Il governo di Caracas ha dato 72 ore di tempo all'ambasciatore degli Stati Uniti per abbandonare il territorio nazionale. La decisione è sopraggiunta qualche ora dopo che il governo di Washington aveva risposto con l'allontanamento dell'ambasciatore boliviano, all'espulsione decretata da Evo Morales dell'ambasciatore statunitense a La Paz, accusato di tirare le fila del movimento separatista.
Nella giornata di ieri, erano stata diffuse alcune registrazioni telefoniche effettuate ad ufficiali non attivi, in cui trapela un piano per attaccare militarmente la sede presidenziale di Caracas con armi pesanti. L'ambiente si è surriscaldato velocemente, e si è fatta menzione di precise responsabilità del governo in uscita di Bush, impegnato a destabilizzare frontalmente i governi di quattro Paesi sudamericani.
Il Presidente Lugo, nei giorni scorsi aveva denunciato che è in marcia un colpo di Stato in Paraguay, pianificato dall'esterno, mirante ad impedire sin da subito che il suo governo possa iniziare a governare. In Bolivia sono passati al sabotaggio di oleodotti per l'esportazione del gas al Brasile. Da parte della Casa Bianca non c'è stata nessuna condanna del terrorismo.
Chávez ha avvertito che a qualsiasi reazione inconsulta di Bush, il Venezuela risponderà con l'arma dei rifornimenti petroliferi: "Vogliamo vivere in pace ma vogliamo essere rispettati, e non siamo più disposti a fare la fine di Allende..."
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