Una élite liberale che ancora ci conduce verso l’abisso - Cheerleader di status quo - E' un cadavere l'ultimo "ismo" del 900
-traduzione di Emilio di Somma (FSI Torino)
Un
gruppo di 30 rispettati intellettuali, scrittori e storici ha
pubblicato un manifesto lamentando l’imminente collasso dell’Europa e
dei suoi presunti valori illuministici di liberalismo e razionalismo.
L’idea di Europa, avvertono, “sta cadendo a pezzi davanti ai nostri
occhi”, mentre la Gran Bretagna si prepara alla Brexit e i partiti
“populisti e nazionalisti” sembrano pronti a ottenere ampi successi
nelle elezioni in tutto il continente. (nt. L’articolo risale al 31
Gennaio 2019) Il
breve manifesto è stato pubblicato nelle riviste europee di orientameto
liberale, giornali come il Guardian. “Ora dobbiamo combattere per
l’idea dell’Europa o perire sotto le ondate di populismo”, si legge nel
loro documento. Il fallimento significa che “risentimento, odio e il
loro corteo di passioni tristi ci circonderanno e ci sommergeranno”.
Sebbene
non nominati, i loro eroi politici europei sembrano essere l’Emmanuel
Macron di Francia, che attualmente sta cercando di schiacciare le
popolari proteste anti-austerità dei Gilet Gialli e la cancelliera
tedesca Angela Merkel, che sta presidiando le barricate per l’élite
liberale contro una rinascita dei nazionalisti proprio in Germania.
Mettiamo
da parte, in questa occasione, la strana ironia che molti dei firmatari
del manifesto – non ultimo lo stesso Henri Levy – hanno una ben nota
passione per Israele, uno stato che ha sempre respinto i principi
universali apparentemente incarnati nell’ideologia liberale e che invece
si schiera apertamente per il tipo di nazionalismo etnico che ha quasi
squarciato l’Europa in due guerre mondiali del secolo scorso.
Concentriamoci
invece sulla loro affermazione secondo cui “il populismo e il
nazionalismo” sono sul punto di uccidere la tradizione liberale
democratica dell’Europa e gli stessi valori più cari a questo illustre
gruppo. La loro speranza, presumibilmente, è che il loro manifesto
servirà come un campanello d’allarme prima che le cose prendano una
svolta irreversibile in peggio.
Il crollo del liberalismo
In
un certo senso, la loro diagnosi è corretta: l’Europa e la tradizione
liberale si stanno facendo a pezzi. Ma non perché, come implicano
fortemente gli autori del manifesto, i politici europei stanno
assecondando gli istinti più bassi di una marmaglia insensata – la gente
comune in cui hanno così poca fede. Piuttosto, è perché un lungo
esperimento nel liberalismo ha finalmente fatto il suo corso. Il
liberalismo ha chiaramente fallito – e fallito catastroficamente.
Questi
intellettuali sono in piedi, come il resto di noi, sull’orlo di un
precipizio dal quale stiamo per saltare o franare. Ma l’abisso non si è
aperto, come suppongono, perché il liberalismo viene respinto.
Piuttosto, l’abisso è l’inevitabile risultato di questa continua
promozione, da parte di un elitè in diminuzione, – contro tutte le prove
razionali – del liberalismo come soluzione alla nostra attuale
situazione. È la continua trasformazione di un’ideologia profondamente
viziata in una religione. È l’adorazione idolatrica di un sistema di
valori che ci distrugge.
Il
liberalismo, come la maggior parte delle ideologie, ha un lato
positivo. Il suo rispetto per l’individuo e le sue libertà, il suo
interesse nel coltivare la creatività umana e la sua promozione dei
valori universali e dei diritti umani, rispetto all’attaccamento
tribale, hanno avuto alcune conseguenze positive.
Ma
l’ideologia liberale è stata molto efficace nel nascondere il suo lato
oscuro – o più precisamente, nel persuaderci che questo lato oscuro è la
conseguenza dell’abbandono del liberalismo piuttosto che inerente al
progetto politico liberale stesso.
La
perdita dei tradizionali legami sociali – tribali, settari, geografici –
ha lasciato le persone oggi più sole, più isolate di quanto fosse vero
per qualsiasi precedente società umana. Possiamo fare bei discorsi sui
valori universali, ma nelle nostre comunità atomizzate, ci sentiamo alla
deriva, abbandonati e arrabbiati.
