jueves, 10 de octubre de 2019
TROPPI DANNI PROVOCATI dalla NATO agli EUROPEI, dice un generale francese
L’elenco dei danni della partecipazione alla NATO, a guida permanentemente USA, sta diventando troppo lungo, ma nessuna autorita' politica italiana o istituzionale ha profferito qualche commento pubblico o ad alta voce. Continuano ad utilizzare la formula obsoleta di "alleati" per alludere agli USA.E alle sue crescenti incoerenze geopolitiche, alla arbitrarieta' di stracciare ogni trattato internazionale. Il mutismo dei politici di stanza a Roma e' totale, non solo sulla compra forzata dei malriusciti aerei F35, ma anche sulle autolesioniste sanzioni commerciali contro la Russia. Silenzui anche sull'ultimatum alla UE ad aumentare le spese
militari, ovvero le commesse per l'industria armamentista "dall'alleato", naturalmente in nome della NATO. I bilanci degli Stati al servizio dei banchieri e del complesso militare-industriale che fa capo al Pentagono e Wallstreet.
Durante la recente visita romana del ministro degli Esteri Mike Pompeo, costui non si e' fatto scrupolo di lanciare un inconsueto monito pubblico, ricordando i 35mila soldati che "l'alleato" schiera sul nostro territorio, con il corredo di ogni tipo di tecnologia bellica, compresa quella nucleare. "L'amico Guseppi" e l'intero ceto politico assurto a "dirigenza", nonche' gli esponenti in incognito del "partito americanista" presenti nei piani piu' alti delle istituzioni repubblicane, non hanno nulla da eccepire. Neppure al paradossale status di entita' economica sanzionata e paradossalmente sanzionatrice.
In Europa, pero', esistono fortunatamente anche menti sensibili e dirigenti che sanno vedere oltre il proprio naso o i faziosi interessi tribali, sottopolitici. Ecco l'esempio del generale Dominique Delawarde, ex comandante del "Situazione-Informazione-Guerra elettronica", durante l'audizione del 3 ottobre davanti al Parlamento francese.
"La relazione NATO-ONU è strettamente legata alla relazione USA-ONU.
Orbene, quest’ultima si è fortemente deteriorata dall’inizio degli anni ’90 dopo il crollo dell’Unione Sovietica. L’unica superpotenza rimasta, gli Stati Uniti hanno creduto, a torto o a ragione, di essere i soli in grado di intervenire in qualsiasi parte del mondo per creare, mantenere o riconfigurare l’ ordine coerente ai propri interessi.
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L’ascesa dei neoconservatori, promotori assoluti dell’egemonia incontrastata degli Stati Uniti, e la loro presa di posti di potere e direzione, ha potenziato l’evoluzione in questo senso della politica estera americana. Sotto gli auspici degli Stati Uniti, la NATO è passata da “alleanza difensiva e dissuasiva” a “ingerenze tout azimut e sotto ogni pretesto” dal 1991, e le Nazioni Unite hanno gradualmente perso la loro influenza e il ruolo di mediatore. Nelle crisi interstatali, è stato spesso totalmente ignorato.
Il 6 marzo 1999, nel caso del Kosovo, che fu la sua prima guerra dalla sua nascita nel 1949, la NATO scelse di attaccare uno stato che non aveva minacciato nessuno dei suoi membri.
Il pretesto fu umanitario. “E si agì senza mandato delle Nazioni Unite ” ( Le Monde diplomatique, aprile 2019).
Nel 2003, ancora una volta senza mandato delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti non sono riusciti a coinvolgere la NATO nella guerra in Iraq sotto il falso pretesto delle armi di distruzione di massa [che avrebbe avuto Saddam Hussein], ma nell’intervento in Irak c’è stato comunque una forte “impronta NATO”, rappresentata dagli Stati Uniti, leader indiscusso dell’organizzazione militare integrata e da una dozzina di paesi membri dell’alleanza: Regno Unito, Spagna, Portogallo, Italia, Danimarca, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca. Per le vittime di questa aggressione, era un “nucleo duro NATO” al comando.
