* Ricordare che l'obiettivo, unico e ultimo, è la distruzione della nazione venezuelana, destrutturando lentamente le basi della sua socialita', l'armatura simbolico-fondativa e la sua cosmovisione. L'editto imperiale firmato da Obama ratificava l'ovvieta', ossia la storica ostilita' degli Stati Uniti verso la patria di
Bolivar. “Nemico insolito e straordinario” sentenzio' l'afro-presidente rampante, per rilanciare cosi' una immutabile ragion di Stato, da sempre sbandierata dalla geopolitica nordamericana. Il Venezuela e' la loro vera frontiera meridionale e i Caraibi null'altro che un gran lago “interno” o canale di sbocco per il crescente espansionismo.
*
Washington non ha mai favorito il processo di indipendenza
continentale, prefendo il “continuismo” neoschiavistico delle
oligarchie all'anelito libertario ed ugualitario di quanti recisero
gli artigli dell'impero su cui “non tramontava mai il sole”.
L'establishment di Washington ha sempre combattuto con veemenza il
lascito di un nazionalismo con una rimarchevole filigrana intinta di
anticolonialismo e antimperialismo (1). Tutt'oggi banalizzano e
trasfigurano come “emisfero” un continente su cui spira il vento
della sovranita' in connubio con l'equita'. Allo stesso modo, occultano sotto
l'etichetta di “occidente” la peculiarita' dell'Europa,
ridotta a subalternita' volontaria che la rende un
“desaparecido” dalla scena internazionale.
*
Tra le Ande e l'Orinoco la “democrazia rappresentativa” e'
ostaggio di oppositori politici -divorziati dal consenso- che ne accettano la liceita' soltanto
quando vincono. Altrimenti si comportano come dei proprietari
esclusivi di una terra “scoperta e fondata” dai loro consanguinei, cinque secoli fa. “Senza di noi qui non riusciranno a far mai
nulla” hanno ripetuto in quest'ultimo ventennio, alla stregua di vedovi
inconsolabili, a cui e' sfuggito il potere politico.
*Non sanno dimenticare:
finora ogni accordo o negoziato da loro firmato e' un accordo stracciato e
vituperato. Sono rancorosi, hanno il culto della vendetta contro quelli che hanno osato portare gli esclusi all'interno del
processo decisionale. I presidenti Lula da Silva e Rafael Correa han pagato caro
il postumo regolamento di conti delle oligarchie dell'Ecuador e del Brasile. Piu'
che nella trattativa, le minoranze agenti (e devianti) care a Bruxelles e Washington, si avvalgono della brutalita' e della violenza. Anche quella importata o fomentata dall'estero e mercenaria. Sarebbero disposti a concedere fino al
90% dei proventi delle materie prime del Venezuela, pur di assicurarsi il rimanente per il 10% della popolazione.
*Il
liberismo, arma concettuale contro le nazioni e i settori sociali subalterni -ormai sempre piu' indistinto dalla pirateria predatoria- ha perso ogni
capacita' mimetica e non si cura di rivelarsi come cruda ragione della forza. Trump come Morgan.
*Il
Venezuela e' tuttora vittima di una elite che ha in pugno gli
alimenti e la loro distribuzione monopolista sul territorio. Il
potere popolare sancito dal suffragio elettorale viene negato e sabotato dal racket economico, che sopperisce all'incapacita' storica di diventare borghesia produttiva, con il
saccheggio continuato dell'erario. Chi o che cosa potra' spezzare
questo giogo? Il potere politico o quello finanziario? Qualche
surrogato di dittatura del proletariato, oppure il cieco ritorno
neo-pinochetista su scala continentale?
*Ogni
guerra troppo prolungata e' onerosa per chiunque vi rimane implicato, ma
diventa una sconfitta per gli assaltanti che la riducono ad assedio piratesco al castello. In tal modo, anche la popolazione civile diventa un obiettivo
militare. No cibo, no medicine, no elettricita', sabotaggi e
confische bancarie, finquando non cambiera' l'orientamento elettorale e politico
della gente. Questo e' il brillante do ut des del civilizzato occidente!
*Il “partito nazionale” non si e' lasciato liquidare, perche' dal suo grembo e' venuto alla luce pubblica un vero e proprio eroismo popolare. Le forze della vita, dell'equita' e dell'autoderminazione, con una superiore etica che sprona alla trascendenza, ha saputo tener testa al notorio e recidivo antagonista, costretto a perdere credibilita' e nascondersi dentro l'uniforme mercenaria del “partito dell'impero”.
*Il “partito nazionale” non si e' lasciato liquidare, perche' dal suo grembo e' venuto alla luce pubblica un vero e proprio eroismo popolare. Le forze della vita, dell'equita' e dell'autoderminazione, con una superiore etica che sprona alla trascendenza, ha saputo tener testa al notorio e recidivo antagonista, costretto a perdere credibilita' e nascondersi dentro l'uniforme mercenaria del “partito dell'impero”.
*La
flessibilita' e' nobilta' d'animo per chi elegge la concordia
al posto della distruzione. Negoziare è sintonia con il nuovo
divenire. Tuttavia, non tutti i perdoni pesano uguale. Chi ha meno cicatrici lo pretende con grida sguaiate e manichee. Riluttanza e
diniego, invece, prevalgono in chi ha pagato il prezzo piu' alto, lasciando sul
terreno piu' vittime. Per costoro, il gioco deve valere la candela e
i risultati devono essere ben tangibili. Se la via di sbocco e'
impercettibile o appare confusa, e' giocoforza temere un ritorno allo
status quo.