Afferrare risorse umanitarie
La
preoccupazione professata dal liberale per il benessere degli altri e i
loro diritti ha, in realtà, fornito una copertura cinica per una serie
di furti di risorse sempre più trasparenti. La sfilata delle credenziali
umanitarie del liberalismo ha permesso alle nostre élite di lasciare
una scia di massacri e macerie nel loro passaggio in Afghanistan, Iraq,
Libia, Siria e presto, a quanto pare, in Venezuela. Abbiamo ucciso con
la nostra gentilezza e poi rubato l’eredità delle nostre vittime.
La
creatività individuale potrebbe aver favorito l’arte, seppur
feticizzata e anche i rapidi sviluppi meccanici e tecnologici. Ma ha
anche incoraggiato la concorrenza sfrenata in ogni ambito della vita,
sia essa utile all’umanità o meno, e indipendentemente dal consumo di
risorse.
Nel
peggiore dei casi, ha letteralmente scatenato una corsa agli armamenti,
una che – a causa di un mix della nostra creatività non vincolata,
della nostra mancanza di Dio e della logica economica del complesso
militare-industriale – è culminata nello sviluppo di armi nucleari. Ora
abbiamo escogitato i modi più completi e orribili immaginabili di
ucciderci a vicenda. Possiamo commettere un genocidio su scala globale.
Nel
frattempo, la priorità assoluta dell’individuo ha sancito un
auto-assorbimento (Nt. self-absorption, egoismo/narcisismo) patologico,
un egoismo che ha fornito terreno fertile non solo per il capitalismo,
il materialismo e il consumismo, ma per fondere tutti loro in un
neoliberalismo turbolento. Ciò ha permesso a una piccola élite di
accumulare e accumulare (Nt. Squirrel away, letteralmente: accumulare
come uno scoiattolo) la maggior parte della ricchezza del pianeta fuori
dalla portata del resto dell’umanità.
Peggio
ancora, la nostra creatività sfrenata, il nostro amore per noi stessi e
la nostra competitività ci hanno reso ciechi a tutte le cose più grandi
e più piccole di noi stessi. Ci manca una connessione emotiva e
spirituale con il nostro pianeta, con gli altri animali, con le
generazioni future, con l’armonia caotica del nostro universo. Quello
che non possiamo capire o controllare, lo ignoriamo o deridiamo.
E
così l’impulso liberale ci ha portato sull’orlo di estinguere la nostra
specie e forse tutta la vita sul nostro pianeta. La nostra spinta a
spogliare le risorse, accumulare risorse per guadagno personale,
saccheggiare le ricchezze della natura senza rispettare le conseguenze è
così travolgente, così compulsiva che il pianeta dovrà trovare un modo
per riequilibrarsi. E se continuiamo, quel nuovo equilibrio – quello che
noi chiamiamo “cambiamenti climatici” – richiederà la nostra rimozione
dal pianeta.
Nadir di una pericolosa arroganza
(Nt.
Nadir: il punto oscuro dell’intersezione della perpendicolare
dell’orizzonte con la volta celeste, l’emisfero celeste invisibile)
Si
può plausibilmente sostenere che gli umani sono stati su questa strada
suicida per qualche tempo. La concorrenza, la creatività, l’egoismo
precedono il liberalismo, dopotutto. Ma il liberalismo ha rimosso le
ultime restrizioni, ha schiacciato qualsiasi sentimento contrario come
irrazionale, incivile, primitivo.
Il
liberalismo non è la causa della nostra situazione. È il nadir di una
pericolosa arroganza in cui noi, come specie, abbiamo indugiato per
troppo tempo, dove il bene dell’individuo supera qualsiasi bene
collettivo, definito nel senso più ampio possibile.
Il
liberale riverisce il suo piccolo campo parziale di conoscenza e
competenza, eclissando le saggezze antiche e future, quelle radicate nei
cicli naturali, le stagioni e una meraviglia per l’ineffabile e
inconoscibile. L’attenzione incessante ed esclusiva del liberale è sul
“progresso”, la crescita, l’accumulazione.
Ciò
che è necessario per salvarci è un cambiamento radicale. Non
armeggiare, non riformare, ma una visione completamente nuova che
rimuova l’individuo e la sua gratificazione personale dal centro della
nostra organizzazione sociale.
Questo
è impossibile da contemplare per le élite che pensano che più
liberalismo, non meno, sia la soluzione. Chiunque si allontani dalle
loro prescrizioni, chiunque aspiri a essere più di un tecnocrate che
corregga difetti minori dello status quo, viene presentato come una
minaccia. Nonostante la modestia delle loro proposte, Jeremy Corbyn nel
Regno Unito e Bernie Sanders negli Stati Uniti sono stati insultati da
una élite mediatica, politica e intellettuale pesantemente concentrata
nel perseguire ciecamente il sentiero dell’autodistruzione.
Di conseguenza, ora abbiamo tre chiare tendenze politiche.
