di Gianluca Bifolchi
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I processi di revisione costituzionale in atto in paesi dell'America latina come il Venezuela e la Bolivia sono interessanti esperienze pilota che dovrebbero fornire ispirazione per la sinistra europea.
Organismi di democrazia diretta e autogestione nelle comunità locali o formule di referendum revocatorio che interrompano a metà termine il mandato rappresentativo di chi ha tradito la sua base elettorale - tutte cose attualmente sperimentate in America Latina - , sono indicazioni dello sforzo che andrebbe compiuto per restituire alla parola democrazia il suo significato originario, e liberarlo dalle interpretazioni spurie e interessate di trecento anni di pensiero politico liberal-borghese.
Ma il compiersi di questi esperimenti in America Latina non è un frutto caduto dall'alto. E' al contrario il risultato di imponenti movimenti popolari di contestazione del neoliberismo sorti nel corso degli anni 90, in reazione alla consegna della nazione alla predazione di multinazionali europee e statunitensi.
La "Sinistra radicale" che scende in piazza paventata da Berlusconi sarebbe, per l'appunto, un'analoga liberazione di energie popolari nel contesto italiano ed europeo da utilizzare in una lotta di conquista di una vera democrazia, intesa come potere del popolo e per il popolo.
L'umiliante decesso del bertinottismo e dei suoi annessi e connessi è la condizione provvidenziale perché le energie antagonistiche necessarie ad una rigenerazione democratica del paese - ma sarebbe meglio dire per la costruzione di una democrazia autentica, che non ha veri precedenti nel nostro paese - non vengano prosciugate nelle tattiche dilatorie del parassitismo burocratico-professionale che non ha altra mira che costruirsi un confortevole nido nelle istituzioni.
E' per questo che a me i risultati di ieri non dispiacciono. Già, proprio così, a me non dispiacciono affatto.
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