lunes, 10 de febrero de 2020

"VENEZUELA - Perche' e' necessario un libro su un paese su cui c'e' informazione continua?


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VENEZUELA. OLTRE LE MENZOGNE E IL MITO" di Arantxa Tirado, Ediciones Akal

Nelle pagine iniziali del libro “Venezuela, Oltre le menzogne e il mito”, scritto dalla politologa Arantxa Tirado per le edizioni Akal,  sorge una domanda fondamentale: “perche' e' necessario un libro che tratta di un paese sul quale c'e' informazione continua?” La risposta, paradossalmente, e' proprio per questo, perche' nella “valanga di notizie” si trova poca informazione ed esiste una “distanza abissale” tra “quello che ci raccontano del paese sudamericano e quel che realente li' si vive'”, scrive l'autrice nell'introduzione.
Arantxa Tirado si e' laureata in Relazioni Internazionali nell'Universita' di Barcellona, da 20 anni segue gli eventi del Venezuela. Nell'ultima Fiera Internazionale del Libro di Caracas, ha presentato questa pubblicazione. 
In questa opera di 250 pagine, l'autrice cerca di “smontare tante falsita' e miti”, che si sono accumulati sul Venezuela, basandosi sui fatti e dati. “E' il minimo che possiamo fare per il popolo venezuelano e per tutti noi; in ultima istanza, per salvare l'umanita'” afferma Tirado.
Arantxa Tirado, politóloga.
Arantxa Tirado, politologa
Il tuo libro e' stato pagato dal governo del Venezuela?

Questo e' uno dei principali miti dell'opposizione venezuelana: ritenere che uno straniero che difende la Rivoluzione Bolivariana, o che non si unisce alla campagna diffamatoria e di manipolazioni, non puo' che essere al soldo della
"narcodittatura" di Nicolás Maduro. Non riescono proprio a capire la natura delle persone che sostengono questo processo. Sono militanti, gente di sinistra e dei settori piu' combattivi. Sono pochi quelli che difendono il Venezuela, all'esterno di  quel paese, questo va detto. Nello Stato spagnolo non da' nessun tipo di vantaggio economico, sociale o lavorativo. Nelle reti sociali, mi dicono che faranno in modo che non trovi mai lavoro, perche' difendo la "dictadura venezolana".
Vivo lavorando -dice la politologa Arantxa Tirado- e se anche volessero pagarmi in Venezuela, non accetterei quel denaro percche' da venti anni difendo la Rivoluzione Bolivariana, Da quando seppi della vittoria di Hugo Chávez, cominciai a interessarmi, poi a difendere il Venezuela. Non farei niente per ego, prestigio o soldi.
Adesso che ti ha pubblicato un editore prestigioso, credi che diranno ancora che il Governo di Maduro ha finanziato?

Nelle reti dicono che mi pagano per ogni twit che ricevo. E' una componente della loro impotenza. Non possono capire, sono tanto accecati dall'odio verso il chavismo, dalla loro incomprensione per il tema delle classi sociali, dalla rabbia, dalla discriminazione contro il popolo. Non possono concepire che ci siano degli europei che difendano questo, credono che lo facciamo “perche' non sappiamo”, “perche' non abbiamo vissuto le sofferenze del popolo venezuelano”. Nemmeno loro, parlano in nome del popolo pero'non l'hanno vissuto.


Sono arrivati a dirmi che Maduro, se ha pagato me, sicuramente si sara' rivolto alla casa editrice per pubblicare il libro. In twitter si chiedevano chi pagava l'editore. Ignorano che Alkal e' una casa editrice privata, con una propria linea e pubblicano in funzione dei loro interessi. Non sanno come funziona il mondo editoriale: un autore non riceve soldi per scrivere un libro, ma incassa una percentuale sulle copie vendute. Con questo, ti assicuro che non si vive.

Come hai costruito il libro?

E' il frutto di un coinvolgimento di molti anni nella difesa della rivoluzione, con l'Assemblea Bolivariana della Catalogna, e di studio del processo. Nel mio dottorato in Relazioni Internazionali sulla politica estera di Chávez, ne ho utilizzato dei frammenti in alcune parti del libro.