Il
primo sono le cheerleaders di status quo come gli ultimi scrittori
europei del più recente – forse l’ultimo? – manifesto del liberalismo.
Con ogni espressione dimostrano quanto siano diventati irrilevanti,
quanto siano incapaci di fornire risposte alla domanda su dove dobbiamo
andare, ora. Si rifiutano categoricamente di guardare dentro la loro
ideologia e di vedere dove il liberalismo sia andato storto, o di
guardare all’esterno per valutare come possiamo districarci da essa.
Irresponsabilmente,
questi guardiani dello status quo raggruppano la seconda e la terza
tendenza nella futile speranza di preservare la loro presa sul potere.
Entrambe le tendenze sono derise indiscriminatamente come “populismo”,
come la politica dell’invidia, la politica della folla. Queste due
tendenze alternative opposte sono considerate indistinguibili.
Ciò non salverà il liberalismo, ma aiuterà a promuovere il peggio delle due alternative.
Quelli
tra le élite che capiscono che il liberalismo ha fatto il suo tempo
stanno sfruttando la vecchia ideologia del “capitalismo
prendi-tutto-per-te” mentre distolgono l’attenzione dalla loro avidità e
il mantenimento dei loro privilegi seminando discordia e insinuando
minacce oscure.
Le
critiche dell’élite liberale formulate dai nazionalisti etnici sono
convincenti perché sono radicate nelle verità sul fallimento del
liberalismo. Ma come critici, sono ingannevoli. Non hanno soluzioni a
parte il loro avanzamento personale nel sistema esistente, fallito,
auto-sabotante.
Le
nuove autorità autoritarie stanno ritornando a vecchi e fidati modelli
di nazionalismo xenofobo, a trasformare gli altri in capro espiatorio
per sostenere il loro potere. Stanno abbandonando la sensibilità
ostentata e coscienziosa del liberale in modo che possano continuare a
saccheggiare con un inebriante abbandono. Se la nave sta andando giù,
rimarranno sul buffet finché le acque non raggiungeranno il soffitto
della sala da pranzo.
Dove può risiedere la speranza
La
terza tendenza è l’unico posto in cui la speranza può risiedere. Questa
tendenza – ciò che ho precedentemente attribuito a un gruppo che chiamo
i “dissidenti” – comprende che è necessario un nuovo pensiero radicale.
Ma dato che questo gruppo è attivamente schiacciato dalla vecchia élite
liberale e dai nuovi autoritari, ha poco spazio pubblico e politico per
esplorare le sue idee, per sperimentare, per collaborare, come è
urgentemente necessario.
I
social media forniscono una piattaforma potenzialmente vitale per
iniziare a criticare il vecchio sistema fallito, per sensibilizzare su
ciò che è andato storto, per contemplare e condividere idee radicali e
mobilitarsi. Ma i liberali e gli autoritari lo capiscono come una
minaccia ai loro stessi privilegi. Sotto un’isteria confidenziale su
“notizie false” (Nt. Fake news), stanno rapidamente lavorando per
spegnere anche questo piccolo spazio.
Abbiamo
così poco tempo, ma la vecchia guardia vuole bloccare qualsiasi
possibile via per la salvezza – anche se i mari pieni di plastica
iniziano a salire, mentre le popolazioni di insetti scompaiono in tutto
il mondo e mentre il pianeta si prepara a tossirci via come un grumo di
muco infetto.
Non
dobbiamo essere ingannati da questi poseur liberali sputa-manifesto: i
filosofi, gli storici e gli scrittori – l’ala delle pubbliche relazioni –
del nostro status quo suicida. Non ci hanno avvertito della bestia che
giaceva cullata in mezzo a noi. Non hanno visto il pericolo incombere e
il loro narcisismo li acceca ancora.
Non
abbiamo alcun riguardo per i guardiani del vecchio, quelli che hanno
tenuto le nostre mani, che hanno illuminato un sentiero che ci ha
portato sull’orlo della nostra stessa estinzione. Dobbiamo gettarli via,
chiudere le orecchie al loro canto delle sirene.
Ci
sono piccole voci che lottano per essere ascoltate al di sopra del
ruggito delle elite liberali morenti e del barrito dei nuovi autoritari.
Hanno bisogno di essere ascoltati, di essere aiutati a condividere e
collaborare, di offrirci le loro visioni di un mondo diverso. Uno in cui
l’individuo non è più re. Dove impariamo modestia e umiltà – e come
amare nel nostro angolo infinitamente piccolo dell’universo.
Pubblicato: www.appelloalpopolo.it qui.
Articolo originale di Johnatan Cook disponibile qui
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