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Un Patto antieuropeo e antieurasiatico nel nuovo sistema multipolare
Il Patto atlantico si configura dunque come un’alleanza tipicamente egemone, antieuropea e antirussa nel periodo del bipolarismo; antieurasiatica dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Antieuropea, perché con la sua presenza ha impedito la costituzione di un esercito europeo e contribuito alla lunga occupazione statunitense del Vecchio Continente; antieurasiatica, perché ha imposto all’Europa occidentale il ben noto ruolo di “testa di ponte” gettata sul continente eurasiatico, ai fini delle mire statunitensi per il dominio mondiale.
All’alba del nuovo sistema multipolare, tuttavia, il dispositivo statunitense sembra essere obsoleto: una maglia di una rete (peraltro sempre più sfilacciata) che non riesce a “contenere” efficacemente (17) la forza delle Nazioni asiatiche emergenti ed il loro diritto, a lungo conculcato, di determinare il proprio destino.
Con la presenza sempre più determinante, nella politica mondiale, di nazioni dalle dimensioni continentali come la Russia, la Cina, l’India e il Brasile, i singoli interessi nazionali dei popoli europei mostrano, ancora di più, la loro ininfluenza sul piano geopolitico e, soprattutto, l’ innaturale posizione dell’Europa nel campo occidentalista.
La consapevolezza della propria ininfluenza geopolitica condurrà gli Europei, prima o poi, a comprendere che la partecipazione all’Alleanza atlantica è un vincolo che potrebbe condurli lontano dai propri interessi mediterranei ed asiatici.
Se l’Europa vuole partecipare come protagonista al nuovo sistema multipolare deve, al più presto, uscire dalle soffocanti e limitanti logiche nazionali che la dividono, e riconoscere di costituire la componente occidentale dello spazio geopolitico eurasiatico.
Mosca, Nuova Delhi e Beijing non attendono altro.L’assunzione di una chiara visione geopolitica impone agli Europei, per la salvaguardia dei propri interessi economici, militari, politici e culturali, la rivendicazione di un’inedita sovranità continentale che può essere raggiunta soltanto a partire dalla denuncia della NATO quale strumento di dominio degli USA e dalla contestuale creazione di una forza armata europea.
(17) Zbigniew Brzezinski, considerando che le nuove realtà politiche globali paiono indicare il declino dell’”Occidente”, ritiene che la “Comunità atlantica (debba) mostrarsi aperta a una maggiore partecipazione da parte dei paesi non europei”. Il politologo e geostratega statunitense prevede un ruolo del Giappone (ed anche della Corea del Sud) in ambito NATO, al fine di legare ancora di più Tokyo agli interessi nazionali degli USA.
Zbigniew Brzezinski, L’ultima chance, Salerno editrice, Roma 2008, p. 150.
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