miércoles, 20 de mayo de 2020

VENEZUELA: IRAN ROMPE IL BLOCCO NAVALE - 4 PETROLIERE PASSANO GIBILTERRA - RIUNIONE del CONSIGLIO di SICUREZZA dellONU

MINACCE CONTRO L'IMPRESA SPAGNOLA REPSOL CHE NON SOSPENDE ACQUISTO PETROLIO DAL VENEZUELA

Selvas - Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e' convocato per deliberare sul Venezuela e sull'inasprimento del blocco commerciale e finanziario deciso in modo unilaterale dal governo USA del signor Trump. Costui si comporta come un governantore del secolo XIX e XX che designa impresentabili "presidenti immaginari" (Guaido') come in un tempo lontano Washington nominava governatori dei territori che non erano nazioni ma enclaves coloniali. Oggi Washington pretende che le sue leggi nazionali abbiano valenza e giurisdizione
internazionale, che tutti i paesi dovrebbero accettare.

Nonostante la lotta generale contro il "corinavirus", gli USA hanno aggravato le vessazioni finanziarie, arrivando a derogare la liberta' di commercio tra le nazioni, che include anche i farmaci e i macchinari ospedalieri. Ad aprile, mister Trump ha messo una taglia sulla testa di Nicolas Maduro e dell'alta dirigenza del Venezuela. Seguita da un vero e proprio blocco navale in genuino stile coloniale, insomma un "vintage" distruttivo che vorrebbe destrutturare definitivamente la gia' bersagliata economia del paese sudamericano. Costi quel che costi, purche' avvenga prima del novembra 2020 e degli impegni elettorali di mister Trump.

La ripetuta confisca dei fondi finanziari e l'attacco frontale all'industria petrolifera statale PdVSA, ha gravemente menomato la sua capacita' produttiva. Attualmente vi e' una severa riduzione della capacita' di soddisfare la domanda di benzina, che ha limitato la circolazione di veicoli e camion. Il Messico, il mese scorso ha rotto il blocco navale con l'invio di una petroliera carica di combustibile.

Dall'Europa, invece, si registra l'allineamento delle ex-potenze coliniali nei Caraibi, dove Gran Bretagna (Guyana), Francia (Guadalupa e Martinica) e Olanda (Aruba, Bonaire e Curazao), difendono bassi interessi di bottega, camuffandoli con esortazioni al "cambio di regime" nella patria di Bolivar. Costoro hanno lasciato trasparire, qui e la, che invieranno navi militari, e si uniranno a quelle comandate dal signor Trump, Cio' nell'ambito di una piu' ampia operazione di "lotta al narcotraffico" e/o "lotta al coronavirus", partorite nell'ultimo vertice della NATO.

A Londra, inoltre, al Foreign Ofice agirebbe una "cellula segreta" con il compito di promuovere o facilitare iniziative finalizzate ad accelerare una imprecisata "ricostruzione", dopo la distruzione della pace e della vita sociale in Venezuela. A tal uopo hanno infittito gli incontri ufficiali con la destra golpista, vale a dire con l'ultradestra suprematista venezuelana, ridottasi al ruolo di protesi a basso costo del Pentagono. Il Foreign avrebbe gia' ottenuto succulenti contratti per le aziende di Sua Maesta' nell'area petrolifera e mineraria.

L'Iran, pero' e' la pietra che mette in pericolo la macchinazone. Ha inviato 4 delle sue petroliere con benzina, tecnologia e additivi chimici che permetteranno al governo bolivariano il rifornimento dei veicoli privati e commerciali, oltre alla riattivazione immediata degli impianti per la raffinazione, con una potenzialita' produttiva equivalente a 3 anni dei consumi interni. Questa sarebbe una vera e propria rottura del blocco navale da parte dell'Iran, che ha ammonito che qualsiasi intervento contro le sue petroliere e il suo patrimonio, verra' considerato come un attentato alla liberta' di commercio. Un rischio, insomma che mette in pericolo la navigazione internazionale.

Ogni sopruso degli USA avra' una risposta, che Teheran assicura sara' adeguata. Gli iraniani sono molto parchi di parole, ma non parlano a vuoto. Quando nello stretto di Gibilterra, la Gran Bretagna blocco' una nave iraniana, al poco tempo si ritrovarono con due unita' navali bloccate nello stretto di Hormuz. Poi il contenzioso venne regolato con le buone maniere.

Il Venezuela sta uscendo dall'agenda sub-regionale o continentale ed approda a quella squisitamente geopolitica, senza che Washington sia riuscito a riattualizzare la dottrina Monroe. La sessione che il Consiglio dell'ONU gli dedica, fa rivivere lo scenario ad alta tensione della "Crisi dei missili" del 1962 a Cuba. L'Unione Sovietica dispiego' armi nucleari per difendere il diritto di esistere di un paese sgradito a Washington. Cuba e' ancora li' a sessanta miglia dagli Stati Uniti, invitta e indipendente. Nonostante i blocchi e il resto.

All'ONU e' indiscussione la continuita' della politica che fa dell'America latina un continente di pace, denuclearizzato e senza guerre. Inoltre si scrivera' un capitolo importante della geopolitica che sta configurando il pianeta secondo coordinate antitetiche al neoliberismo unipolare. 

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