfrutado de un cómodo statu quo. Argentina debe bajar el tono de las declaraciones y pasar a hablar con la contundencia de los hechos. Es, en ese sentido, que Argentina necesita del apoyo efectivo de todas las republicas latinoamericanas pero, fundamentalmente, de tres de ellas: Brasil, Uruguay y Chile.
Evidentemente Argentina no puede - dada la relación de fuerzas - impedir la explotación petrolera del archipiélago malvinense por parte de Gran Bretaña pero, puede, contando con la solidaridad efectiva y no solo declarativa, de Brasil, Uruguay y Chile hacerla muy difícil en términos técnicos y económicamente muy costosa. Es, en ese sentido, que Argentina necesita:
1) Que Brasil; Uruguay y Chile se comprometan a que todo buque que transite entre puertos brasileños, uruguayos o chilenos y las Malvinas o que atraviese sus respectivas aguas jurisdiccionales rumbo a Malvinas, tenga la obligación de solicitar una autorización previa ante sus respectivas autoridades nacionales, autorización que debería ser automáticamente denegada en el caso de que transportasen cualquier material que directa o indirectamente sirviese a laexploración petrolera en las Malvinas.
2) Que el gobierno de
3) Que Brasil; Uruguay y Chile tomen las medidas legales necesarias, con carácter de urgencia, para que ninguna empresa instalada en Brasil, Uruguay o Chile participe de forma directa o indirecta en la explotación petrolera de las islas Malvinas.
4) Que Brasil, Uruguay y Chile prohíban toda comunicación aérea entres sus respectivos territorios nacionales y
5) Que todas las medidas tomadas por Brasil, Uruguay y Chile, sean también adoptadas por UNASUR.
El caso Malvinas es la gran oportunidad para que el Brasil demuestre cuanto valen sus palabras y para que Chile borre la infamia que cometiera la dictadura militar de Augusto Pinochet Ugarte cuando, en plena guerra de Malvinas, suministro apoyo logístico a las fuerzas navales y aéreas británicas. Apoyo que contribuyo a la muerte de cientos de soldados argentinos. Malvinas es la prueba de fuego de UNASUR.
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Isole Malvine: Sudamericanizzare le rivendicazioni, massimizzare i costi dell'occupazione britannica
Marcelo Gullo
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il 1° dicembre 1999, la Gran Bretagna ha ottenuto che le nostre Isole Malvine entrino a far parte della “regione periferica dell’Unione Europea”, prevista dall’Allegato II del Trattato. Così i 27 paesi membri dell’Unione Europea si sono resi complici e garanti dell’usurpazione britannica delle Isole Malvine. In questo modo la Gran Bretagna riuscirà ad europeizzare l’occupazione delle Malvine.
Di conseguenza, da ora in poi, l’unica strategia possibile per l’Argentina è e sarà latino-americanizzare e sud-americanizzare il tema Malvine, affinché gli stati latino-americani si trasformino in protagonisti attivi del processo di recupero della sovranità argentina sulle isole dell’Atlantico del Sud. In questo senso risultano incoraggianti le parole pronunciate dal presidente del Brasile, José Ignacio Lula Da Silva, che ha affermato in tono perentorio:
“Non è possibile che l’Argentina non prenda possesso delle Malvine e che, per contro, lo faccia un paese distante 14mila chilometri. Qual è il motivo geografico, politico ed economico per cui gli Inglesi si trovano nelle Malvine? Qual è la spiegazione politica per cui le Nazioni Unite non hanno preso una decisione al riguardo?”. E ancora: “È necessario che lottiamo con forza perché il Segretario Generale delle Nazioni Unite riapra il dibattito”. Il Presidente del Brasile ha indossato la maglietta dell’Argentina; ora bisogna che giochi la partita.
Senza dubbio in Messico, al vertice di Cancún, l’Argentina ha fornito un contributo rilevante a latino-americanizzare e sud-americanizzare la rivendicazione delle Malvine, da cui consegue che tutti i paesi fratelli dell’America latina condannano l’usurpazione britannica ed il suo intento di appropriarsi delle risorse petrolifere malvinensi.
