Antonio Grego, Tiberio Graziani www.eurasia-rivista.org
Alcuni giorni fa Teheran ha annunciato che organizzerà il 17 e 18 aprile una conferenza sul disarmo nucleare a cui parteciperanno delegati di molti Paesi. La conferenza avrà come tema «l’energia nucleare per tutti, l’arma nucleare per nessuno». Può spiegarci le motivazioni che hanno portato l’Iran ad organizzare questa conferenza?
Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso vi ringrazio per la vostra presenza e ringrazio anche il vostro punto di vista basato sul diritto e sulla ragione. Riguardo questa domanda: l’accumulo di armi nucleari va contro la pace nel mondo e crea preoccupazione nella comunità internazionale. Nonostante tutta la propaganda e gli slogan fatti finora non è stato compiuto niente di concreto per eliminare queste armi nucleari.
La Repubblica Islamica dell’Iran con lo scopo di vincere le attuali sfide nel mondo su questo tema e presentare soluzioni per avere un mondo privo di armi nucleari e di distruzione di massa organizza questa conferenza alla quale parteciperanno le autorità di oltre 60 nazioni. Con la conferenza di Teheran sul disarmo intendiamo affermare il principio secondo il quale «l’energia nucleare pacifica sia a disposizione di tutti i popoli e l’arma nucleare di nessuno».
La Cina ha già annunciato che parteciperà alla conferenza sul nucleare di Teheran e continua a ribadire di essere contraria a nuove sanzioni contro l’Iran. Gli Stati Uniti ed Israele però, stanno facendo di tutto per far desistere la Cina dalla decisione di appoggiare la causa del nucleare iraniano. Solo l’importanza strategica che ha l’Iran per la Cina, soprattutto dal punto di vista dell’approvvigionamento di risorse energetiche, ha fatto finora da argine a queste richieste. Ma quanto sono saldi i legami tra Cina e Iran in questo momento? Riusciranno gli atlantici a trascinare la Cina dalla loro parte oppure dovranno rinunciare a questa strategia?
L’attività nucleare dell’Iran è un’attività totalmente pacifica. L’Iran è membro dell’AIEA e firmatario del Trattato di non proliferazione nucleare. Ogni attività relativa al nucleare è pertanto sotto la supervisione degli ispettori dell’agenzia. Applicare le sanzioni contro l’Iran non ha nessun fondamento giuridico e legale ed è, soprattutto, contraria ai protocolli del Trattato. Gli Stati Uniti e Israele, che possiedono testate nucleari e minacciano attacchi militari, perseguono una politica senza sbocchi.
Riguardo alla Cina, ricordo che Teheran e Beijing hanno consolidate relazioni amichevoli che risalgono indietro nel passato. La posizione indipendente della Cina a difesa dell’attività nucleare pacifica dell’Iran è da ammirare. Ci si aspetta che la Cina e la Russia non si facciano influenzare dalle pressioni politiche degli Stati Uniti e conservino pertanto la loro posizione indipendente su questa questione.
Oltre alla Cina, anche altri Paesi hanno espresso la loro vicinanza e la loro amicizia all’Iran, tra questi la Russia, la Turchia, il Brasile ed il Venezuela. Lei crede sia possibile per l’Iran, insieme a questi ed altri Paesi, creare un fronte compatto di opposizione e reazione all’influenza statunitense nel continente eurasiatico e nell’America Indiolatina?
Per fortuna oggi l’epoca del dominio del potere colonialistico delle potenze coloniali è finita. I paesi liberi collaborano per i loro interessi bilaterali. Con l’unità ed una maggiore collaborazione l’ordine colonialistico degli Stati Uniti non raggiungerà i suoi scopi. Noi vediamo di buon auspicio questo fronte di opposizione che otterrà risultati concreti per la pace nel mondo, sia in America Latina, sia in Africa, in Asia, e anche in certi Paesi europei. I Paesi nominati stanno tentando di costruire una politica giusta su questa strada. Gli Stati Uniti d’America, con un arsenale pieno di armi nucleari e di distruzione di massa e con un passato nero riguardo all’utilizzo delle armi nucleari, ultimamente hanno minacciato pure un attacco nucleare.