Cominciai a scriverlo nel marzo 2019 e in pochi mesi dovetti terminarlo. Quando cominci a scrivere, ti rendi conto che il lavoro fatto in precedenza ce l'hai disponibile, e che sebbene sia stato redatto in pochi mesi, sono anni quelli passati a scrivere sul Venezuela.

Medioactivismo y narrativas gráficas (Midia Ninja + Altos de Lídice + Utopix)

Non credi che quando uno straniero tratta la vicenda venezuelana, potrebbero mancare dati o esserci valutazioni soggettive?

Questo timore e' anche il mio, perche' in fin dei conti non sono venezuelana, e non conosco appieno la cultura popolare venezuelana. Sebbene vi abbia vissuto, mi manca tutta una parte. Il mio approccio e' piu' di tipo politico ed e' piu' contemporaneo al chavismo. Percio' c'e' sempre questo timore e il rispetto di venire da fuori. Non cerco di parlare al posto dei venezuelani, solo sono un megafono per le opinioni di certi venezuelani, senza rinunciare a dire la mia che -come dico all'inizio del libro- ha solide fondamenta. Cercano di denigrarmi: “La dottoressa McDonald's fa un'analisi politica perche' c'e' un McDonald's". Vogliono confondere, in realta' sono strumenti di lavoro differenti.

Quale tipo di lettori leggera' il tuo libro?

La logica del libro e' rivolgersi alla gente che si chiede che sta succedendo in Venezuela, e fornire la possibilita' di avvicinarsi a una visione differente da quella che media spagnoli presentano tutti i giorni.

Nel libro parli di miti, forse uno e' quello che il chavismo e' morto? Che esiste solo il “madurismo”?

Ci sono chavisti che dicono “sono chavista ma Maduro e' un'altra cosa, e' che la corruzione...” Uno risponde che questi problemi esistevano anche nella presidenza di Hugo Chávez, e che la sua figura era carismatica, emblematica, travolgente, senza dubbio e' insostituibile. Ma e' ingiusto per Maduro fare questo tipo di paragoni non necessari. Salo per coloro che interessatamente vogliono seminare linee divisorie, con il fine di dar corpo all'idea che non esiste una continuita' storica. Invece c'e', si tratta dello stesso progetto, con qualche variante.


Puo' esistere un chavismo senza Chavez?


Certo. Questo tipo di idee, che possono attecchire in modo ingenuo, non sono casuali, provengono da laboratori psicologici, che generano tendenze ed espedienti attraerso i loro intellettuali, ideologi, e soprattutto i loro media.



I dirigenti dell'opposizione sostengono che quesi venti anni di vhavismo hanno distrutto il paese, in piu' effermano che durante il governo di Chavez le cose funzionavano, mentre con Maduro le cose sono peggiorate.


E' un errore cercare una logica nel loro discorso. Sono affermazioni eminentemente emotive, che nascono dalla rabbia, dalla frustrazione di aver perso il potere politico, o da situazioni personali difficili, dalle separazioni familiari, dalla perdita di potere d'acquisto. Sono fattori che impediscono di pensare razionamente. Quel che sorprende non e' che loro parlino in questo modo, ma che nei media d'Europa ci siano persone -presuntamente serie e preparate- che stanno avallandole in modo acritico.


Allora, se “prima stavamo bene e poi con Maduro si e' rovinato tutto”, come si spiega che ci siano “20 anni di disastro economico”? E poi -contemporaneamente- quei lodevoli indicatori economici pubblicati dalll'ONU durante i primi dieci anni? Molti articoli di economisti hanno messo in risalto le conquiste economiche e sociali per il popolo eseguite dal chavismo.


Perche' c'e' stata questa guerra economica? Perche' bisognava 

finirla con un buon esempio. Anche se arrivano a dire che non e' stato fatto nulla contro la poverta' in Venezuela, non si puo' negare che adesso la poverta' stia incrementandosi. Nei primi anni scese in modo impressionante, in termini storici in modo incredibile. C'e' chi domanda se era tanto difficile eliminare del tutto la poverta', e Chavez non lo fece. Perche' non lo fecero tutti i governi precedenti che lasciarono il paese in condizione vergognosa? Come mai il Venezuela esplose con il "Caracazo"? Se tutto era meraviglioso, come spiegare l'arrivo di Hugo Chávez? 