Tuttavia è necessario passare immediatamente dalla solidarietà dichiarata alla solidarietà di fatto, passare dalle parole ai fatti. Per l’Argentina è imprescindibile alzare i costi dell’occupazione britannica delle Malvine ed ostacolare tutte le attività economiche che gli inglesi decideranno di avviare nell’arcipelago e nelle acque adiacenti. Questo è l’obiettivo tattico che la politica argentina deve perseguire, come principio assoluto d’azione, riguardo alle Malvine. L’Argentina deve abbassare il tono delle dichiarazioni e passare ad esprimersi con la forza dei fatti. È in questo senso che l’Argentina necessita dell’effettivo appoggio di tutti gli stati dell’America latina, e soprattutto di tre di questi: Brasile, Uruguay e Cile.
Evidentemente l’Argentina non può – dati i rapporti di forza – impedire lo sfruttamento petrolifero dell’arcipelago malvinense da parte della Gran Bretagna, però può, contando sulla solidarietà effettiva e non solo dichiarata di Brasile, Uruguay e Cile, renderla molto difficile in termini tecnici ed economicamente molto dispendiosa.
A questo proposito all’Argentina serve:
1) che Brasile, Uruguay e Cile si impegnino perché ogni nave in transito nei porti brasiliani, uruguaiani, cileni verso le Malvine, o che attraversi le rispettive acque territoriali per raggiungere le isole, abbia l’obbligo di previa autorizzazione delle rispettive autorità nazionali con sovranità territoriale, autorizzazione che dovrebbe essere automaticamente negata nel caso in cui le navi trasportino materiale che serva, direttamente o indirettamente, all’esplorazione petrolifera nelle Malvine;
2) che il governo cileno interrompa i voli settimanali per le Isole Malvine, effettuati dalla compagnia LAN, fino a quando non rientrerà l’aggressione unilaterale britannica;
3) che Brasile, Uruguay e Cile ricorrano urgentemente alle vie legali necessarie affinché nessuna impresa impiantata in Brasile, Uruguay e Cile partecipi, direttamente o indirettamente, allo sfruttamento petrolifero delle Isole Malvine;
4) che Brasile, Uruguay e Cile proibiscano ogni collegamento aereo tra i rispettivi territori nazionali e le Isole Malvine;
5) che tutte le misure adottate da Brasile, Uruguay e Cile siano adottate anche dall’UNASUR.
Il caso delle Malvine rappresenta una grande opportunità per il Brasile di dimostrare il valore delle proprie dichiarazioni e per il Cile di cancellare l’infamia connessa dalla dittatura militare di Augusto Pinochet Ugarte quando, in piena guerra delle Malvine, fornì appoggio logistico alle forze navali e aeree britanniche. Appoggio che contribuì alla morte di centinaia di soldati argentini.
Le Isole Malvine sono la prova del fuoco dell’UNASUR.
(Traduzione di Francesca Penza) www.eurasia-rivista.org/3359/isole-malvine-sudamericanizzare-le-rivendicazioni-massimizzare-i-costi
2 comentarios:
Strano però che dal 1833 l'Argentina abbia rivendicato queste isole solo nel 1982, e solo oggi (con la conferma che esistono giacimenti petroliferi) chieda un embargo a Brasile Cile e Uruguay.
Non è esattamente così. "Proprio oggi" l'Unione Europea dà una copertura alla continuazione della presenza britannica, avallando il possesso delle Malvinas. Non è solo una questione di pingui giacimenti petroliferi.
Anche della ripartizione dell'Antarico e della futura presenza dela NATO in quei mari, come muraglia offensiva contro il gigante brasiliano e il blocco sudamericano.
Le elites europee hanno scelto il cammino suicida di unirsi al sogno militarista degli USA, nella sua missione impossibile di restaurare la perduta egemonia nell'emisfero sud delle Americhe.
L'Argentina non poteva chiedere solidarietà ai Paesi vicini nel passato, basti ricordare il sostegno dato agli inglesi da Pinochet e dalla Colombia.
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