Chi non ricorda la fuga precipitosa dei golpisti dell'11/4/2002 dalla sede presidenziale di Miraflores? Chavez venne liberato dalla popolazione e dai soldati. Ipso facto i colpevoli ricevettero il perdono -senza processo giudiziario, amnistia o formalismi legulei- e riammessi alla libera sovversione e al sabotaggio indiscriminato. Fu l'inizio di una lunga, troppo lunga stagione dell'impunita'.
Chi non ricorda la fuga precipitosa dei golpisti dell'11/4/2002 dalla sede presidenziale di Miraflores? Chavez venne liberato dalla popolazione e dai soldati. Ipso facto i colpevoli ricevettero il perdono -senza processo giudiziario, amnistia o formalismi legulei- e riammessi alla libera sovversione e al sabotaggio indiscriminato. Fu l'inizio di una lunga, troppo lunga stagione dell'impunita'.
*La
rivoluzione bolivariana è molto piu' d'un partito politico o un
transitorio fronte elettorale. E' un fenomeno sociopolitico e
culturale che continua, ora piu' di prima, a costituire una
costellazione schierata sul territorio, con le necessita' dei suoi
abitanti. Gode del sostegno delle maggioranze sempre escluse dal potere
decisionale, con radici autentiche che si diramano nelle profondita'
dell'identita' storica venezuelana. E' il paese reale relegato da
sempre nell'ombra, che oggi e' diventato il soggetto decisivo. C'e' consapevolezza crescente sull'attuale momento
strategico: o si volta pagina o il libro verra' rubato e bruciato.
*Ancora
una volta, il destino dell'America non-anglosassone dipende da quel
che succedera' in Venezuela, dove si incardina la latitudine
psico-sociale del mondo dei Caraibi, delle Ande e dell'Amazzonia. E' tuttora lo scrigno che custodisce la chiave della “questione sociale”, capace di aprire l'orizzonte per un'intera epoca. Tutti si augurano che non sara' necessario ricordare il destino della monarchia coloniale spagnola (2). Dal Venezuela scocco' la scintilla della sovranita' continentale, quella che apri' le porte dell'abolizione dello schiavismo. A nulla valsero le grida scandalizzate dei "progressisti" di allora contro la "Guerra a muerte" dichiarata da Bolivar.
*Nel 1998, da Caracas si oso' sfidare il pensiero unico e la pretesa dell'ineluttabilita' della dittatura dell'economia sugli umani, sulla natura, e su quanto si frappone alla bulimia delle elites. Caracas resiste e si conferma come il fattore decisivo per il divenire del sub-continente americano. Se riuscissero a sottomettere Caracas con le vie de facto del globalismo oscurantista, tornerebbe a brillare il sole nero di un neopinochetismo neppure rivisitato.
Allo stesso modo, oggi piu' che mai, diventa decisivo il ritmo degli accadimenti collegati al lento e progressivo risveglio in corso nella Patria Grande latino-americana. Sara' determinate -tra altre cose- l'evoluzione del multipolarismo, l'epilogo delle guerre commerciali generalizzate in corso e l'emergere di altri segni monetari. Ai movimenti sociali spetta riportare all'ordine del giorno l'aumento del prezzo del lavoro, la difesa dei diritti sociali. la minimizzazione delle spese militari, vale a dire fare muro contro lo Stato-assistenziale dei banchieri e grossisti del denaro.
23 LUG 09
*Nel 1998, da Caracas si oso' sfidare il pensiero unico e la pretesa dell'ineluttabilita' della dittatura dell'economia sugli umani, sulla natura, e su quanto si frappone alla bulimia delle elites. Caracas resiste e si conferma come il fattore decisivo per il divenire del sub-continente americano. Se riuscissero a sottomettere Caracas con le vie de facto del globalismo oscurantista, tornerebbe a brillare il sole nero di un neopinochetismo neppure rivisitato.
Allo stesso modo, oggi piu' che mai, diventa decisivo il ritmo degli accadimenti collegati al lento e progressivo risveglio in corso nella Patria Grande latino-americana. Sara' determinate -tra altre cose- l'evoluzione del multipolarismo, l'epilogo delle guerre commerciali generalizzate in corso e l'emergere di altri segni monetari. Ai movimenti sociali spetta riportare all'ordine del giorno l'aumento del prezzo del lavoro, la difesa dei diritti sociali. la minimizzazione delle spese militari, vale a dire fare muro contro lo Stato-assistenziale dei banchieri e grossisti del denaro.
23 LUG 09
- Nella tenebre globalista tutte le vacche sono scure e tutti i nazionalismi si equivalgono; sia quello espansionista degli invasori colonialisti sia quello delle classi subalterne che vogliono torglieli di dosso. Agli occhi degli ideologizzati dal neoliberismo, pari sono la colonizzazione dell'India e la spinta emancipatrice di Gandhi, l'imperialismo inglese e il nazionalismo dell'India. Non c'e' differenza tra sommovimenti per la liberazione ed azioni genocide per sopprimerli. Per costoro, esistono solo diritti individuali (identità sessuale, genere ecc), non quelli sociali o collettivi interni alla sfera del bene comune. Le uniche patrie compatibili sono i "paradisi fiscali" delle isole della Manica o dell'anacronistico Granducato del Lussemburgo. Il resto è bieco ed anacronistico "nazionalismo"
(2) L'ex capo del governo di Spagna J.L. Zapatero, direttore dei negoziati tra governo di Maduro ed opposizioni, dalla tribuna del World Law Congress di Madrid ebbe dire: “il Venezuela ha una capacita' di reistenza molto superiore a quel che immagina la comunita' internazionale. So di che cosa sto parlando quel che sono disposti a fare..se tenteranno la via violenta sara' drammatico”. -
- traduzione SELVAS - Photos: Carolina Cruz - fonte qui
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