Che rispondi a chi accusa che in Venezuela manca la democrazia o che le elezioni sono manipolate e falsate?


Lo ripetono da troppi anni senza fornire prove, come spiego nel libro, ci sono sempre stati osservatori elettorali internazionali  che hanno confermato i risultati ufficiali, Le macchine per votare -che hanno informatizzato la votazione- son all'avanguardia nel mondo. Mi chiedo come sia possibile frodare le elezioni quando si e' sotto osservazione permanente, con il livello e quantita' degli osservatori, invitati dagli oppositori. Senza tener conto del Consiglio Nazionale Elettorale che faanche la supervisione delle elezioni primarie o interne dei partiti oppositori. Perche' il CNE va bene per una cosa e per l'altra no? Perche' non reclamano quando vince l'opposizione?


Sono ancora argomentazioni senza logica per persone disperate che attecchiscono all'estero, dove c'e' un elevato livello di disinformazione. La solfa di “frodi", “democrazia inesistente", "dittatura", e la gente non va oltre. Quando si analizza la notizia manca sempre un riscontro, se esistesse una prova delle frodi sarebbero gia' pubblicate dappertutto.

Le misure punitive contro il Venezuela fanno parte della lotta alla corruzione?

...Bisogna stare attenti a questi discorsi di “lotta alla corruzione”, quando li propinano quelli che sono i veri e autentici corruttori, e che in piu' stabiliscono chi lo e' e chi no, in un modo molto ipocrita. E' molto preoccupante che la corruzione, che non nego possa esistere in Venezuela, allo stesso modo che in altri paesi, si utilizzi per screditare solo governi di sinistra, nascondendo sempre che ci sono governi di destra che sono ugualmente o piu' corrotti.

La corruzione e' uno dei pilastri portanti di queste strategie 'lawfare' che -negli ultimi tempi- stanno applicando nella regione. Sono saltate in primo piano quando sono riusciti ad estromettere Lula, a Dilma dalla presidenza del Brasile. Bisogna fare molta attenzione ai discorsi della “lotta alla corruzione”, a cui la sinistra spesso si aggrega.

Che puoi dire su chi crede che le sanzioni non sono contro il Venezuela macontro Maduro?

Hanno detto anche che risalgono agli ultimi anni e che l'economia e' ugualmente un disastro. I compagni di Misión Verdad e del Centro de Investigación Económica y Política (CEPR), con sede en Washington, hanno fatto un lavoro sulle conseguenze del blocco e come queste sanzioni -nonostante cerchino di far credere che sono contro singoli dirigenti- danneggiano invece organismi finanziari e amministrativi dello Stato venezuelano. Blocca gli acquisti che potrebbero effettuare all'estero, e ovviamente colpiscono anche le politiche sociali, che sono quelle che differenziano la rivoluzione dai governi passati.

Dire con leggerezza che sono rivolte solo contro i dirigenti rivoluzionari, rende esplicito lo sforzo di occultare la natura autentica delle sanzioni e del blocco in corso di attuazione.

E' credibile che gli aiuti degli USA sono “disinteressati”, per favorire il “ritorno della democrazia in Venezuela”?


Gli Stati Uniti, come qualsiasi altro potere e come paese egemonico, investe molto denaro per difendere il suo posto nel mondo, e' consapevole che i tanti golpes andati a segno durante il secolo XX in America Latina, fanno perdere li prestigio.Sa che deve cercare altri meccanismi per intervenire, per conservare influenza, e per fare in modo che gli avvenimenti politici e sociali - nei paesi considerati territorio di influenza- vadano dove essi desiderano. Gioca un ruolo anche il cosiddetto aiuto allo sviluppo, presentato come qualcosa di buono, ma in realta' ha uno scopo nascosto: interferire, mappatura delle ricchezze, risorse e controllo della popolazione.

Gli “aiuti umanitari” sono un altro aspetto di una guerra che e' invisibile agli occhi ma esiste, essendo una guerra ibrida, composta da ingredienti propagandistici, mediatici, di destabilizzazione in rete, per esempio di attacchi al sistema elettrico.

