Selvas
Dal marzo 2015, dopo il decreto con cui Obama classificava il
Venezuela come “minaccia insolita e straordinaria”, sono state
varate una lunga serie di sanzioni commerciali, economiche, miranti
alla destabilizzazione monetaria e alla chiusura a riccio del
circuito bancario
occidentale. Avranno provocato qualche influsso
distruttivo sull'irregolarita' dei rifornimenti e l'accentuata inflazione? Per il
buon senso comune è cosa ovvia. Non altrettanto per il trasversale
“partito americanista”, per gli “esperti” dell'ultima ora o
per improvvisati “corrispondenti di guerra”.
Stiamo
ai fatti. Nell'agosto del 2017, Trump firma un supplemento aggiuntivo
di sanzioni finanziarie; poi rincara la dose e, nel marzo 2018,
proibisce pure ogni transazione effettuata con criptomonete. Due mesi
dopo, la infastidita Casa Bianca reagisce alla vittoria elettorale
del presidente Maduro, aumentando e aggravando le conseguenze
negative delle sanzioni.
Castigare la condotta elettorale dei Paesi che scelgono orientamenti diversi da quelli promulgati da Trump, è cosa "democraticamente" inspiegabile. Soprattutto quando lo fa un presidente eletto con un paio di milioni di voti in meno della sua concorrente. E' legale calare la clava dell'economia contro la sovranita' politica? Fino al punto di bloccare l'arrivo dei medicinali?
Castigare la condotta elettorale dei Paesi che scelgono orientamenti diversi da quelli promulgati da Trump, è cosa "democraticamente" inspiegabile. Soprattutto quando lo fa un presidente eletto con un paio di milioni di voti in meno della sua concorrente. E' legale calare la clava dell'economia contro la sovranita' politica? Fino al punto di bloccare l'arrivo dei medicinali?
Nel
novembre del 2018, gli Stati Uniti emanano un decreto -con pretesa di
applicazione universale- con cui proibisce la commercializzazione
dell'oro del Venezuela, e di qualsiasi altra natura quando lo
determina il governo di Washington. Un ulteriore accanimento punitivo
viene deciso in data 28 gennaio di quest'anno: proibizione di ogni
operazione negli scambi petroliferi all'interno del sistema bancario
subordinato al dollaro. Questa restrizione avra' inizio il 28 di
aprile, data in cui curiosamente è avvenuto anche il velleitario
golpe -perdon “ribellione popolare”- abortito nel volgere
di tre ore. Ingiunzione di ritorno forzato alla “democrazia
occidentale”? O e' una semplice espressione della dittatura del
dollaro?
Il
19 marzo ultimo arrivano le sanzioni alla compagnia mineraria statale
Minerven perche' continua ad estrarre e inviare oro nei caveaux
della banca centrale del Venezuela. Questa, è sotto il controllo pieno del governo di Caracas, non dei consorzi privati
internazionali. Tre giorni dopo, Trump autorizza rappresaglie
finanziarie anche contro la Banca per lo Sviluppo Economico e Sociale
(Bandes), incluse le sue filiali in Bolivia e Uruguay. Il 2 aprile,
proclama che 34 imbarcazioni della societa' petrolifera statale PDVSA
sono “beni confiscati”, e sanziona due compagnie marittime per il
delitto di trasportare greggio dal Venezuela a Cuba.
Il
17 di aprile, gli Stati Uniti hanno proibito o
gni tipo di transazione con la Banca centrale del Venezuela: significa tagliare definitivamente l'accesso al dollaro. Caracas -pero'- gia' 5 mesi addietro aveva cominciato a quotare le esportazioni di idrocarburi in petro-yuan, convertibile in oro alla borsa di Shangai.
Questo insieme di deliberate ritorsioni, sta a indicare che siamo ben lontani dal fallimento di un modello politico-economico troppo assistenzialista. Troppo generoso per eccesso di “populismo”. Improponibile, oltre che obsoleta, anche la spiegazione ideologica: crollo del “socialismo”. Questi sono i pigri ritardatari ancora ipnotizzati dalla caduta del muro di Berlino, che sbagliano di secolo, di latitudine e di temperie sociale. E' dura per gli operatori della cyberpropagada e i tifosi della demolizione controllata e simultanea di Cuba, Nicaragua e Bolivia. L'ansia di questi produttori di “narrative” con pose da oracoli, non demordono dalle insistite profezie che -da 20 anni!- non si avverano. La realta' li smentisce perche' cozza contro la rapprentazione e la frantuma.
gni tipo di transazione con la Banca centrale del Venezuela: significa tagliare definitivamente l'accesso al dollaro. Caracas -pero'- gia' 5 mesi addietro aveva cominciato a quotare le esportazioni di idrocarburi in petro-yuan, convertibile in oro alla borsa di Shangai.
Questo insieme di deliberate ritorsioni, sta a indicare che siamo ben lontani dal fallimento di un modello politico-economico troppo assistenzialista. Troppo generoso per eccesso di “populismo”. Improponibile, oltre che obsoleta, anche la spiegazione ideologica: crollo del “socialismo”. Questi sono i pigri ritardatari ancora ipnotizzati dalla caduta del muro di Berlino, che sbagliano di secolo, di latitudine e di temperie sociale. E' dura per gli operatori della cyberpropagada e i tifosi della demolizione controllata e simultanea di Cuba, Nicaragua e Bolivia. L'ansia di questi produttori di “narrative” con pose da oracoli, non demordono dalle insistite profezie che -da 20 anni!- non si avverano. La realta' li smentisce perche' cozza contro la rapprentazione e la frantuma.
E'
un'impresa ardua ignorare la mano della nuova pirateria del secolo
XXI, e negare che il complesso delle sanzioni “occidentali”
costuiscono una pianificata distruzione dell'economia della nazione
sudamericana. Invocano discutibili ragioni politiche, ma feriscono
con armi squisitamente economiche. “Sara' cosi' fino a quando non
se ne andra' Maduro” ripetono tracotanti. La popolazione civile e' diventata un bersaglio da terrorizzare con il fantasma della carestia, delle epidemie o del
blackout generalizzato al sistema elettrico.
Anche se i blocchi, boicottaggi e sanzioni stanno al di fuori del diritto internazionale, e implicano un danno severo alla credibilita' egemonica degli USA.
Anche se i blocchi, boicottaggi e sanzioni stanno al di fuori del diritto internazionale, e implicano un danno severo alla credibilita' egemonica degli USA.
Come
spiegare questa specie di “protezionismo espansivo” da parte di chi -solo qualche
decennio addietro- inneggiava ai dogmi della “liberta' assoluta dei
mercati e della banca”? Chi mai firmerebbe un patto con chi li strappa
tutti? L'ironia vuole che il Venezuela si affaccia sui Caraibi ed e'
un bersaglio della pirateria del secolo XXI, ma resiste al grido di
“Viviremos e venceremos”.
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