egemonica del pianeta”.
Cosi'
come lo smaccato partito preso nel rapporto sul Venezuela, esibito
dall'Alta Commissaria Michelle Bachelet, risulta stridente constatare
che il campo progressista si aspettava ben altro. Quelli che
speravano un minimo di equilibrio hanno dimenticato due cose: a) chi
e' veramente Michelle Bachelet; b) la politica e' la prosecuzione
della guerra con altri mezzi.
Bachelet:
una socialista educata a Washington
In queste parole espresse
quale presidente cilena, la Bachelet si e' sempre schierata con
l'Alleanza del Pacifico, nocciolo duro dell'asse anti-bolivariano e
anti-latinoamericano (Messico-Colombia-Cile), in simbiosi con gli
interessi imperiali e utilizzata da loro come fattore di divisione
regionale. Bachelet non ha esitato a inviare 400
soldati cileni come truppa di occupazione di Haiti;
nel suo secondo governo ha incoraggiato la creazione del celebre
gruppo di Lima.Questa “socialista” è stata la prima presidente ad applicare in periodo di democrazia la legge anti-terrorista di Penochet contro i comunita' indigena dei Mapuche che -in quanto prigionieri politici- affollano le prigioni del Cile meridionale. Sempre da presidentessa, l'11 settembre 2014, per commemorare i 41 anni trascorsi dal colpo di Stato contro Salvador Allende, promise piu' volte l'abrogazione della legge di amnistia. E poi ha ripetutamente ritirato la “urgenza legislativa” a questa iniziativa di giustizia. In questo modo, è tuttora in vigore la legge creata nel 1978, a tutto vantaggio degli autori di crimini contro l'umanita'.
Ma no si tratta solo della Bachelet, si tratta di comprendere che l'intero ordine istituzionale mondiale costruito dopo la Seconda Guerra mondiale, cosi' come il diritto internazionale che lo sorregge, in questi ultimi anni e' stato distrutto dagli Stati Uniti. In tal senso, mentre i presidenti dei paesi occidentali esigono il rispetto millimetrico di ogni disposizione internazionale, essi le calpestano quotidianamente. Guantanamo e Julian Assange non son altro che piccoli esempi, pero' illuminanti.
Come ha detto Fidel, l'unica cosa che possiamo aspettarci dai consigli della gente dell'altra sponda, sono dosi di “veleno puro”. Dosi continue di veleno, nel quadro di una guerra feroce contro tutte le nazioni che non si sottomettono ai diktat del capitale. Anche cosi', a volte si cade nella trappola di credere che l'istituzionalita' internazionale -la stessa che accetta la distruzione della Libia, Afganistan, Haiti, che si beffa di Guantanamo, delle falsificazioni elettorali in Honduras, della catena di uccisioni dei leaders sociali in Colombia, o della morte in prigione dell'unico presidente elletto dell'Egitto- potrebbe essere identico in Venezuela.
Il Rapporto: un testo senza contesto
Il governo del Venezuela non ha mai impedito questa visita, ha invece facilitato e fornito all'Alta Commissaria Bachelet, come riconosce il Rapporto stesso, mostrando il suo impegno nel negoziato piuttosto che nella violenza. Eppure il veleno sprizza in ogni pagina di questo Rapporto, che deve esser visto come uno strumento aggiuntivo nella guerra per demolire un progetto che osava dire “andate al diavolo cento volte, yankee di merda”(Hugo Chávez, 2008).
Non è possibile separare questo rapporto dalla continuita' della guerra contro il Venezuela. E' il suo contesto, totalmente separato dal testo: leggerlo significa testimoniare il modo come il linguaggio puo' servire a deformare la verita'. Cominciando dall'incredibile maniera come la Bachelet evoca il blocco degli Stati Uniti contro il Venezuela (punto 25): “Fino a questo momento, un paese ha imposto delle sanzioni settoriali piu' estese dal 29 agosto 2017”.
Parla genericamente di “un solo paese”. Linguisticamente, noi diremmo che vi e' una minimizzazione del referente con l'uso d'un termine astratto e generalizzante. Incredibile ma vero. “Un paese ha imposto delle sanzioni...”: quale paese? Il blocco che strangola tutto il Venezuela e' definito come “sanzioni settoriali”. Abbiamo visto come con questo linguaggio si cerca di attenuare i crimini, ricorrendo ad abbondanti astratte, senza riferimenti concreti, come quando parla di “danni collaterali” per parlare della morte di civili.
La giustificazione metodologica e' anch'essa non credibile (punto 6, nota 3). E' indicato che sulle 558 interviste servite come base alla redazione, “460 interviste sono state realizzate in Argentina, in Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Spagna, Messico e Peru, e 98 effettuate a distanza”. Sommate, sottraete, fate le percentuali e tirate qualche conclusione.
Sappiamo gia' che il Rapporto non menziona gli Stati Uniti e che l'invisibilita' (benevolente) dell'impero e delle sue ingerenze criminali non ha piu' credibilita'. La cosa piu' grave e' che si tratta d'un rapporto senza contesto. In queste pagine, quando giudica la situazione socio-economica del Venezuela, la cosa piu' grave e' che non esamina mai gli effetti del blocco gringo.
