lunes, 17 de junio de 2013

La Siria contrattacca, Obama rilancia rituali minacce

Tito Pulsinelli - Obama è costretto ad ammettere che pratica lo spionaggio telefonico sistematico e di massa contro i suoi concittadini e quelli dell'Unione Europea. Il programma PRISMA svelato da Edward Snowden è qualcosa che relega il controllo poliziesco applicato nell'area exsovietica alla dimensione dilettantistica. C'è chi parla di Stasi Uniti d'America, in allusione alla polizia politica dellex Germania dell'est. Altri, parlano ormai di Emiro Barack per spiegare il consolidato feeling -quando non corresponsione di amorosi interessi- della Casa Bianca con le schegge impazzite della galassia Al Qaeda.
La firma settimanale della lista dei condannati a morte tramite droni nelle terre infedeli, conferisce pericolosi poteri di vita e di morte. Simili a quelli ostentati da tirannelli e signori della guerra, generosamente assistiti nell'esercizio delle loro funzioni anche da Londra, Parigi e UE. Sia come sia, la campagna di Siria è seriamente compromessa dopo la sconfitta di Al Qusair. Si aggiunge al fiasco in Iraq e Afganistan.

Il piano inclinato su cui poggiano le iniziative internazionali degli Stati Uniti conosce un ulteriore disequilibrio. La paralisi iniziale dovuta alla necessità di agire al margine della legalità sancita dall'ONU, si è trasformata ora in aperta perdita dell'iniziativa in Siria. La battaglia persa dai mercenari ad Al Qusair, dimostra che è già insufficiente approvigionarli di armi, istruttori, finanziamenti, coperture diplomatiche e mediatiche. Quel che manca non è l' armamento, ma combattenti capaci di conquistare il cuore e l'anima dei credenti siriani. Combattenti che non siano terroristi o delinquenti riciclati e messi a libro paga del Qatar, sauditi e della UE. 

Si è rivelata inapplicabile la classica "zona d'esclusione aerea", tanto che l'ardire della Turchia e Israele di passare alle vie di fatto, è stato pagato con vari aerei che non hanno fatto ritorno alla base dopo proditorie e sparute incursioni. Abbattuti dal sistema di difesa antiaerea della Siria, che ha poi adottato una risposta strategica inattesa, non simmetrica nè istintiva.

L'entrata in scena di Hezbollah ha elevato in massimo grado la capacità operativa dell'
esercito siriano ed ha messo sotto scacco Israele, obbligandolo a concentrare forze per  la difesa del nuovo fronte del Golan. La Turchia, bulldog de la NATO, deve accantonare ogni velleità di espansionismo subalterno in Medioriente, sotto la pressione crescente dell'ordigno rappresentato dall'offensiva dei kurdi, alawiti, armeni e dalla composita alleanza sociale che si  è ribellata a viso aperto contro il neottomanismo di Erdogan. La sfida contro Damasco e la subalternità totale agli USA ed ai petromonarchi ha un costo elevato, al punto che è diventato problematico -anche per il Libano- continuare a fungere da retroterra strategico dei mercenari, persino come via di fuga o di rifugio. 

I missili russi S300 sono una barriera invalicabile per gli USA e la NATO, per tacere  dei vassalli maggiori europei,  e dei petromonarchi (adibiti alla bassa macelleria) che hanno ramazzato -e trapiantato in Siria- tutti i tagliagole disoccupati del Magrebh, Caucaso e delle periferie di Parigi e Londra. Gli S300 sono puntati contro Israele, basi militari e flotte degli Stati Uniti. Si è molto parlato di "linee rosse" invalicabili, ultimatum seriali, ingiunzioni ad Assad a preparare i bagagli. Qualcuno ricorda la povera signora Clinton? E gli stereotipati ed insistiti messaggi di vari ministri degli esteri di Francia e Regno Unito? 

Il conflitto si è internazionalizzato, la Russia ha rimesso piede in Medioriente e dispone di una grande base navale sulla costa siriana. Il Mediterraneo sarà presidiato stabilmente dalla flotta russa, contrappeso permanente della VI Flotta. Proprio di fronte all'area dei grandi giacimenti gasiferi delimitata da Cipro, Israele, Gaza e Siria. La "linea rossa" è quella tracciata dagli amici attivi del governo legittimo di Damasco, in primis Russia e Iran, dalla Cina che vetò il seriale e scriteriato avventurismo bellico "occidentale", e da tutti quei Paesi disposti a partecipare ad una conferenza di pace (come il Brasile). E' in corso una partita in cui si profila anche la presenza del BRICS in funzione di contenimento, resistenza, difesa della pace e della sovranità nazionale.

La Siria resiste perchè dispone di una forza armata che incrociò le armi con Israele, con  istituzioni salde che hanno salvaguardato la sua essenza di nazione multietnica e plurireligiosa, con vocazione sociale d'un certo rilievo, pur non disponendo dei petrodollari dei tiranni oscurantisti del Golfo, tanto amati negli USA ed Europa. La Siria resiste per la sua capacità di opporre una risposta globale alla strategie esclusivamente paramilitari e terroriste dei suoi nemici. Ha dimostrato che quanti scagliano pietre e bombe, si ritrovano con conflitti interni pericolosamente implosivi. Damasco sa come far sorgere contraddizioni paralizzanti in casa di chi esporta guerra civile e terrorismo. Chiedere a Erdogan, Netanyauh, re e tiranni del Golfo.



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