domingo, 20 de diciembre de 2009

Brasile:Responsabilità del fiasco è degli Stati Uniti

Ministro italiano dell'Ambiente: Cina e USA non desiderano nessun accordo internazionale - Cuba: La presidenza danese del COP15 ha legittimato la condotta irregolare degli Stati Uniti

Il ministro dell'Ambiente brasiliano, Carlos Minc, appena sbarcato dal volo provenienete da Copenhagen, ha affermato che gli Stati Uniti hanno la responsabilità del «fiasco» del vertice climatico «e il fatto che non si siano impegnati a ridurre le emissioni pericolose ha avuto un peso ed un effetto decisivo sul vertice. La bozza finale lascia troppo a desiderare, oggi è un giorno molto triste, di grande frustrazione».

«Il valore di 30 miliardi di dollari che gli USA destinano ai Paesi in via di sviluppo per ridurre i cambiamenti climatici non è nulla, è meno di quanto il Brasile da solo spenderà per rispettare i traguardi climatici approvate dal Congresso di Brasilia», ha detto il ministro Minc. Il Brasile spenderà, senza esservi costretto da nessuno, ben 16 miliardi di dollari all'anno per ridurre del 39% le emissioni di gas nocivi fino al 2020.

Secondo il World Development Movement, membro del network Climate Justice Now!, davanti agli oltre 400 miliardi di dollari richiesti dai Paesi del G77 solo alcuni giorni fa, gli Stati Uniti e l’Unione Europea offrono solo 10 miliardi di dollari (un quarantesimo) per il biennio 2010-2012.
Inoltre, non si tratterebbe di nuovi stanziamenti ma di cifre stornate da vecchie linee di finanziamento già esistenti , cioè sottratte ad altre funzioni già approvate.
A parole, “dovrebbero” salire a 100 miliardi di dollari, ma “l’accordo” sottoscritto dal “Club dei 4” (UA, Cina, India e Sudáfrica) non è vincolante in nessun aspecto. “Dovrebbero”.

Susanna Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente italiana, ha avuto toni molto critici sull’epilogo di Copenhagen, e punta il dito contro il G2 “..l’accordo tra Usa e Cina i cui presidenti, a un certo punto, si sono visti cinque minuti in albergo e hanno mandato a monte tutto. Hanno fatto saltare il banco”.

Questi due Paesi non accettano impegni vincolanti e verificabili. Non vogliono, insomma, che ci siano accordi internazionali che impongano loro alcunché e non vogliono, soprattutto, che ci possano essere dei controlli su quello che stanno facendo in materia di riduzione effettiva delle emissioni inquinanti. Dato che questi Paesi messi insieme sono responsabili del 50% delle emissioni di CO2, si capisce bene che un loro chiamarsi fuori dalla partita equivale ad affossare la conferenza sul clima”.

Il ministro degli esteri di Cuba lanciò una bordata di accuse contro la presidenza danese della Conferenza, che ha avallato conciliaboli clandestini tra un ristretto gruppo di 16 Paesi.
"Il documento di cui lei ha negato varie volte l’esistenza è apparso adesso…c’erano altre bozze che circolavano sottobanco… E’ censurabile il modo come lei ha presieduto questa assemblea…
Per Cuba è inaccettabile la meta che autorizza il riscaldamento dell’atmosfera fino a 2 gradi… In questa bozza clandestina non viene raccolta nessuna delle esigenze dei non-industrializzati… Per Cuba qualsiasi accordo debe partire dal riconoscimento del Protocollo di Kyoto”.

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