La contabilità del dolore seminato dagli uragani a Cuba ed Haiti oltrepassa i fattori climatici, ed ha a che vedere con il grado di organizzazione dei due Paesi e con l'economia.
Ike e Hanna si sono abbattuti su Cuba con maggior forza distruttrice, ma è ad Haiti dove ci sono più vittime e danni. La protezione civile cubana è riuscita ad evacuare quasi un milione di persone e fornire un rifugio. In questo modo, hanno un bilancio pesantissimo per le distruzioni subite, ma un numero assai contenuto di morti.
Haiti, invece, che è senza esercito e polizia, privo della protezione civile, ha sofferto la totale distruzione delle già inesistenti infrastrutture: strade, elettricità, telefoni, case. Praticamente, a parte la capitale Port au Prince, il resto del territorio è stato flagellato, terre inondate e raccolti persi. Per l'80% della popolazione che vive nell'estrema povertà è un colpo di grazia.
Nei prossimi mesi ci sarà un'emergenza alimentare o -per essere più chiari- ci sarà carestia. Il bilancio delle vittime è molto severo: nella sola zona di Gonaives i morti sarebbero oltre mille. In maggioranza bambini ed anziani che non hanno trovato scampo all'inondazione.
La situazione è drammatica perchè il governo di Haiti non dispone dei mezzi per raggiungere tutto il territorio disastrato e distribuire gli scarsi aiuti finora arrivati. I caschi blu dell'ONU non hanno svolto nessun ruolo nei soccorsi alla popolazione, perchè si limitano a svolgere -anche in questo contesto funesto- solo la funzione di polizia internazionale. E' da sperare -almeno- che mettano a disposizione i loro mezzi di trasporto per l'opera di soccorso.
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