T.P.
La lotta contro il narcotraffico è il Cavallo di Troia per giustificare l’ingerenza nelle questioni interne di altri Paesi.
In Colombia, questa “lotta” ha per protagonista un uomo considerato il narcotrafficante numero 82: Alvaro Uribe. Anni addietro, quand’era un semplice governatore in ascesa, Uribe compariva al posto 82 di una lista federale dei narcos più pericolosi.
La storia del narcotraffico è immutabile, così pure le collusioni dell’esercito ed altre istituzioni con l’economia criminale dei narcos. Non è una storia di ieri o dell’altro ieri, è datata. Ciononostante, il latifondo mediatico insiste per diffondere l’etichetta “narcoguerriglia”, cioè che i narcotrafficanti sarebbero i guerriglieri, o viceversa. Così pure si propala a man salva che la responsabilità della crescente espansione della cocaina, ricadrebbe sulle spalle di chi ha la disgrazia di trovarsi lungo la rotta tra
Il colpevole numero 1 sarebbe -of corse- il Venezuela che si "lascerebbe transitare” da ingenti quantitativi di stupefacenti prodotti dalla fiorente narcoeconomia colombiana ed assorbiti dal vorace mercato interno degli Stati Uniti. Il cardinale di Santo Domingo ha detto a chiari lettere che Washington non ha l’autorità morale di giudicare o distribuire voti a Paesi terzi: fa troppo poco per ridurre il dilagante numero dei propri consumatori di cocaina ed eroina.
Le cronache giudiziarie e criminali della Colombia, invece, raccontano un’altra storia, molto diversa dalle versioni ufficiali confezionate e diramate dalle numerose polizie, unità militari ed agenzie segrete di Bogotà e Washington. E diligentemente rilanciate dalle solerti e monotematiche gazzette dei due mondi.
Il padre del presidente Alvaro Uribe, fino alla sua morte ha avuto contatti con il narcoparamilitarismo. Venne richiesta l’estradizione -nel 1982- perchè il suo elicottero Huges 500 di matricola colombiana HK 2704X, al servizio della società “Aerofotos Amortegui Ltda”, è stato trovato nella grande raffineria di cocaina di “Tranquilandia”, di proprietà dei boss narcos Pablo Escobar Gaviria, Gonzalo Rodríguez Gacha e Jorge Luis Ochoa Vázques.
Vincoli con il narcotraffico di vari ministri della difesa.
Uno di loro era il generale Miguel Vega Uribe, sposato con una figlia di Escrucería Delgado, un congressista dell’oligarchia colombiana condannato per narcotraffico in North Carolina (USA).
L’altro ministro della difesa coinvolto in uno scandalo è stato il generale Luis Carlos Camacho Leyva, il cui fratello, Roberto, è stato detenuto per possesso di cocaina a bordo di un aereo della Satena, impresa ufficiale dipendente dal Ministero della Difesa, come unico passeggero e proveniente dall'amazzonica città di Leticia.
Il ministro della difesa, Jorge A.Uribe, è stato al centro di uno scandalo scoppiato a seguito della pubblicazione del giornale statunitense “The New Herald”.
Jorge A.Uribe –simbolo del Plan Patriota- è coinvolto in una "visita coniugale" a Dora Adriana Alzate in un carcere di Medellin.
Il fratello dell’attuale capo della Polizia, Generale Oscar Naranjo, Juan D. Naranjo, è incarcerato in Germania per narcotraffico, così come il Ministro degli Interni, Fabio Valencia Cossio, ha un fratello, Guillermo Valencia, in carcere per lo stesso delitto.
Non si tratta di fortuite coincidenze ma di una prassi consolidata: parenti di primo grado, amanti, persi
no la cameriera, si dedicano alla redditizia attività del narcocommercio, in patria e fuori. Mentre i loro parenti-protettori e soci giurano e spergiurano di “lottare” contro le narcomafie, e si dilettano a farsi fotografare al lato dei numerosi “zar antidroga” che fanno la spola tra Washington e Bogotà.
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