Tito Pulsinelli
L'aereo militare su cui venne trasportato -in condizione di prigioniero- il presidente Zelaya, partì dalla pista della base militare degli Stati Uniti, situata nella località di Palmerola, a ridosso della capitale Tegucigalpa.
La rivelazione è stata fatta da Zelaya, durante la sua visita in Brasile, al suo collega Lula ed altre alte autorità brasiliane. Zelaya ha precisato che non si trattò di uno "scalo tecnico", perchè l'aereo aveva la completa autonomia per coprire la breve distanza esistente tra l'Honduras e il Costarica.
Zelaya venne fatto prigioniero da un commando di incappucciati, che fece irruzione nella sua residenza con un grande volume di fuoco, e venne poi abbandonato -in pigiama- in una pista dell'aeroporto di San Josè, capitale del Costarica.
Gli anonimi sequestratori incappucciati, non si avvidero della presenza della figlia di Zelaya -Pichu- non riuscirono a localizzarla.
La Pichu si salvò e riuscì a lanciare immediatamente l'allarme, che rimbalzò in varie capitali latinoamericane e in più di una cancelleria.
Questo sicuramente salvò la vita di suo padre. E con ogni probalità impresse una svolta alla dinamica del golpe, determinandone un epilogo diverso dai piani prestabiliti dalle Forze Armate dell'Honduras che -come gli eventi successivi hanno dimostrato- rispondono solo agli ordini del Pentagono e del Comando sud.
Ora sappiamo che gli Stati Uniti, non solo erano perfettamente informati sul golpe militar-imprenditoriale sferrato il 28 di luglio, ma autorizzò l'uso della propria base per imbarcare il
"prigioniero Zelaya". Si tratta di una evidente collaborazione attiva con i golpisti.
A questo punto, c'e' anche da chiedersi se le autorità del Costa Rica non erano state già state
informate preventivamente, ed autorizzarono l'atterraggio furtivo e la ripartenza di un aereo militare straniero che trasportava un solo passeggero: un legittimo presidente destituito con la forza.
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