speciali inglesi e francesi in Libia
all’avvio delleproteste contro Gheddafi, l’integrazione dei terroristi
di al-Qaida nell’opposizione sostenuta dai Paesi occidentali, ecc
Gli squadroni della morte della NATO
Le informazioni raccolte da Sidney Blumenthal su Hillary Clinton forniscono prove decisive sui crimini di guerra commessi dai “ribelli” libici sostenuti dalla NATO. Citando un capo ribelle “con cui ha parlato in piena fiducia”, Blumenthal ha detto di Clinton:
Le informazioni raccolte da Sidney Blumenthal su Hillary Clinton forniscono prove decisive sui crimini di guerra commessi dai “ribelli” libici sostenuti dalla NATO. Citando un capo ribelle “con cui ha parlato in piena fiducia”, Blumenthal ha detto di Clinton:
“Prendendo
le parole con la massima riservatezza, un capo dei ribelli ha detto che
le sue truppe continuano l’esecuzione sommaria di tutti i mercenari
stranieri (che hanno combattuto per Muammar Gheddafi) durante i
combattimenti“. Mentre le esecuzioni illegali sono facili da
riconoscere (i gruppi coinvolti in questi crimini vengono chiamati
convenzionalmente “squadroni della morte”), ancor più sinistro è che
erano considerati “mercenari stranieri” i combattenti di origine
sub-sahariana e, difatti, i civili neri.
Vi è un’ampia documentazione
presso giornalisti, ricercatori e gruppi di difesa dei diritti umani che
dimostrano che i libici neri e i lavoratori sub-sahariani assunti da
società libiche, attività favorita da Gheddafi per la sua politica a
favore dell’unità africana, furono oggetto di una brutale pulizia
etnica.
Il
massacro di Tawarga
I neri libici furono spesso stigmatizzati come “mercenari stranieri” dai ribelli, principalmente gruppi estremisti legati ad al-Qaida, per la loro fedeltà in generale a Gheddafi, in quanto comunità furono stati sottoposti a torture ed esecuzioni e le loro città furono “liberate” con la pulizia etnica e le stragi.
I neri libici furono spesso stigmatizzati come “mercenari stranieri” dai ribelli, principalmente gruppi estremisti legati ad al-Qaida, per la loro fedeltà in generale a Gheddafi, in quanto comunità furono stati sottoposti a torture ed esecuzioni e le loro città furono “liberate” con la pulizia etnica e le stragi.
L’esempio più documentato è
Taweaga, una città di 30000 libici neri. La popolazione scomparve del
tutto dopo l’occupazione da parte dei gruppi ribelli sostenuti dalla
NATO, le Brigate di Misurata. Tali attacchi erano ben noti e
continuarono fino al 2012, come confermato dall’articolo del Daily Telegraph: “Dopo
che Muammar Gheddafi fu ucciso, centinaia di lavoratori migranti
provenienti dagli Stati confinanti furono arrestati dai combattenti
alleati delle nuove autorità provvisorie. Accusarono gli africani di
essere mercenari al servizio dell’ex-leader”.
Sembra che Hillary
Clinton fosse stata personalmente informata dai crimini degli alleati, i
ribelli anti-Gheddafi, molto prima di commettere i peggiori crimini del
genocidio.
al-Qaida e le forze speciali di Francia e Regno Unito in Libia
Nella stessa email Sydney Blumenthal ha anche confermato ciò che divenne un problema ben noto, le insurrezioni sostenute dall’occidente in Medio Oriente e la cooperazione tra le forze militari occidentali e le milizie legate ad al-Qaida. Blumenthal riferisce che “una fonte estremamente sensibile” confermò che le unità speciali inglesi, francesi ed egiziane crearono le milizie ribelli libiche al confine tra Libia ed Egitto, nonché alla periferia di Bengasi. Mentre gli analisti a lungo specularono sulla presenza di truppe occidentali sul terreno, nella guerra libica, il messaggio è la prova definitiva del ruolo svolto da esse e della loro presenza sul terreno nelle prime manifestazioni contro il regime di Gheddafi, scoppiate nel febbraio 2011 a Bengasi.
Nella stessa email Sydney Blumenthal ha anche confermato ciò che divenne un problema ben noto, le insurrezioni sostenute dall’occidente in Medio Oriente e la cooperazione tra le forze militari occidentali e le milizie legate ad al-Qaida. Blumenthal riferisce che “una fonte estremamente sensibile” confermò che le unità speciali inglesi, francesi ed egiziane crearono le milizie ribelli libiche al confine tra Libia ed Egitto, nonché alla periferia di Bengasi. Mentre gli analisti a lungo specularono sulla presenza di truppe occidentali sul terreno, nella guerra libica, il messaggio è la prova definitiva del ruolo svolto da esse e della loro presenza sul terreno nelle prime manifestazioni contro il regime di Gheddafi, scoppiate nel febbraio 2011 a Bengasi.
Il 27 marzo, in ciò che
doveva essere una “rivolta popolare”, gli agenti dei servizi speciali
inglesi e francesi “supervisionarono il trasferimento di armi ai ribelli“, tra cui armi d’assalto e munizioni.
Il timore francese per la moneta pan-africana
La risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite proposta dalla Francia istituiva una no-fly zone sulla Libia “al fine di proteggere i civili”. Tuttavia, una e-mail inviata a Clinton nell’aprile 2011 esprime intenzioni meno nobili.
La risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite proposta dalla Francia istituiva una no-fly zone sulla Libia “al fine di proteggere i civili”. Tuttavia, una e-mail inviata a Clinton nell’aprile 2011 esprime intenzioni meno nobili.
L’e-mail indica
l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy come a capo dell’attacco
alla Libia e individua cinque obiettivi da raggiungere:
avere il
petrolio libico,
garantire l’influenza francese nella regione,
aumentare
la reputazione nazionale di Sarkozy,
affermare il potere militare
francese
ed evitare l’influenza di Gheddafi su ciò che chiamava
“francofona”.
Ancor più sorprendente è il riferimento alla minaccia che
le riserve di oro e denaro libiche, stimate in 143 tonnellate d’oro e
una quantità simile di denaro, “comportassero la sostituzione del franco CFA quale moneta ufficiale dell’Africa francofona“.
Una delle principali cause della guerra, poi, fu la volontà francese
d’impedire la creazione della moneta panafricana basata sul dinaro-oro
libico, un programma che faceva parte dei tentativi di Gheddafi di
promuovere l’unità africana. Questo avrebbe dato ai Paesi africani
un’alternativa al franco CFA, uno dei fattori del dominio neocoloniale
sull’economia dell’Africa Centrale da parte della Francia.
Fonte qui
http://www.contrainjerencia.com/?p=113428
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