martes, 13 de noviembre de 2007

Ancora sul "reale scazzo"

Ancora sul “reale scazzo”
Il gran polverone che si è levato a Santiago del Cile durante il Vertice delle Indie Occidentali, comincia a diradarsi. La causa scatenante si chiama Repsol, Gruppo Santander, Unión Fenosa, utili delle imprese spagnole che si istallarono con la Gran Privatizzazione. Fino al punto che adesso guardano da pari a pari ai canadesi e ai gringos che l’avevano fatta sempre da padroni.

Queste sono cose serie e Re Borbon si scomoda per trasportare la sua persona in questi fastidiosi conciliaboli annuali, a contatto diretto con gli amerindios e la loro trivialità. Gli affari sono affari. Non si fida degli scudieri, dei Zapatero o degli Aznar. La disquisizione “politichese” di Santiago tentava di ottenere che si finisca una buona volta di parlare di “lotta alla povertà”. E’ un concetto obsoleto, sgradito a “sua maestà”. D’ora in avanti si deve adottare la più moderna e aerodinamica “coesione sociale”. Che vor ddì? Boh! A scanso di equivoci, però, è stato inmediatamente chiarito che “l’impegno sociale” delle imprese è facoltativo e volontario. Non si pretenda che reinvestano una percentuale –sia pure minima- nei Paesi in cui fanno business! Sarebbe un attentato contro l’anima di Montesquieu.

Lo scudiero Zapatero si è esibito in acrobazie audaci, confidando nella forza degli eufemismi e delle astrazioni, ha persino ricordato che Marx era europeo, quindi lui la sa più lunga…su tutto. Ma la realtà è molto più semplice, e si riduce a questo: Evo Morales, Daniel Ortega, i Kirchner e il resto della indiada, per poter migliorare la sorte dei loro elettori devono strappare migliori condizioni alle multinazionali. In questo caso a quelle spagnole. Per poter fare politica di ridistribuzione sociale devono pur prendere da qualche parte. Basta la “coesione sociale”? Ai governanti della Colombia, Salvador, Costa Rica, México e Perù, basta e avanza. A tutti gli altri, in differente misura, non basta.

Il dialogo tra sinistra del nuovo e quella del vecchio mondo, è un dialogo tra sordi perchè in definitiva il neoliberismo ha portato il trasloco della banca, industrie e commerci oltreconfine. Non sono andate in Spagna le fabbriche argentine o ecuadoriane, no. Lì sono andati solo i braccianti clandestini, non i prodotti agricoli.
I Zapatero, i D’Alema difendono gli interessi strategici dei capitalisti di punta dei loro Paesi. Kirchner, Chavez, ma anche Lula, se vogliono salvare il sistema produttivo, ecologico, salute, aspettative di vita e futuro delle loro genti, devono stabilire delle regole più rigorose anche al capitalismo europeo e spagnolo. Che non è migliore o umanista per definizione, o in ragione dello “spirito immanente”. I Zapatero e i D’Alema sono protezionisti come Bush e Clinton: mantengono blindata la loro agricultura dietro una cortina di ferro invalicabile. Signora Intenazionale Socialista, ci vogliono i fatti. Non sermoni, rampogne ed eufemismi.

1 comentario:

Anónimo dijo...

Questo non è vero, le imprese spagnole fanno un grande lavoro sociale per l'America, ricordi che quando l'Argentina cadeva nella crisi di 2001 e tutte l'imprese straniere se ne andavano via subito, gli spagnoli hanno rimasto lì, anche se perdevano i soldi, e non hanno lasciato l'Argentina senza elettricità ne telefoni... Per esempio.

Ed è molto facile criticare Aznar. Forse se Chavez avesse la metà delle qualità democratiche che ha l'ex presidente, la Venezuela sarebbe in migliori condizioni. Nessuno si ricorda ormai che Chavez aveva già tentato nel '92 di fare un colpo di stato, che è arrivato al potere e si è mantenuto con metodi sporchi, tali come manipulare le elezioni e chiudere le tivù che non li danno un supporto assoluto.
E anche nessuno sa o vuol sapere che è un grande amico di quel grande assasino chiamato Fidel Castro, un dittatore così simile ad un altro galiziano (originario della Galizia, Spagna), chiamato Francisco Franco... con il quale aveva, nonostante, un ottimo rapporto. Tutti quelli s'intendono bene, in fondo sono uguali.

W ESPAÑA
W EL REY

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