lunes, 6 de abril de 2009

G20: Nuovi cuochi, vecchie ricette


Antonio Tricarico di Campagna Riforma Banca Mondiale e la Coalizione Help local trade
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Paradisi fiscali: nulla di nuovo sotto il sole
Dopo avere ascoltato ripetute e durissime prese di posizione contro i paradisi fiscali di quasi tutti i leader dei Paesi del G20, si può dire che la montagna ha partorito il topolino. In particolare, verrà resa pubblica una nuova lista OCSE dei paradisi fiscali che non cooperano con la comunità internazionale, ma le sanzioni da prendere al riguardo e come raggiungere un accordo multilaterale per aumentare la trasparenza di queste giurisdizioni sono temi che il G20 tratterà solamente alla fine dell'anno.

Ancora una volta Gordon Brown ha preferito dare precedenza agli interessi della City di Londra che a quelli dell'economia reale e dei contribuenti. In questo senso, le maggiori economie del pianeta continuano ipocritamente a puntare l'indice contro delle piccole isole tropicali o altre giurisdizioni che contano poco o nulla nello scacchiere internazionale, invece di guardare in casa propria. Quanti sono i paradisi fiscali all'interno della virtuosa Unione Europea o sotto il controllo più o meno diretto di nazioni europee? (Quanti sono quelli degli Stati Uniti? NdR) Quante imprese nostrane hanno filiali, sussidiarie e controllate in qualche paradiso fiscale? E ancora, perché governi e banche centrali non impediscono alle nostre banche di aprire filiali offshore? A queste domande i Paesi del G20 non reputano di dovere rispondere.

Nasce il Financial Stability Board.
Ancora meno trasparente dell'IMFI governi del G20 hanno già raggiunto un accordo su allargare la membership del Financial Stability Forum creato dopo le crisi asiatiche del 1997-98 per preservare la stabilità finanziaria – cosa non affatto garantita a soli 10 anni di distanza – a tutti i venti paesi e quindi di rendere l'FSF una nuova istituzione permanente denominata Financial Stability Board.
Nasce così una nuova istituzione globale di supervisione dei mercati finanziari e delle politiche macro-finanziarie dei singoli governi. Sembra sarà Mario Draghi sempre a presiedere questo nuovo board. La società civile è fortemente preoccupata dell'opacità del funzionamento del FSF fino ad oggi, inferiore addirittura a quella del Fmi, nonché della poco chiara divisione di competenza tra la nuova istituzione, il Fondo monetario ed altri bodies rilevanti in materia finanziaria a livello internazionale, ad esempio la Bank for International Settlement. E quale sarà il ruolo e la responsabilità dei Governi “democraticamente eletti”?
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testo completo in http://www.emigrazione-notizie.org/

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