«La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga»
TP «Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in Borsa» Il papa Bergoglio critica apertamente il liberismo e i media italiani lo ignorano, fedeli alla linea di cancellare tutto quel che cozza contro gli interessi e la "cultura" dei loro proprietari. Il fronte è compatto, e unisce tutte le sponde del fiume che vorrebbero sfociasse nel mar-morto
Esortazione “Evangelii Gaudium” di papa Francesco.
finale della "Nato-economica".
«Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per
assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a una delle esclusioni e dell'inequità”», scrive Bergoglio, che indica che l'uomo sta al di sopra dell'economia. Non viceversa. «Oggi tutto entra
nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il
potente mangia il più debole». Conseguenza: «Grandi masse di popolazione
si vedono escluse ed emarginate: senza prospettive, senza vie di uscita, senza lavoro».
Nell'Evangelii Gaudium (la gioia del vangelo) specifica che «Non si
tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e
dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta
colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si
vive». Il papa sudamericano evidenzia con agio le ricorrenti banalità del liberismo, in particolare quella che è fondamento di una "moderna" superstizione millenarista.
«Alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che
presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato,
riesca a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel
mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti –
sottolinea Francesco – esprime una fiducia grossolana e ingenua nella
bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante».
Gli strali degli ultras del globalismo, con il pervicace fideismo che li caratterizza nel dogmatismo economico, nel relativismo etico dei "due pesi e due misure", si scaricheranno contro il papa di Buenos Aires? Arriveranno ad accusarlo di apostasia o demoniaco culto del populismo? Che dico, capo dei capi dell'immondo, anti-moderno e anti-progressista populismo planetario? O si spingeranno oltre, tentando di rifilare di soppiatto una tazzina di caffè come a Giovanni Paolo I? Ebbene sì, un alto funzionario stipendiato da JP Morgan, non ha perso tempo e con zelo rampogna il prelato per i suoi lamenti (sic) perchè "la povertà non è un fenomeno moderno" -capito?- e poi chi "critica la povertà globale ...deve avere un atteggiamento
più grato (ai mercati, agli usurai? NdT), oggigiorno, che non lamentarsi" (1). Fa l'offeso?
"Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole
I tempi sono talmente bui, che impongono un colpo di timone, un cambio di rotta, che apra la prospettiva all'incipiente epoca di cambiamenti. L'imperativo di far fronte comune contro la barbarie del dispotismo economico, induce un pontefice a parlare pubblicamente non solo come capo dello stato del Vaticano e non solo come leader spirituale. Laddove si tenta di imporre sfacciatamente l'impostura dell'equivalenza tra l'identità e i valori del continente-Europa con l'elitesco egoismo darwinista dell'entità UE, una riflessione è d'obbligo.
Perchè a Bergoglio tocca parlare anche come un leader politico? Insomma, molti "rivoluzionari" si fanno fregare il mestiere.
(1)
L'economista James Glassman di JP Morgan, fa riferimento al papa, quando scrive una nota in cui difende le economie di
mercato e la loro efficienza nel salvare la gente comune dalla povertà.
"Chi è preoccupato per la povertà globale deve avere un atteggiamento
più grato, oggigiorno, che non lamentarsi. I lamenti che si sentono
spesso sull'incapacità dei sistemi economici di far fronte alla piaga
della povertà ignorano alcuni fatti fondamentali".
Intanto, "la povertà non è un fenomeno moderno. Seconda cosa, le
economie dei paesi avanzati si stanno ancora riprendendo da profonde
recessioni e presto torneranno al loro pieno potenziale. Questo è il
motivo per cui le politiche adottate dalle banche centrali rimangono
così accomodanti. Chi è stato colpito dalla recessione riuscità a
riprendersi grazie al recupero continuo dei paesi avanzati. Terzo fattore, nonostante i problemi
ciclici delle economie avanzate, in media il tenore di vita globale
viaggia sui massimi assoluti (....). In altre parole, i sistemi
economici che si basano sui mercati stanno facendo molto di più per
curare la povertà rispetto a qualsiasi sforzo del passato".
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