Libia, 2011: la NATO si impegna in quanto tale, ma supera ampiamente la risoluzione delle Nazioni Unite a proposito della no-flight zone e interviene direttamente nel conflitto a beneficio degli insorti.
Siria, 2014: gli Stati Uniti intervengono senza mandato delle Nazioni Unite, a capo di una coalizione che comprende, ancora una volta, diversi paesi della NATO e diversi paesi arabi noti per essere i finanziatori del terrorismo che affermano di combattere in Siria. Questa ingerenza è curiosamente giustificata con il pretesto della lotta contro il terrorismo in quanto mira, come tutti sanno oggi, a rovesciare e sostituire il capo di stato siriano e a fare ostacolo all’Iran, a beneficio esclusivo dello Stato ebraico.
Infine, ancora una volta senza il via delle Nazioni Unite, e con un pretesto più che dubbio perché senza alcuna prova, gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito, colonne della NATO, fanno un bombardamento congiunto, il 14 aprile 2018, per distruggere infrastrutture siriane che si disse contenessero scorte di gas vietati.
Queste cinque azioni, condotte ignorando l’ONU, sotto l’egida degli Stati Uniti, con il coinvolgimento della NATO o una significativa partecipazione dei paesi membri dell’Alleanza, hanno avuto tutte conseguenze disastrose non solo per i paesi interessati, ma anche per l’Unione europea e per la Francia.
Nell’ordine di tempo:
1 – Oltre alla distruzione causata principalmente dalle infrastrutture civili serbe che riportano l’economia della Serbia indietro di decenni, oltre ai 13 517 morti (all’81% dei casi dei civili causati direttamente o indirettamente), l’intervento della NATO in Kosovo, con il falso pretesto il falso massacro di Racak causò la creazione del primo stato mafioso in Europa e l’esodo forzato di decine di migliaia di serbi.
Ricordiamo che per la prima volta nella storia dell’ONU, non meno di 15 paesi hanno rovesciato la loro decisione di riconoscere il Kosovo: che, secondo la risoluzione ONU 1244, rimane serbo per il diritto internazionale. Due comunità ora coesistono, l’una contro l’altra armata, in un’entità territoriale che, prevedibilmente non sarà mai uno stato riconosciuto dalle Nazioni Unite.
In risposta a questa prima ingerenza illegale della NATO, Russia e Cina, al momento troppo deboli per rispondere in modo efficace ma umiliati (la Cina per il bombardamento della sua ambasciata a Belgrado, la Russia, per la sconfitta di un fedele alleato e disprezzo degli occidentali, che agiscono senza un mandato delle Nazioni Unite) hanno deciso di riarmare.
Così nasce, il 15 giugno 2001, la Shanghai Cooperation Organization, che ha come scopo la cooperazione economica e militare per garantire la sicurezza collettiva dei suoi membri. Questa organizzazione è cresciuta fino a includere 8 membri di cui 4 potenze nucleari (Russia, Cina, India, Pakistan). Promuove la multi-polarità e la non-interferenza negli affari degli stati sovrani. È chiaramente, sebbene difensiva, un’opposizione ormai ferma e potente alle rivendicazioni egemoniche della coalizione occidentale e della NATO.
Nel 2008, viene creata l’organizzazione dei BRICS: che anch’essa mira a promuovere la multi-polarità, la riforma delle Nazioni Unite per renderla più rappresentativa, e in particolare l’evoluzione della governance e delle regole del gioco dell’economia globale per renderle più eque. Un numero crescente di paesi si unisce al campo OCS-BRICS, giorno dopo giorno, ossia alle politiche di multi-polarità e non interferenza, ovvero in chiara opposizione alle pratiche della NATO che agisce unilateralmente al di fuori di qualsiasi mandato delle Nazioni Unite.
Questa prima operazione militare della NATO ha migliorato o deteriorato l’immagine della NATO e quella della Francia nel mondo? Ha ridotto le tensioni sul pianeta o, al contrario, ha creato le condizioni per un nuovo confronto tra i blocchi fortemente avversi l’uno all’altro?
È stata o no il punto di partenza per il riarmo russo e cinese?
