Viallacoublay-
Colombia, è partito ed atterrato il volo della speranza organizzato dal terzetto Francia-Spagna-Svizzera. La missione, capitanata appunto dal presidente Sarkozy, ha lo scopo dichiarato di dare una svolta al processo di mediazione del concerto LatinoAmricano con la prospettiva di liberare la diplomatica franco-colombiana Ingrid Betancourt (sulla cui salute congiutture e riflessioni si accavallano da tempo), ostaggio eccellente delle Farc da più di sei anni.
L’altra missione “di salvataggio”, quella del prete Luis Hernando Betancurt, è salita agli onori della cronaca di tutto il mondo, dopo l’aggressione subita dal suo promotore all’interno della parrocchia di Maria Auxiliadora di San Jose’, nel Guaviare.
Diverse fonti affermano che Betancurt, curiose analogie di cognome a parte, sarebbe fuori pericolo nonostante le coltellate subite al braccio, al torace ed alla schiena, da parte da parte dell’aggressore.
Anche quest’ultimo tentativo di trattativa, un’iniziativa promossa dal vescovo del Guavaire, Guillermo Orozco, s’inserisce nel quadro delle cosiddette “campagne umanitarie” che da più parti stanno prendendo piede nelle ultime settimane in favore della liberazione dell’ex candidata Betancourt. Ugo Chavez per una volta rincorre, si attacca al telefono, e ricorda a tutti che lui è l’uomo giusto…nel caso serva una mano.
Verrebbe da interrograsi sull’ingenuità di tutta quest’attenzione sul tema Betancourt, e dell’opportunità di catalizzare ogni minuto di sensibilità mediatica ritagliato al paese Colombia, sulla liberazione di una singola persona, una diplomatica di primo piano e di origine europea.
Il tema è sicuramente scottante e le parole come sempre scivolose, quello che intendo è che viene difficile accettare la casualità di questa opzione, un’opzione tutta politica che porta necessariamente a dimenticare, ponendole in secondo piano, le iniziative promosse dai movimenti delle vittime e di resistenza al fenomeno paramilitare ed alla parapolitica
Insomma, tanto di nuovo e niente di nuovo…continuiamo a spaventarci di fronte a quei movimenti che si battono per aggregare intelligenze (attraverso un costante lavoro di recupero della memoria e una serrata critica sociale), e riponiamo tutte le nostre speranze nel progetto diplomatico di turno, purchè si fregi dell’appellativo di “umanitario”.
Imprescindibile.
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