miércoles, 18 de julio de 2012

Siria: Attentato terrorista uccide ministro della difesa

Uomo-bomba esplode nella sede della sicurezza nazionale - Ribellione popolare? - Azione di congiurati alla vigilia della riunione dell'ONU - Turchia contro la "violazione territoriale" della Siria
Mentre era in corso una riunione dei responsabili dell'ordine pubblico, un kamikaze ha azionato la carica di esplosivo che "indossava", provocando la morte del generale Dawood Rajha, cristiano, che era alla testa del ministero della difesa. Vi sono altri feriti ricoverati all'ospedale militare. "Assediati i Palazzi del potere" chiosa il Corriere della sera e gli altri organi di propaganda in prima linea nell'operazione di cambio-forzato del governo siriano. Assediati? Da chi? Non da masse in aperta ribellione, ma da pattuglie di uomini -
senza uniforme- armati e finanziati dall'inedita santa alleanza degli "occidentali" con l'Arabia saudita e gli Emirati. Questi gruppi,  che Washington ha ammesso di aver armato, ora sono passati alla fase apertamente terrorista in pieno centro di Damasco. Non più nei piccoli centri della provincia, dove la repressione veniva poi presentata come attacco deliberato contro civili e bambini.


Come in ogni vigilia di riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, anche stavolta puntualmente vi è stata una recrudescenza degli attacchi destabililizanti, sabotaggi e guerra medatica internazionale.  Per cercare di ammorbidire la Russia, imporre il ritiro del veto anche alla Cina, e spianare la strada all'intervento militare esterno. Il 20 di luglio scade il mandato della missione di intermediazione condotta da Kofi Annan, vista come il fumo negli occhi dall'area NATO & emiri. Il tempo stringe, e il fronte belligerante che vuole la rimozione di Assad ad ogni costo, ha rotto gli ultimi indugi. Stavolta non è bastato gonfiare lo scontro di Tremseh tra le forze governative siriane e le milizie islamiste shabiha.  
No, hanno scalato verso l'aperto e classico attacco terrorista al vertice, che mostra platealmente più un'azione di congiurati che una ribellione popolare contro il governo di Damasco, tipo di quella di Bengasi. O quella di Tripoli inscenata negli studi televisivi di Al Jazira.


Erdogan, Primo ministro della Turchia, durante la sua visita al Cremlino, si è espresso contro misure addizionali tendenti alla "violazione territoriale della Siria, pronunciandosi per una soluzione che è possibile nel quadro degli accordi già sottoscritti. Sembra una brusca frenata alle scoperte intenzioni belliciste della signora Clinton e alle reiterate "soluzioni finali" caldeggiate da Parigi, Londra, Roma e dagli inqualificabili emiri e petromonarchi.

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