La politica di intromissione della NATO è stata percepita come una minaccia alla pace da molti paesi?
Questa politica di interferenza può essere oggettivamente considerata un successo?
La guerra in Iraq del 2003, anch’essa senza mandato, anch’essa scatenata sulla base di una menzogna da parte degli Stati Uniti, è stata sostenuta da una dozzina di vassalli della NATO. Ed ha avuto le stesse conseguenze disastrose:
Enormi perdite umane, la legalizzazione della tortura negli Stati Uniti, le immagini odiose di Abu Graib e Guantanamo, sbavature a ripetizione nei bombardamenti. E l’innegabile ascesa dell’odio contro l’Occidente tra le popolazioni ingiustamente aggredite. …
Non spiega, come ha fatto il presidente Obama, l’ascesa del terrorismo islamico e di Daesh ?
E’ stato saggio sostituire, con la forza delle armi, un governo “secolare e forte” guidato da un leader sunnita da un governo “democratico” guidato da una maggioranza sciita strettamente legata all’Iran?
Questa “coalizione occidentale” di forte sentore di crociata NATO, non ha saldato il famoso arco sciita [Iran-Irak-Siria-Hezbollah adesso comunicati per via terrestre] a cui oggi si oppone con tutte le sue forze? Ha posto condizioni per la pace o il caos regionale che è la fonte di nuove guerre?
Questa guerra in Iraq, “percepita” dalle sue vittime come occidentale e NATO, può oggettivamente essere considerata un successo?
E che dire della campagna della NATO in Libia che ha ampiamente superato la risoluzione delle Nazioni Unite, che ha fatto saltare la diga di contenimento dei flussi migratori dall’Africa, che ha generato il caos regionale, una guerra civile ancora in corso e – ancora una volta – un bilancio economico e umano spaventoso per le popolazioni locali. La destabilizzazione dei paesi rivieraschi che ha come conseguenza, il terrorismo islamista si affermò sempre più e portò la Francia a impantanarci il suo esercito.
Sostituire un governo laico e forte con disordine e caos in diversi paesi africani: era questo l’obiettivo della NATO?
Se ci sono dei parlamentari francesi che considerano oggi, con il senno di poi, questa operazione libica come successo, si facciano avanti ……
Quanto alle operazioni occidentali – aperte o clandestine – in Siria e Yemen, senza un mandato delle Nazioni Unite – e senza che vi sia stata richiesta delle autorità legalmente riconosciute dall’ONU, anch’esse sono percepite come operazioni della NATO, dal momento che Stati Uniti, Francia e Regno Unito, ferri di lancia della NATO, siano attivi sul terreno operativo, e supportati da numerosi altri membri dell’Alleanza.
Non occorre attendere l’esito di queste due guerre; sappiamo già che, come in Kosovo, come in Iraq e come in Libia, le conseguenze delle nostre interferenze in Siria e Yemen sono già state, e saranno, particolarmente disastrose.
Nei giorni in cui la NATO riflette sull’evoluzione del suo concetto strategico, c’è spazio per riportare questo concetto di NATO nel quadro della legalità internazionale? Smettere di considerare che gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia rappresentano, da soli, la comunità internazionale o sono i soli responsabili di guidarla?
In conclusione, sembra urgente che la rappresentanza nazionale si faccia alcune domande:
“Può e / o deve la NATO continuare a prendere il posto delle Nazioni Unite per intervenire oggi, come ritiene opportuno, in tutte le direzioni e con tutti i pretesti, negli affari del mondo?
“Cosa ci guadagna la Francia? E soprattutto cosa perde in termini di credibilità e immagine di uno Stato “indipendente” (?) E “sovrano” (?) la cui voce vorrebbe ancora contare?
“Deve continuare a seguire ciecamente gli Stati Uniti quando ignora e disprezza le Nazioni Unite e quando si allontana dal diritto internazionale?
“O al contrario, non dovrebbe riprendere le distanze dall’organizzazione militare integrata, che trascina troppo spesso alle visioni di alcuni pazzi furiosi di Washington, in peggio e non in meglio?”
Immagini: serie "Abu graib" del pittore colombiano Fernando Botero
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