Gli USA che sostengono il regime illegittimo di Israele – che è dotato di bombe atomiche – non hanno alcuna autorità per dare giudizi sull’attività del nucleare civile dell’Iran. Noi auspichiamo che la stessa agenzia per l’energia nucleare atomica non subisca le pressioni delle Potenze, e che, nel quadro dei suoi regolamenti e dell’ordine giuridico controlli le attività pacifiche nucleari di tutti i Paesi e metta, pertanto, fine alla produzione di armi nucleari e di distruzione di massa. Noi auspichiamo che l’AIEA svolga il suo ruolo in questo senso.
Proprio in questi giorni Obama, in vista del convegno di Washington sulla sicurezza nucleare, ha annunciato un cambiamento radicale della strategia sull’uso delle armi nucleari. Gli Stati Uniti annunciano di voler utilizzare le armi nucleari solo in casi estremi e mai contro quegli Stati che rispettano il Trattato sulla non proliferazione nucleare. Obama però ha aggiunto che queste nuove regole non si applicano alla Corea del Nord e all’Iran, i quali quindi restano sotto la minaccia di un attacco, anche con bombe nucleari, benché l’Iran sia firmatario del trattato. Qual è la risposta che l’Iran intende dare a questa decisione di Obama?
C’è da meravigliarsi che l’Iran stia sotto la minaccia dell’attacco nucleare degli Stati Uniti per la sua attività relativa al nucleare esclusivamente civile, come peraltro confermato più volte dalle ispezione dell’AIEA. Gli USA hanno un atteggiamento ambiguo, infatti minacciano l’Iran per il nucleare pacifico, mentre sostengono il regime sionista di Israele – che non è firmatario del Trattato sulla proliferazione nucleare e possiede le testate nucleari – economicamente, politicamente e militarmente. Su tale questione l’Iran non ha bisogno di fare propaganda a proprio favore.
La Comunità internazionale, che è consapevole di tutto, e gli operatori dei media indipendenti e liberi giudicheranno la questione e trarranno le loro conclusioni sull’operato degli Stati Uniti. L’Iran comunque continuerà sulla sua strada fino a quando soddisferà il suo diritto al nucleare pacifico. L’Iran ritiene che il nucleare pacifico e la tecnologia nucleare siano un diritto di tutti i Paesi e di tutti i popoli del mondo. Le sanzioni e le minacce non incideranno assolutamente sulla nostra volontà basata sui diritti dell’Iran. Non inciderà assolutamente sull’autorevole popolo iraniano.
Lei ha parlato di Comunità internazionale: che cosa potrebbe fare l’Unione Europea per facilitare le relazioni tra l’Iran e gli Stati Uniti, considerando il fatto che l’UE è sostanzialmente una parte costitutiva del fronte atlantico?
Riguardo al miglioramento delle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Iran ritengo che non ci sia bisogno di mediatori. Se gli Stati Uniti riducono la loro posizione colonialistica e mettono da parte le loro posizioni ostili nei confronti dei popoli e anche nei confronti dell’Iran, se camminano sulla strada del rispetto reciproco tra i Paesi, automaticamente i rapporti tra i Paesi diventeranno buoni. Se Washington tenderà la mano e sarà sincera su questo, i problemi saranno risolti; ma come dice la Guida Suprema, Obama «ci tende la mano con un guanto di velluto che potrebbe nascondere un pugno di ferro».
A causa delle azioni ostili e delle minacce continue degli Stati Uniti (vedi in particolare l’ultimo discorso di Obama riguardo la minaccia dell’attacco nucleare) noi siamo certi che gli Stati Uniti non vogliano migliorare le relazioni. Però ci aspettiamo che l’Unione Europea – quale potente polo economico – prenda una posizione indipendente nei vari temi di interesse internazionale e non segua pedissequamente le politiche degli Stati Uniti.
La Santa Sede può facilitare, come autorità morale e religiosa, i rapporti tra l’Iran e l’Unione Europea e l’Iran e gli Stati Uniti?
Dalla Santa Sede, per la sua missione religiosa e in quanto portatrice del messaggio di Gesù Cristo, noi ci aspettiamo molto di più che i soli suggerimenti morali e religiosi. Auspichiamo che essa assuma una posizione ferma, determinata, emblematica, di fronte alle minacce delle potenze guerrafondaie e aggressive. Con queste prese di posizione contro le vessazioni che subiscono i popoli dalle potenze colonialistiche, la Santa Sede potrebbe agevolare le relazioni. La Santa Sede potrebbe spingere le potenze occidentali a rivedere il loro operato nella politica internazionale.
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