martes, 22 de enero de 2013

Dei delitti di Stato e della pietas

Inflessibili con i vinti - Ex guerriglieri nei governi del Brasile, Uruguay e Venezuela
Tito Pulsinelli -Lo spessore del provincialismo e dell'accresciuta sudditanza che galleggia alla superficie della broda mediatica, è dato dal livello dei commenti infraumani causati dal funerale a Reggio  Emilia d'un protagonista dello scontro sociale degli anni '70. E' il riflesso fedele della subalternità d'una elite dirigente, unisona alla zero-sovranità che continua a caratterizzare l'Italia come mera espressione geografica. Non nazione nè popolo sovrano, protettorato dilaniato da fazioni, nepotismi piramidali, giochi doppi e multipli, dove potere è crimine ed
autorità è sempre impunità. Invariabili storiche d'un territorio governato da due governi, uno nazional-repubblicano e l'altro global-monarchico, più la pletora di centri occulti-paralleli-trasversali, laici e no, nostrani e forestieri. Più su di tutti, "l'alleato " che continua a incassare i diritti di sbarco.

In Brasile la massima carica dello Stato appartiene a Dilma Rousseff, ex guerrigliera, prigioniera della dittatura militare fondomonetarista. In Uruguay è arrivato alla presidenza un leader dei Tupamaros, uno che combattè con le armi i militari golpisti e lo sponsor di Washington. Persino in Cile, arrivò alla presidenza Michelle Bachelet, torturata dagli sgherri di Pinochet, in quanto sovversiva. Nel governo del Venezuela, Ali Rodriguez Araque, dirigente guerrigliero, ha ricoperto varie cariche importanti: ministro degli esteri, presidente dell'azienda petrolifera e dell'OPEC, attualmente è alla testa dell'UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane). In Salvador e Guatemala hanno trovato un modus vivendi dopo l'orrore della guerra civile.

Dove soffia un vento nuovo? In queste latitudini tropicali -caratterizzate come "barbarie giuridica" da un ex ministro della difesa italiano- hanno risolto da tempo le fratture derivate dai gravissimi conflitti sociali degli anni 70, combattuti con le armi, e con la violazione istituzionale sistematica dei diritti fondamentali. L'hanno fatto politicamente, cioè riconoscendo la natura sociale della contrapposizione che scavó un solco nella società. Decisero di colmarlo e ripartire, sanando le ferite. 

In Italia, dopo quattro decenni, i penitenziari ospitano ancora troppi protagonisti -sconfitti- di quella lotta sociale. Con questa logica, il ministro comunista della giustizia Palmiro Togliatti, nel 1948 -appena 3 anni dopo la fine della guerra- non avrebbe mai potuto firmare la sanatoria-amnistia che rimise in libertà tutti gli esponenti e i funzionari del regime fascista.
Non basta cambiar gergo, e adottare il modernista (post 11-9) "terrorismo" come definizione sostitutiva di "lotta armata", da tutti condivisa nell'epoca incriminata. Anche dai giornalisti, politici, inquirenti e criminologi. 
Mazzini non se ne stava a Londra per turismo. Il suo, fu independentismo o altro?
Post-comunisti, post-fascisti, post-tutto: bisogna saper vincere. Oppure far uso della stessa "fermezza" anche con i poteri deviati, paralleli, trasversali, insomma stragistiIn Colombia, dopo 60 anni di scontri armati, è in corso un negoziato tra la guerriglia della FARC e il governo. Nonostante quella guerriglia sia inserita da tempo nell'albo dei terroristi curato dagli USA. 


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