viernes, 23 de abril de 2010

Il caso Goldman Sachs

Andy Warhol

Lo scandalo della Goldman Sachs (GS), la maggiore banca d’affari del mondo, rea di aver ingannato i propri clienti investitori sulla solidità dei propri derivati (1), è soltanto l’emblema di sovranità nazionali, soprattutto europee, oramai in disuso ed in delega alle due Banche Centrali Occidentali, di cui la Bce europea, risulta essere, a sua volta, in dipendenza concordata con la Fed (Federal Reserve) Usa.


Una indignazione creata ad hoc dal governo Usa in accordo con la Sec (Securities and Exchange Commission) adibita al controllo legale finanziario (equivalente dell’italiana Consob) il cui obbiettivo è mirato a due linee di intervento convergenti tra di loro: da un lato il presidente Obama vuole sfruttare lo scandalo della frode finanziaria, per una riforma della finanza Usa, che abolisca la clausola del “too big to fail” (banche troppo grandi per fallire) messa a carico dei contribuenti americani; e nel contempo mettere in riga, con un effetto a cascata partendo dalla GS, le banche europee più coinvolte nei titoli spazzatura tra cui, la svizzera Ubs, la tedesca Deutsche Bank e l’inglese Merrill Lynch; e/o più prosaicamente, presentare il conto all’imbelle Europa, diventata, nel frattempo, un terminale finanziario simile ad un buco di latrina, dove, nel mentre si inneggia alla libera circolazione dei capitali Usa, si attiva lo sciacquone, per cancellare ogni scempio finanziario perpetrato dal paese dominante.


Un gioco troppo facile per il “mentore” presidente, che in modo ondivago cerca una soluzione meno indigesta per i propri subdominanti con qualche vuoto di memoria storica alle spalle. Per quanto riguarda la GS, i cui dirigenti sono diventanti i massimi consulenti politici-economisti della Casa Bianca e di alcuni paesi “chiave” al predominio Usa in Europa (vedi per esempio Draghi governatore di Bankitalia), ha continuato a emettere titoli tossici fino all’inverosimile, prima e dopo il crollo di Wall Street del 2008 e senza fallire, come al contrario successe alla consorella banca d’affari Lehman; e del resto non può fallire una banca d’affari che rappresenta in vitro un laboratorio politico per chi facendo affari vuole allungare la sua carriera manageriale dentro le istituzioni americane.


Una banca d’affari, la GS, che oltre a rappresentare un vero e proprio ariete finanziario per ogni strategia geopolitica Usa, nel mettere il proprio zampino rapace in ogni paese (il caso Grecia insegna), è diventata nel tempo un simbolo inquietante di un modello bancario della truffa, che ha fatto scuola al proprio interno; come ha denunciato recentemente il giornalista Marcello Foa, le grandi banche americane truccano i loro conti: i Big del credito Usa “abbelliscono i propri bilanci nascondendo il 42% dei propri debiti qualche ora prima della presentazione dei risultati trimestrali”.

(1) La Goldman ha piazzato titoli derivati senza avvertire i propri clienti della loro tossicità (titoli fasulli pari ad un valore zero) e nel contempo specularci sopra.

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