viernes, 24 de junio de 2016

Sconfitta USA: impossibile isolare il Venezuela


L'America latina vuole dialogo- No al piano "accerchiare e asfissiare"

Coriolanis  Gli Stati Uniti non sono riusciti a schiacciare il Venezuela neppure nell'organismo continentale da sempre sotto suo stretto controllo. Nel giorno in cui all'Avana si firmava la sospensione definitiva del conflitto armato in Colombia, nell'Organizzazione degli Stati Americani veniva respinta la mossa disperata degli USA di ottenere un "pezzo di carta" giuridico, da sbandierare al mondo contro Caracas, per poi passare alle vie di fatto.
E' un rovescio che scardina il piano

annunciato dal capo del Comando sud nello scorso ottobre. Continuare ad accerchiare e asfissiare, e per il "regime change" accelerare la consueta procedura di un "intervento umanitario" 

Nella lunga campagna preliminare sono stati combinati tutti i fattori destabilizzanti disponibili. Blocco commerciale, omicidi politici selettivi e camuffati, embargo finanziario, aggiottaggio, manipolazione monetaria, operazioni psicologiche, interna e internazionale. E' mancata la copertura diplomatica indispensabile.

Ora, per menare le mani, devono agire direttamente, in prima persona. Le nazioni del continente americano non hanno abboccato, non sottoscrivono un livello superiore di violazione della sovranitá del Venezuela. Insomma, non c'é il pretesto, qualcosa di simile o equivalente a una qualche "zona di esclusione aerea". Non c'é l'appiglio che il Pentagono sa trasformare in guerra irregolare o spedizioni di "coalizioni" tuttifrutti.

Il Venezuela dimostra di essere un osso duro, coriaceo e riafferma la storica vocazione geopolitica, che in essenza é antimperiale, oggi multipolare. Non é piú una frontiera meridionale del "gran lago" dei Caraibi che l'impero ha sempre voluto controllare da dentro. John Quincy Adams, Nicholas J.Spykman e James Monroe fabbricarono una visione funzionale all'espansionismo, peró é diventata riduttiva e la storia ha provveduto a smentirla.

Il Venezuela é punto di congiunzione tridimensionale e cerniera strategica dei Caraibi, con la latitudine  delle Ande e dell'Amazzonia. Lo dimostró Bolivar sprigionando la scintilla che poi si propagó a tutta la prateria sub-continentale. Ferí a morte la Corona spagnola, mettendo fine a un impero permamentemente baciato dal sole.

E' fuori della portata di Obama qualsiasi scorciatoia, ancor piú un'orica "restaurazione". Ha fretta di mettere ordine e lasciare qualche risultato positivo prima di dicembre perché -oltre l'ego- cerca di dare una mano a Killary. Peró due piú due non fanno sempre quattro. La vittoria elettorale del 1998 di Chávez e dei bolivariani fu l'inizio della rottura del ciclo liberista. Da Caracas, divampó l'incendio che raggiunse il Brasile, Ecuador, Bolivia, Argentina, Paraguay, Honduras, Nicaragua e Salvador. 

Washington ha risposto mettendo a segno due golpes di fattura tradizionale (in Honduras e Paraguay) e recentemente un golpe mediatico in Brasile. L'idea del colpo di maglio risolutivo, ovvero la neutralizzazione di Caracas -laddove tutto cominció- é un azzardo che certo puó condurre altrove, peró ben lontano dalla restaurazione liberista. Il modello venezuelano dell'economia mista, risorse del sottosuolo nazionalizzate e Stato sociale inclusivo, ha come radici la gran ribellione di massa contro il FMI del 1989, e la successiva ribellione di ottomila militari nel 1992. Questo ha cementato una peculiare unitá civico-militare, che rende possibile ed attuale il sovranismo.

La rivoluzione bolivariana non é solo un fenomeno elettorale, di precarie maggioranze raffazzonate e consenso ondivaghi, divenuti in questi tempi globalisti facile preda di noti monopoli mediatici. E' un progetto di sviluppo nazionale, svincolato dai centri del tribalismo finanziario occidentale, gravitante nell'orbita multopolare del BRICS. 

Forzare anacronistiche "restaurazioni", soprattutto dall'esterno, é una miope e irresponsabile manipolazione di tellurismi geopolitici e sociali. Il rischio di rompere equilibri configurati sfocerebbe nella radicalizzazione. Ostacolare il disegno condiviso dell'America non-anglosassone come zona di pace e zona de-nuclearizzata, piú che gioco lungimirante denota un rischioso azzardo di corto respiro. Il movimento bolivariano non é disarmato, conta con le armi della ragione e con le armi delle forze militari repubblicane che si proclamano "antimperialiste". 






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