Tito Pulsinelli
Il giorno dopo la giornata elettorale che ha rinnovato le autorita' comunali e regionali -in cui il movimento bolivariano continua a controllare 17 Regioni su 22- e' arrivata al largo delle coste del Venezuela la flotta russa, per le annunciate manovre congiunte aero-navali.
Il Presidente russo Medvedev, intanto, dopo la visita in Peru' e Brasile, domani arrivera' a Caracas. Questa catena di eventi consacra l'insediamento della Russia nell'America meridionale, sia in campo commerciale che finanziario e militare.
Si tratta di una presenza non circostanziale o sporadica, e l'agenzia Ria Novosti sottolinea che e' un'attenzione sicuramente "non tattica".
La Russia ha firmato con il Brasile un contratto riguardante la collaborazione per alcune centrali nucleari di uso civile, forniture di tecnologia militare ed inizio di un avvicinamento tra la statale Gazprom e la parastale brasiliana Petrobras.
Appare evidente il nesso tra la fine della "dottrina Monroe" e la presenza russa -ad ampio spettro d'azione- nel subcontinente americano. Da Washington reagiscono parlando impropramiente di ritorno della "guerra fredda". Semplicemente, e' aumentata la sovranita' dell'area, e si sta riempiendo il vuoto lasciato dal declino del loro egemonismo assoluto.
Russia e Venezuela hanno stretto un accordo strategico, il cui asse portante -ma non l'unico- sono gli idrocarburi, in cui i due Paesi sono tra i primi quattro produttori mondiali. Esiste una convergenza riguardante le politiche sui volumi da immettere sui mercati e sulla difesa dei prezzi.
La presenza dell'incrociatore "Pietro il Grande" non é solo una risposta simmetrica al ripristino della IV Flotta dopo quattro decenni, o alla presenza navale nelle acque del Mar Nero della marina militare degli Stati Uniti. La Russia aveva giá fornito al Venezuela gli aerei Sukhoy, nullificando il veto di Washington a vendere i ricambi per gli aerei F16 che aveva venduto nel decennio passato.
Si tratta di aumentare la capacita' del Venezuela a difendere i colossali giacimenti della conca del Río Orinoco, quelli che fino al 1998 erano un monopolio delle multinazionali anglo-sassoni..
Mosca e Caracas stanno varando una Banca binazionale e -come risposta al crollo finanziario "occidentale"- scrutano le possibilita' concrete di poter collocare sul mercato il gas e il petrolio, senza la mediazione del dollaro e le famigerate "vendite a futuro" di Wall Street e la City londinese. A questo riguardo, anche Teheran da tempo allude a una "borsa petrolifera" propria, ed alcuni accordi avvenuti recentemente con Paesi produttori centro-asiatici sta avvicinando questa prospettiva.
Dopo la recente scoperta di giacimenti a Cuba, e lungo la costa del Brasile -che vuole al piu' presto proteggere dalla IV Flotta- gli altri produttori sudamericani appartengono alla costellazione bolivariana: Bolivia, Ecuador e Venezuela. La "dottrina Monroe" e' morta, sta nascendo la "dottrina Bolivar"?
No hay comentarios:
Publicar un comentario