lunes, 10 de marzo de 2008

America Latina 1 - Stati Uniti 0

Per commentare i risultati positivi del vertice del Gruppo di Rio riunitosi a Santo Domingo, un giornale venezuelano ha sparato in prima pagina "La guerra è finita". Non senza un'ironia che è fuori luogo. Zero morti, zero feriti, una catena di insulti, una insolita diplomazia-spettacolo,ma non solo.
Sono stati dispiegati sul terreno non solo i mezzi della diplomazia, dell'informazione, ma anche le truppe che avrebbero sigillato le due maggiori frontiere terrestri della Colombia e -soprattutto- l'avrebbero privata di un intercambio commerciale globale di 6 miliardi di dollari.


La combinazione simultanea di questi fattori ha mostrato l'isolamento del governo di Uribe e l'impraticabilità della praxis "antiterrorista" anche all'esterno delle sue frontiere. "La guerra è finita" con il trionfo della dottrina della sovranità degli Stati e la sconfitta per KO della "dottrina 11/9".

In America latina non è possibile -per ora- trapiantare la pratica esogena della "guerra infinita" o la bestialità della "guerra preventiva". Nessun Paese delle Americhe -salvo l'anglosfera Canada/Stati Uniti- è interessato a favorire in qualsivoglia misura questa deriva del diritto internazionale pubblic0 e dei diritti umani.


L'America latina si è affermata come una comunità politica reale, mostrandosi come un attore che basa la credibilità su di un blocco riunito attorno a due alleanze commerciali (Mercosur e CAN), una struttura finanziaria come il Banco del Sur che va ad aggiungersi ad altre, ed una unità geopolitica che ha fatto tanti passi avanti. Sono maturi i tempi di una organizzazione di difesa militare regionale.

Il blocco del sud è il reparto avanzato dell'integrazione latinoamericana ed ha dimostrato che è insufficiente l'ariete-Colombia per minarne la solidità. La Colombia e le sue elites hanno fatto i conti: bastano solo gli Stati Uniti (e il suo mercato) per il futuro?


Il cadavere di Raul Reyes ha un prezzo elevato per l'oligarchia colombiana e per gli Stati Uniti che escono chiaramente sconfitti da questa vicenda. Il Pentagono -per ora- non può applicare meccanicamente i "modus operandi" del passato, nè illudersi di trasferire sul teatro di operazione sudamericano la sceneggiatura bellica del Medio oriente.
Il Venezuela e l'Ecuador non sono Gaza, e la tuta mimetica di "Israele tropicale" si è dimostrata grande per essere indossata dalla Colombia.


I chiodi che non hanno ancora chiuso la bara di Raul Reyes sono -invece- il chiodo definitivo sui vaniloqui geopolitici del povero Bush, della confraternita neocons e dell'unipolarismo. Ma non solo: è stata archiviata la "dottrina Monroe".

Tito Pulsinelli

2 comentarios:

Anónimo dijo...

ciao tito. ottime osservazioni. credo però che gli usa - per gli sforzi profusi nella risoluzione del conflitto (cioè nessuno) - abbiano ottenuto sin troppo. non credi che lo status quo ripristinato valga come una vittoria di uribe? alla fine la sovranità nazionale vale anche per la colombia e de facto si troncano le mediazioni per lo scambio umanitario. alla fine, la colombia è sì più isolata, ma uribe potrebbe avere più libertà d'azione - militare ovvio.
ciao
alessandro

fla.detomin dijo...

La sovanità nazionale dvrebbe valere per chiunque, come pure gli oneri che essa impone: i diritti umani, sociali ecc.
Uribe continuerà a fare quel che sempre ha fatto, però gli è stato notificato quel che NON può fare: esportare i suoi metodi di mattatoio comunale.
Oltrefontiera è un altra cosa.

L'oligarchia colombiana non ha MAI avuto limiti, però ora ha gli occhi del mondo puntati addosso. Per la prima volta, la Colombia è inserita nell'agenda regionale, se non internazionale.

Non è molto, ma è qualcosa.

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