viernes, 18 de abril de 2008

Italia:Vince il neoliberismo pragmatico

Le elezioni appena concluse -viste da lontano- mostrano la coagulazione istituzionale del neoliberismo come unico orizzonte lecito e possibile. La "semplificazione" da molti sospirata si concretizza come ulteriore tentativo di "bipartitismo forzato".
Cioè di snellimento dei due principali "contenitori" di micro-partiti et similia. Il contenuto, invece, è identico: il neoliberismo nelle sue due varianti, quella pragmatica e quella idealista.

In questa morsa, ancora una volta alla sinistra istituzionale di base -quella che designano come "radicale"- è riservato solo il ruolo di apportare un sostegno parlamentare a cambio di nulla.
Insomma, soci onorari senza diritto agli utili: la redistribuzione è sempre rinviata al futuro. Salariati e pensionati devono aspettare.

Ha perso il neoliberismo idealista dei neofiti, quello ingenuo e trionfalista che non si è ancora accorto che la globalizzazione è un mito in picchiata, e che gli Stati Uniti sono in aperta recessione. Nonostante l'aperto intervento dello Stato in funzione di Crocerossa della Banca e della Borsa. No, loro non hanno ancora assimilato che il "mercato non è più in grado di regolarsi da solo".
Ha perso l'asettico "politicamente corretto" percepito come improvvisata falsificazione pubblicitaria; come una copia una copia identica all'originale, priva persino della non-qualità di "male minore".

Giulio Tremonti, in una recente fatica letteraria, esprime il senso utilitaristico dei pragmatici: la globalizzazione era perfetta fino a quando le multinazionali "occidentali" si aggiudicavano a prezzi stracciati l'intera economia della Russia e dell'Europa orientale. La democrazia era squisita quando Eltsin prendeva a cannonate il riottoso....Parlamento russo.

Adesso
, però, non va più bene perchè c'è l'invasione delle merci fabbricate in Cina (dalle multinazionali), e con il dollaro interamente sminchiato siamo nelle mani dei musi gialli. E della velocità con cui si liberaranno delle loro obese riserve di dollari: e se osassero compre le "nostre" banche?

Il neoliberismo pragmatico fiuta come un cane da tartufi il vento neo-protezionista che si sta levando: in primis c'è da salvare l'elettorato dei piccoli e medi imprenditori del Lombado-veneto. Poi sanno che la crisi che è alle porte è epocale, e ipotizzano anche l'uscita dall'euro.
Tutto questo Walter non lo sa, e i suoi seguaci si gingillano con i diritti umani con molta loquacità; sui diritti sindacali dei cinesi sono più molto abbottonati per non dispiacere ai Colaninno & C.
"Tu vo fa l'ammericano, mmmericano, ma ssi nate in Italì....",
ma siamo nel 2008 e Alberto Sordi riposa in pace da tempo.

Le due correnti neo-lib, concordano totalmente sull'ineluttabilità di retribuire gli operai cinesi con 10 centesimi di euro all'ora, e che quelli italiani -se vogliono di più- devono produrre di più perchè....se non si produce più ricchezza non si può redistribuire!
Tutto il potere all'impresa! L'economia deve dirigere tutto! Mettere la merce al primo posto!

La gravità della crisi italiana oltrepassa le risibili vicende dei "partiti", persino quelle dell'economia, perchè sconfina in una crisi identitaria, dove lo sguardo sul futuro è cupo, e si ripercuote drammaticamente sugli indici di natalità.
Si ha paura di procreare e si ha paura delle invitabili braccia di rimpiazzo degli extracomunitari.
C'è qualcosa che non va. Gli elettori hanno solo detto che "si salvi chi può!"


La quadratura del circolo: la Cooperativa Muratori Cementisti (CMC) di Ravenna, già presieduta dall’ex-ministro Bersani, ha vinto l'appalto per la costruzione della nuova base degli Stati Uniti in quel di Vicenza. Si può fare?

Que se vayan todos
! Que se vayan todos! Que se vayan todooos!


Tito Pulsinelli




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