Clara Ferri
I fatti
San Salvador Atenco è diventata famosa per un caso altrettanto insolito: nel 2001 l’allora Presidente della Repubblica, Vicente Fox, decise di trasferire l’aeroporto della capitale in questo paesino rurale dello Stato del Messico (che circonda la città). E pretendeva di espropriare le terre dei contadini a un prezzo davvero irrisorio (7 pesos al metro quadro, l’equivalente a € 0,43). Le proteste non si fecero attendere: gli abitanti di San Salvador Atenco si organizzarono nel Frente de los Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT) e, contrariamente ad ogni previsione, vinsero la battaglia. L’aeroporto non venne mai costruito.
Ma evidentemente il rospo era difficile da digerire e il governo si tenne in serbo una vendetta, che riuscì a mettere a punto nel maggio 2006. Il pretesto fu fornito il 3 maggio dall’adesione del movimento degli Atencos a una protesta locale di venditori ambulanti di rose, che erano stati in un primo momento autorizzati dalle autorità municipali a vendere durante una sagra di paese e successivamente sgomberati. Tra le azioni intraprese dal Frente ci furono delle occupazioni simboliche del Palazzo Municipale con il fermo di alcuni politici locali, manifestazioni nelle piazze e nelle strade del paese, ostruzione delle vie di comunicazione.
La reazione delle forze armate fu molto violenta, ci scappò persino un morto (un giovane quattordicenne). Il giorno successivo, su spinta diretta del Subcomandante Marcos, che aveva fatto tappa a Città del Messico nell’ambito della Otra Campaña, la società civile scese nelle piazze di Atenco a manifestare la propria solidarietà con il FPDT (aderente alla Otra), ma la repressione delle tre forze governative (locale, statale e federale) fu inaudita: in una terribile caccia alle streghe, più di 3 mila poliziotti si incaricarono di arrestare, reprimere, massacrare e stuprare i/le manifestanti. E fecero persino un altro morto, uno studente universitario ventiduenne.
Il caso giuridico
Nel corso degli anni molti manifestanti sono stati via via rilasciati, ma nel 2007 dodici di loro sono stati condannati a pene inverosimili: Ignacio Del Valle Medina, Héctor Galindo Cochicoa e Felipe Álvarez, accusati di sequestro equiparato, sono stati condannati a 67 anni di reclusione (equivalenti a un ergastolo) in un carcere speciale e gli altri 9 a pene di 31 anni. América Del Valle, figlia di Ignacio, è costretta alla latitanza ed ha chiesto asilo politico al Venezuela, sostenuta da una forte campagna nazionale e internazionale.
La resistenza
Attorno al caso Atenco è nato un fronte civico molto ampio che chiede il proscioglimento dei detenuti da ogni accusa e che è composto da studenti, lavoratori, sindacati, intellettuali, accademici, gente del mondo artistico e dello spettacolo. Le adesioni sono arrivate anche dall’estero, le manifestazioni di solidarietà si sono moltiplicate un po’ ovunque. Personaggi famosi come Noam Chomsky, José Saramago, Naomi Klein, Manu Chao hanno abbracciato pubblicamente la causa di Atenco. In questi giorni, persino Jody Williams, che ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2007, è venuta in Messico a sostenere le richieste di liberazione. Brillano, invece, per la loro assenza i politici e i partiti, ma anche lo stesso EZLN, che sembra ormai essersi dissolto nel nulla.
Il FPDT è diventato un attore sempre presente nelle lotte sociali e politiche di ogni sorta con l’immancabile machete nel pugno alzato. E ieri ha aperto un corteo molto nutrito che a gran voce chiedeva alla SCJN di porre fine all’ingiustizia e di liberare i dodici prigionieri politici. E forse queste voci sono state per una volta tanto ascoltate.
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