“Sono segnalati rapporti che segnalano una penuria di medicinali dal 60% al 100% nelle quattro principali citta' del Venezuela , compresa Caracas”, dice al punto 16 (notare l'uso dell'impersonale “sono segnalati..). Mentre al punto 19, denuncia che “L'inchiesta nazionale sugli ospedali (2019) ha rivelato che tra novembre 2018 e febbraio 2019, 1557 persone sono morte per la mancanza di rifornimenti negli ospedali. Non neghiamo l'attendibilita' di queste cifre, ma diciamo anche che il silenzio totale sulle cause e' parte integrante del blocco criminale. Si tratta, evidentemente, di un blocco semiotico, discorsivo, figurativo e cognitivo che agisce in parallelo al blocco materiale ed economico.
Senza citare, per esempio, che 300000 dosi di insulina pagate dallo Stato venezuelano, non sono state consegnate al paese perche' Citybank ha boicottato questa compra. E l'insulina e' rimasta in qualche porto internazionale. O che il laboratorio colombiano della BSN Medical ha impedito l'arrivo del cargo Primaquina, un farmaco usato per curare la malaria. E che l'anno scorso, ben 23 operazioni del sistema finanziario internazionale non sono andate a buon fine (tra queste, 39 milioni di dollari per prodotti alimentari e medicinali).
E' un Rapporto che ha senso soltanto per l'industria mediatica occidentale perche' e' assente questo contesto. In effetti, se mettiamo le cose nel giusto contesto, un cileno potrebbe ricordare alla cilena che ha firmato questo Rapporto, che il tra gennaio e giugno 2018, 9724 persone sono decedute mentre erano in lista d'attesa nel sistema di salute pubblica, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute del Cile.
E' persino peggiore il modo come la questione della “liberta' d'espressione” e' affrontato dalla Bachelet. Secondo il suo Rapporto, “in questi ultimi anni il governo ha cercato di ottenere un'egemonia nelle comunicazioni, imponendo la propria versione dei fatti”. Che scandalo! Ci sara' qualche altro governo che non tenterebbe di fare la stessa cosa? Ne citi uno! Quel che succede e' che il Venezuela e' l'unico paese dove lo scandalo e' normale!
Ancora una volta il contesto viene eliminato. Non dice, per esempio, che la destra comandata da Guaido' e Leopoldo Lopez ha tentato un nuovo colpo di Stato tra il 30 aprile e il 1 maggio del corrente anno; c'e' una chiusura massiva dei conti Twitter riconducibili allo Stato e ai media (Correo del Orinoco, VEA, Vive et Fundarte).
Non e' tutto. Il ruolo dei media e delle reti sociali nel colpo di Stato, attivo in questo settore almeno dal 2002, e' una costante della quotidianita' del Venezuela. Altro esempio: nel gennaio 2019, il conto @Presidencia_VE e' sato creato sotto il nome « Cuenta Oficial de la Presidencia de la República Bolivariana de Venezuela », e' stato attribuito al golpista Juan Guaidó,
Solamente due mesi dopo ha ricevuto il “check blue” come “conto verificato”. D'altro lato, il conto @PresidencialVen appartenente al servizio stampa presidenziale -con piu' di 1 milioni di iscritti- e che informa sulle attivita' ufficiali del Presidente Maduro, creato ad aprile 2010, non ha mai ricevuto il “check blue” di conto ufficiale.
Non e' tutto. A febbraio di quest'anno,Twitter ha annunciato la soppressione di “1196 conti sottoscritti inVenezuela che sembrano essere implicati nelle campagne sostenute dallo Stato”. Niente di tutto cio' attira l'attenzione di Bachelet.
Sul piano linguistico, il Rapporto e' un inno alle attenuazioni, allusioni indirette, alle invisibilizzazioni, all'uso dell'impersonale quando si tratta di di certe cause; contemporaneamente e' un vortice di esagerazioni, accentuazioni e decontestualizzazioni quando si tratta di altre cause; le prime -evidentemente- non sono mai collegate con le seconde.
Qui non si cerca di schivare le critiche necessarie al processo bolivariano. Come ha insegnanto il Che, queste sono assolutamente necessarie in ogni processo di trasformazione sociale, se non vogliono ristagnare e diventare reazionarie. Non e' il caso di pensare che tutto sia perfetto in Venezuela, e neppure negare tutto quel si afferma nel Rapporto. Per esempio, il punto 43, che denuncia la tortura e il trattamento non umano ai prigionieri, compresa la violenza sessuale, e' assolutamente inaccettabile, quali che siano circostanze e contesto. Idem -se risultassero vere- le denunce di esecuzioni extragiudiziarie per mano delle Forze speciali.
Si tratta di non accettare che gli Stati Uniti, con i loro lacche' latinos, riescano a strangolare il Venezuela e delle pretese di un Rapporto che vorrebbe punire la patria di Simon Bolivar, solo pechè respira male.
Bachelet, ovvero del veleno, veleno distillato.
FONTE QUI
traduzione SELVAS
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