lunes, 20 de diciembre de 2010

DRAGHI: L'UOMO FORTE della "COSA GIUSTA"


El macho liberista
Mario Draghi ha appena declamato in un’intervista video al massimo quotidiano finanziario della City di Londra che: “… si devono rendere le regole già esistenti ancora più stringenti, più severe. Sanzioni, costi politici e sanzioni finanziarie devono diventare misure praticamente automatiche, così da dare alle nazioni con politiche deboli, incapaci di fare la cosa giusta, la forza per correggersi.
Quand'è fuori dall'Italia sa parlare chiaro e netto, anche in pubblico  e alla stampa. Lì abbandona il gergo di circostanza, le formule esoteriche incomprensibili ai molti perchè dirette solo ad élite e iniziati. Diventa meno cifrato, va giù piatto, quasi in campagna elettorale. Insomma sputa il rospo, quello che dovranno ingoiare crudo gli abitanti di quelle nazioni che lui -e i colleghi del BCE- ritengono  "incapaci di fare la cosa giusta".  Lui ha l'alchimia ed il vigore coercitivo per produrre il miracoloso ritrovamento della "forza per correggersi"!
In nome di chi parla Mister Draghi? Da quale tribuna osserva la realtà
per puntare il dito contro le  "politiche deboli" praticate da governi che -a differenza del suo incarico- scaturiscono dalla legittima sovranità popolare?  Certo, dall'alto di un'autoconferita superiorità etica e dalla forza coercitiva emanata da "istituzioni" ridotte a club, o nel migliore dei casi a potere trasversale transnazionale. Mister Draghi scandisce come un tenore che al potere legislativo delle nazioni va messa museruola e guinzaglio. In pratica, far sì che vigano regole "praticamente automatiche", stabilite dalla BCE, BM, FMI, Wall street e City. In ogni caso, non dai governi eletti dai cittadini che -quando si muovono con qualche residuale autonomia, sia pure su qualche singola questione-  il potere de facto li inchioda alla colonna infame con l'accusa di  "nazioni con politiche deboli". Il verbo di Draghi e dei suoi colleghi sta -beninteso- al di sopra dell'imbelle ciurmaglia.

Da chi è stato eletto uno che invoca contro gli Stati nazionali ed i poteri che -bene o male- sono  ancora scelti dai cittadini  "sanzioni e misure che devono diventare praticamente automatiche"? La vocazione a questo "automatismo" dovrebbe preoccupare quanti hanno a cuore la democrazia rappresentativa, e si interrogano sulla liceità o compatibilità dei diktat dell'economia con la coesione sociale garantita dalla sovranità e dall'indipendenza dai centri esterni di pianificazione.

Sfortunatamente per Mister Draghi, la tendenza mondiale è inversa a quel che la sua tracotante sicumera lascia intendere. Le nazioni occidentali alla mercè dell'ortodossia liberista, soprattutto quelle anglosassoni, sono in franca decadenza: non crescono! (Stati Uniti e Regno Unito stanno ben peggio dell'Italia). Tutte quelle che hanno annullato, delimitato o  sottoposto a pubblica vigilanza la cosiddetta "autonomia" della banca centrale -vale a dire dei banchieri centrali- sono in netta ripresa. Cina in primis, BRIC  a ruota, ecc. 
Quanti  ancora hanno scrupoli, si interrogano sulla liceità di queste draconiane uscite da macho liberista sparate a bischero sciolto. E' necessario alzare il velo sulle intenzioni del cabaret di Montecitorio che intende cedere a mister Draghi anche il potere poltico. Le ragioni dell'economia vista dalla lente liberista attentano contro la coesione sociale, la solidità delle nazioni, e portano l'Unione Europea dall'attuale vicolo cieco alla sua definitiva implosione.









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