T. Pulsinelli Neppure Obama ha potuto evitare il Brexit. Durante la sua visita nel Regno Unito, si spese per la permanenza nella UE, rivelandosi un emissario di Goldman-Sachs e propagandista del TTIP. Per salvare un pateracchio funzionale agli USA -ma non agli europei- Obama forní una stampella all'UE e al bellicismo oltranzista della NATO. Stampella fatale. Trump, invece, proclama il suo
giubilo ed evidenzia cosí che anche negli Stati Uniti divergono le strade per l'imminente fututo. Emerge una forte opzione alternativa al partito di Wall Street. L'espansionimo globalista, divenuto palesemente bellicista, si scontra con l'arcipelago isolazionista-antifederale-secessionista. Sanders ha giá consegnato a Killary i suoi voti. Gli obbediranno?
La NATO ha piazzato lungo sulle frontiere della Russia la più grande concentrazione di uomini e mezzi militari dal 1945 ai nostri giorni. La burocrazia dell'UE, prigioniera nel labirinto di Bruxelles, preferisce restare con la testa sotto la sabbia. Tutta la cooptata dirigenza dell'UE giustifica o tace sullo scenario militarista calibrato sullo standard del 1945.
Operazione Anaconda è l'esplicita denominazione di queste prove generali di guerra, ossia asfissiare-stritolare la Russia nella stretta mortale del serpente. Per proteggere gli Stati lillipuziani del Baltico? Per dare sollievo alla paranoia della Polonia cosí ben interpretata dallo scarsissimo Donald Tusk? Oppure per proteggerci dai missili dell'Iran? Siamo al punto in cui la fobia anti-Russia è diventata dottrina e dogma che un continente subordinato si lascia imporre.
Uniche voci discordanti a censurare la suicida diplomazia di Bruxelles, sono quelle dei presidenti francesi Valéry Giscard d'Estaing, Nicolas Sarkozy e i tedeschi Schroeder ed Helmut
Schmidt .
L'ignavia delle elites europee, ha oltrepassato l'incapacitá di difendere gli spazi di sovranità ereditati nel 1945, sopravvissuta persino a quei punitivi armistizi. Oggi siamo nel mar morto in cui la NATO sembra un sinonimo di UE. Permetteranno a Washington di combattere un'altra guerra in Europa? In Europa, non in UE.
L'abbraccio dell'anaconda USA-NATO non consente i quesiti di fondo. Per l'Europa, qual'è il vantaggio dell'inimicizia con Mosca? La NATO è utiile per difendere l'Europa o gli intereressi geopolitici d'Oltre-Atlantico? Gli Stati Uniti possono anche decidere se -e quando- l'Europa fa la guerra? E contro chi? L'Europa, invece, ha bisogno dell'interscambio, del mercato, delle materie prime e di buone relazioni con Mosca.
L'assimilazione forzata dell'ideologia globalista nella "entità europea", ha dapprima portato alla liquidazione della struttura industriale e dello Stato-sociale e poi all'ingovernabilità. Ora si va verso la disintegrazione delle strutture reali dello stesso Stato. Patria, nazione, socialismo, socialdemocrazia, democrazia, bene comune, classe, famiglia, cittadinanza e solidarietà sono state silurate dal nichilismo darwinista, approdato all'orrore del mero tribalismo finanziario. La dittatura finanziaria usa il feticcio "liberale" come impudica foglia di fico per i suoi monopoli planetari.
L'UE ha chinato la testa a un boicottaggio autolesionista e sta per firmare il TTIP. Il cerchio si chiude: dal vassallaggio al protettorato, nella forma concreta di vuota "espressione geografica". L'UE trasferisce ai tribunali privati nordamericani la risoluzione di ogni conflitto tra Stati nazionali e multinazionali-banche.
A forza d'esportarla, la democrazia si é esaurirta nel blocco di paesi irregimentati nella NATO. Si governa ricorrendo a diktat, ultimatum, disconoscimento dei referendum (Grecia) o loro repentina ripetizione quando sono sfarevoli (Brexit). Nascera l'innovativa formula dello "spareggio" con calci di rigore?
