L'aumento del prezzo del riso colpisce la parte più povera della popolazione nel Sud dell'Asia. Elemento base dell'alimentazione di milioni di persone, il riso ha subito dall'inizio dell'anno un rialzo di oltre il 40% del suo prezzo, acuendo i timori di chi
assiste a un generale aumento del costo dei generi alimentari e teme una scarsa disponibilità di cereali.
Le cause del fenomeno sono complesse e vanno ricercate in un più ampio
sistema commerciale e finanziario. Da un lato, la crisi dei mercati
finanziari ha spinto molti grandi investitori a rifugiarsi nel mercato delle
materie prime determinando un processo speculativo senza precedenti.
Dall'altro, l'impiego di sempre più ampie porzioni di coltivazioni per la
produzione di beni agricoli destinati ai biocombustibili sta determinando,
oltre al rialzo del prezzo dei beni coinvolti, anche uno spostamento dalla
produzione per il consumo alimentare a quella per sostenere il mercato di
fonti di energia alternative al petrolio.
La liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli ha reso molti Paesi del Sud incapaci di affrontare questi processi inflattivi e ad accaparrarsi la fetta più grossa dei guadagni derivanti dal rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli non sonocerto i piccoli contadini, ma le grandi imprese di trasformazione e commercializzazione, che acquistando enormi quantità di prodotti
condizionano il prezzo sul mercato internazionale.
La presenza degli intermediari, che accumulano scorte di prodotto per rivenderle al momento più favorevole, allunga la filiera e genera un aumento del prezzo finale di cui non beneficiano i produttori. In tutto questo si inseriscono il deterioramento degli ecosistemi, la desertificazione, le alluvioni che hanno un impatto enorme sulle coltivazioni - che nel caso del riso rappresentano la principale fonte di sussistenza per miliardi di persone nel mondo.
I rappresentanti delle associazioni nostre partner nei progetti di cooperazione in Bangladesh e in India ci confermano la situazione e la preoccupazione della popolazione. Swapon Kumar Das, responsabile dell'ONG Dalit che opera in Bangladesh, paese al 140° posto della classifica mondiale per Indice di sviluppo umano, ci racconta che "il Bangladesh, colpito nel 2007 da due alluvioni e un ciclone, ha problemi agricoli acuiti anche dall'aumento della salinità delle acqua fluviali.
Da una parte si innalza il livello del mare, dall'altra l'India ha bloccato l'arrivo di acqua dolce con
la diga di Faracca. Diminuisce così la produzione interna e aumenta la dipendenza dalle importazioni, aggravano la situazione alimentare di una popolazione di circa 150 milioni di persone."
(Cristina Coppo, Ufficio Stampa - Mani Tese)
No hay comentarios:
Publicar un comentario