Il G20 ha chiuso i battenti con il tentativo di ridare il protagonismo perduto a quelle istituzioni globali che hanno fallito clamorosamente. Persino sulle previsioni dell'andamento dell'economia, modificate tre volte nell'ultimo semestre.
Il FMI è stato incapace di diagnosticare, e impotente a scongiurare una crisi sorta proprio nelle contrade globali che applicarono con più diligenza il suo ricettario. Saprà essere ora il guaritore? A Londra dicono di sì, e consegneranno un'altra carrettata di 750 miliardi di dollari allo stesso "dio che ha fallito". Hanno promesso -questo sì- di riformare il FMI, poi hanno scagliato i consueti fulmini contro il "protezionismo".
Il primo ministro indiano Singh fa sapere che il calendario per la ristrutturazione e l'equilibrio delle quote al FMI "sta ancora sulla carta", e in ogni caso l'India può prescindere perchè ha 250 miliardi nelle sue riserve. Sul protezionismo tiene a sottolinerae che le banche del PRAI (Paesi Ricchi Altamente Indebitati) salvate con i denari degli Stati, non prestano ai Paesi in via di sviluppo "..anche questo è protezionismo". I faraonici capitali impiegati dal governo USA per dare un salvagente a Wall Street sono acompagnati da una campagna martellante: "Compra americano!".
Sul pollice verso ai paradisi fiscali e la relativa lista nera, già vi è una battaglia interpretativa: la Cina dice che Hong Kong e Macao non rientrano in questa categoria; il premier del Lussemburgo invita i soci europei ad avere "coraggio" ed osare parlare anche di quelli che si trovano sul territorio della federazione americana. Alla fine, non sarà che il "paradiso fiscale" si riduca ad una accezione "tropicale e micro-insulare"?
Il trionfalismo di Londra-Washington, dopo evar inutilmente promosso il vertice come "Bretton Woods II", ripiega ora sulla formula di "consenso di Londra" che dovrebbe rimpiazzare il fallito ed archiviato "consenso di Washington" dei tempi trionfali del post-sovietismo. Non è una scelta benaugurale. Non è una rifondazione nè un cambio di rotta. Di fatto, si riconfermano gli stessi terapeuti e terapie. Tutto il resto sono buone intenzioni ed ottimismo della ragione, piuttosto che della volontà.
Il dollaro-centrismo, però, è finito e i grandi scambi stanno avvenendo direttamente con accordi strategici di lungo termine tra Stato e Stato, da nazione a nazione. E' recente l'accordo bilaterale tra Cina e Argentina regolato con pagamenti in moneta cinese. Gli scambi tra Russia e Cina, tra Brasile e Argentina, tra Venezuela e l'area andino-caraibica, vengono svolti con le rispettive monete nazionali o con nuove unità di conto.
Il G20 ha sfornato palliativi per il crack economico, ma la crisi è molto più profonda perchè è crollato un modello di sviluppo che ha aperto il cratere della sostenibilità energetica, ambientale, alimentare e idrica. E questi problemi non c'erano negli anni '30.
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