sábado, 4 de julio de 2009

Honduras: Il fattore Neanderthal e la Casa Bianca

"Scenario Haiti" per attualizzare l'opzione preferenziale per le oligarchie

Tito Pulsinelli
I protagonisti pubblici ed occulti del golpe hanno risposto no al segretario della OEA J.M. Insulza. Non sono disponibili ad alcuna concessione e tirano diritto sulla strada maestra della brutalita' autarchica. Ciò non sorprende più di tanto chi conosce la mentalità dell'oligarchia honduregna, che si è sempre concepita come congerie di funzionari locali dell'impero o concessionari del subappalto neo-coloniale.

Nella loro identita' primeggia con forza un "fattore Neanderthal" che è una caratteristica genetica di casta. Oltretutto, si e' loro accodato anche l'ineffabile cardinale di Tegucigalpa che ha richiesto al legittimo Presidente Zelaya di non tornare: rimanga in esilio forzato. Il cardinale si e' intruppato nell' obeso ovile dei colleghi delle altre elites.

Sarebbe superficiale ritenere che i golpisti credano di poter contrapporsi a tutto e tutti, nell'integrale isolamento dal mondo. Non e' pensabile una riedizione tardiva e sfasata di un "gorillismo come fase suprema del golpismo del secolo XXI".

Micheletti ed accoliti hanno deciso di non mollare; credono di poter tener duro sei mesi, arrivare a novembre, ed organizzare le nuove elezioni direttamente loro, con le loro condizioni modalita e regia.

Questo è lo scenario disgregatore e di forte impatto negativo che -secondo gli sponsor forestieri- porterebbe al contenimento, freno o implosione del movimento di resistenza popolare anti-oligarchico e anti-imperiale.

Sarebbe la riedizione del modello Haiti: trattenere fuori dal Paese il Presidente legittimo, obbligarlo ad una serie di concessioni a catena che dimininuirebbe il suo presigio, e poi intensificare la repressione quando l'attenzione del mondo calerà.

Dopo il golpe contro Jean Bertrand Aristide, rimase tre anni fuori in esilio, mentre la situazione interna di Haiti si incancreniva e la sua base sociale organizzata subiva colpi demolitori.

Ad Aristide fu consentito di tornare in patria solo quando diminuì il pericolo per i clan oligarchici locali e gli Stati Uniti, e sotto tutela di truppe internazionali.

Questo è il quadro dentro cui intendono muoversi i golpisti di Tegucigalapa e le forze -parzialmente occulte- che li guidano e proteggono. Risuonano in modo lugubre, e fanno molto riflettere le parole di un portavoce di Washington: non sospenederemo i programmi militari in corso d'opera. A Palmerola c'e' ancora una base militare con un migliaio di uomini.

Gli Stai Uniti si sono aggiunti per ultimi alla lista corale ed unanime dei Paesi che riconoscono Zelaya. Per ultimi. E i "portavoce" fanno scivolare i loro distinguo e precisazioni ambugue e sibilline.

Il Dipartimento di Stato e il Pentagono, H.Clinton e R. Gates parlano la stessa lingua? In altre parole, Obama ha il controllo su tutto l'apparato?

Si direbbe di no, o che quel che li accomuna è la condivisione dello "scenario Haiti". Questa versione edulcorata del golpismo scavera' -ancora una volta- un fossato con i movimenti, società civile e governi del cambio nelle Americhe indo-afro-latine.

La Casa Bianca -ancora una volta- confermerebbe la sua opzione preferenziale per le oligarchie continetali ed il "fattore Neanderthal".

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