Non sono indispensabili le truppe o lanciare bombe per stare in guerra. Quella psicologica non spara un solo proiettile ma e' diretta ai processi rivoluzionari. E' un tipo di guerra che prevede molti tipi di attori. societa' civile, ONG, uso della delinquenza, come si e' visto con il paramilitarismo colombiano, infiltratosi in certi quartieri venezuelani, specializzato in omicidi selettivi di leader sociali e politici.

Il Venezuela e' in guerra, non soltanto economica ma di ampio spettro, e questo dovrebbe metterci in allarme, perche' quando confidi e non vedi arrivare il nemico, e' quando ti colpisce.


Il tuo libro ha un'epigrafe di Chavez che definisce il suo paese come un “motore”, tuttavia come si spiega che adesso e' “il fattore di destabilizzazione della regione?

Innanzitutto con la costruzione mediatica e politica di “bestia nera” del sistema, non vuole aver nulla a che fare con questo “cattivo esempio”, percio' si bevono tutta la propaganda. Un certo tipo di sinistra latinoamericana dovrebbe riflettere: in certi momenti ha smess di appoggiare il Venezuela.
Non difendere una rivoluzione quando e' quasi assediata, e' una modo per  mascherare la pusillanimita'. E'ignobile non riconoscere il ruolo effettivamente svolto dal Venezuela, come motore della costruzione geopolitica alternativa e nell'integrazione latinoamericana-caraibica, in modo assai generoso.

Non solo in termini economici, per “distribuire denaro e comprare le volonta'” come crede l'opposizione. Chavez aveva la determinazione che il petrolio venezuelano doveva servire allo sviluppo dell'America Latina e dei Caraibi, dei popoli. Questo avrebbe rafforzato l'intera regione, per difendersi meglio dagli attacchi degli USA, e per situarsi con piu' peso nel sistema internazionale.

L'oppositore Julio Borges ha detto che il Venezuela e' na patologia, credi che ci sia stato un annichilimento morale del chavismo?

E' grave, detto da un venezuelano, per di piu' in un contesto dove potrebbe innescare atti xenofobi contro altri venezuelani che stanno vivendo in altri paesi. Sono pericolose queste similitudini con i virus e malattie, perche' questo e' contenuto nei documenti statunitensi di assistenza per lo sviluppo, concepiti come palliativo per la ipotetica “crisi umanitaria” che contagerebbe la regione.

Uno degli argomenti pretestuosi che loro utilizzano e' quello della trasmissione di malattie da parte dei venezuelani, questo e' come una fase preparativa dell'intervento militar-umanitario. Che Borges parli cosi' non e' un caso fortuito, non mi sorprende perche' lui ha fatto lobby all'estero contro il suo paese, e l'autoproclamato Juan Guaido' ha invocato apertamente una invasione militare. Che puoi aspettarti da sedicenti patrioti che richiedono che alri massacrino il loro popolo?

Dedichi il tuo libro al "popolo chavista per l'esempio di lotta, resistenza e dignita'”, Perche?

Relmente sento che e' un onore poter scrivere questo libro e che i rivoluzionari venezuelani lo leggano, e che sentano che puo' esser utile che si stia dicendo la verita' sul Venezuela. E' veramente un onore che -da straniera- i venezuelani considerino che e' stato scritto animata dall'impegno e dalla verita'. Inoltre, che si affermino cose dimostrabili, forse possono aiutare a difendere il Venezuela.

Mi rende orgogliosa, perche' l'ho scritto con umilta', come possibile canale per trasmettere qualche verita'. Non sono la prima ne' l'unica, questa difesa non e' solo mia. E cio' mi fa credere che la storia ci dara' ragione, e se il Venezuela trionfa,l'umanita' va verso la vittoria.

Sulle loro spalle ricade una forte responsabilita' storica, e mi sembra ingiusto che il peso di questa sfida sia lasciato alla sola Rivoluzione Bolivariana. E' nostro dovere non limitarci a difendere unicamente il Venezuela, ma costruire -nei nostri rispettivi territori- un'alternativa che sia una diga verso gli attacchi micidiali che le nostre elites scagliano contro il Venezuela..

Nathali Gómez - traduzione SELVAS - fonte QUI

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