Le forme sempre mutevoli del "terrorismo" autoprodotto, non daranno molto ossigeno alla vecchia dominazione. Non è il "populismo" a sparigliare il gioco delle due correnti del neoliberismo reale. E' il loro disprezzo antipopolare, soprattutto quando viene rifiutato il modello economico made in Bruxelles e la disintegrazione sociale cha ne deriva.
Le forme sempre mutevoli del "terrorismo" autoprodotto, non daranno molto ossigeno alla vecchia dominazione. Non è il "populismo" a sparigliare il gioco delle due correnti del neoliberismo reale. E' il loro disprezzo antipopolare, soprattutto quando viene rifiutato il modello economico made in Bruxelles e la disintegrazione sociale cha ne deriva.
L'ossificazione mentale delle elites non permette che si rendano conto che il reale non è più contenibile nello schema globalista, se non al prezzo di regimi più autoritari. A che serve l'ostinazione di negare il "populismo" quando é l'ovvietá dell'insubordinazione della maggioranza contro l'1%? Di questo passo, facilitano il passaggio dall'attuale "destra e sinistra pari sono" alla saldatura di "quelli che stanno in basso contro chi sta in alto".
Il Brexit riapre l'orizzonte perché é l'evento piú destabilizzante per l'elite globalista transnazionale, sia in Europa che negli USA. L'UE ha finalmente una pesante palla come i vecchi galeotti. La matassa tedesca si ingarbuglia. A ruota segue l'Olanda e l'area nordica calvinista ancora non gravemente penalizzata dai "commissari". Torna la questione nazionale -tanto irrisa dai globalisti- e la Scozia ribussa alle porta dell'indipendentismo. E l'Irlanda del nord? Persino nel ricco Texas premono con piú forza per la secessione. Torna pure la questione sociale in Francia con la coraggiosa e persistente offensiva operaia contro il "nuovo modello lavorativo" della carestia.
L'UE, senza ceti medi e salariati, é in stato confusionale, boccheggia perché la vocazione genetica del neoliberismo é dominare per depredare. Costi quel che costi.
L'Italia ha giá dato, ha dato troppo all'anaconda. L'umilante partecipazione alla spedizione contro la Libia l'ha privata di una relazione privilegiata. E' tempo che ripensi la sua funzione e dislocazione. E' il crocevia nel centro del Mediterraneo e deve tornare a tessere relazioni con ogni nazione che si affaccia su questo antico e plurale spazio di civiltá. L'unipolarismo globalista é in declino, l'asse strategico principale é giá in Eurasia. Il torcicollo verso l'Atlantico é una patologia originata dal passato, desueta come Yalta, Bretton Woods, il dollaro senza base aurea e la NATO.
Il Brexit riapre l'orizzonte perché é l'evento piú destabilizzante per l'elite globalista transnazionale, sia in Europa che negli USA. L'UE ha finalmente una pesante palla come i vecchi galeotti. La matassa tedesca si ingarbuglia. A ruota segue l'Olanda e l'area nordica calvinista ancora non gravemente penalizzata dai "commissari". Torna la questione nazionale -tanto irrisa dai globalisti- e la Scozia ribussa alle porta dell'indipendentismo. E l'Irlanda del nord? Persino nel ricco Texas premono con piú forza per la secessione. Torna pure la questione sociale in Francia con la coraggiosa e persistente offensiva operaia contro il "nuovo modello lavorativo" della carestia.
L'UE, senza ceti medi e salariati, é in stato confusionale, boccheggia perché la vocazione genetica del neoliberismo é dominare per depredare. Costi quel che costi.
L'Italia ha giá dato, ha dato troppo all'anaconda. L'umilante partecipazione alla spedizione contro la Libia l'ha privata di una relazione privilegiata. E' tempo che ripensi la sua funzione e dislocazione. E' il crocevia nel centro del Mediterraneo e deve tornare a tessere relazioni con ogni nazione che si affaccia su questo antico e plurale spazio di civiltá. L'unipolarismo globalista é in declino, l'asse strategico principale é giá in Eurasia. Il torcicollo verso l'Atlantico é una patologia originata dal passato, desueta come Yalta, Bretton Woods, il dollaro senza base aurea e la NATO.
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