viernes, 1 de octubre de 2010

Correa liberato dal popolo e dall'esercito

Correa: “Esto fue un intento de golpe de Estado fracasado”

TP
Allo scadere dell'ultimatum, reparti speciali dell'esercito dell'Ecuador hanno liberato il presidente Correa, con una operazione d'assalto all'ospedale in cui era mantenuto in ostaggio dal gruppo golpista. I militari hanno sofferto 27 feriti, riuscendo a mettere in salvo Rafael Correa su una macchina blindata. Non si trattava di una rivendicazione salariale degenerata in un atto sedizioso, ma un piano di colpo di Stato preparato per destabilizzare il Paese e ribaltare con la forza delle armi quello che era stato deciso con cinque elezioni.

Nel corso del pomeriggio la gente aveva circondato l'ospedale per proteggere la vita di Correa, l'assedio civico coinvolgeva forze crescenti che avanzavano per entrare nell'istallazione, ma i golpisti rispondevano con un gran volume di gas lacrimogeni e colpi d'arma da fuoco. Questo tira e molla -che è costato vari feriti- si è protratto fino alle dieci della notte. Poi le forze speciali hanno circondato l'intera area e hanno messo in salvo Correa.

Nell'allocuzione agli ecuadoriani, Correa ha confermato che è stato fatto oggetto di vessazioni e violenza fisica da parte dei poliziotti sediziosi, e degli infiltrati civili con il passamontagna che li dirigevano. Si tratta di seguaci di Lucio Gutierrez -ex colonnelo e uomo degli americani- cioè della fazione più oltranzista, eversiva e golpista dell'opposizione. Costoro, non hanno esitato a sparare contro i civili e contro i militari istituzionali. "Pagheranno i loro crimini, per loro non ci sarà nessuna amnistia, nè perdono" ha chiarito Correa. Occupare e isolare tutti gli aeroporti, l'edificio delle telecomunicazioni pubbliche della capitale, sabotare antenne e torri di trasmisssione, bersagliare le autorità ed estendere alle tre maggiori città questo modus operandi, è evidente che non si tratta di "protesta sindacale". Questo guscio conteneva -nascosto- un progetto eversivo, che è stato fatto abortire, dopo settimane di preparazione informativa da parte del latifondo mediatico, nazionale ed internazionale.

Ci sono volute sette ore a CNN per dire che Correa era un ostaggio, ed ora tutta la comunicazione complice si attiene al canovaccio della "protesta sindacale" ed osano dire che "è stata un'esagerazione di Correa"! A pochi giorni della vittoria elettorale bolivariana in Venezuela, alla vigilia di una inevitabile e massiccio trionfo di Dilma Roussef in Brasile, l'oligarchia continentale ha fallito in Ecuador un colpo di Stato. Perdono con le urne e perdono con le vie di fatto.

Gli ecuadoriani hanno vissuto una giornata storica in cui -per la prima volta- anzichè mettere in fuga presidenti felloni fedeli al Pentagono o al FMI, sono andati a liberane uno. Per rimetterlo al posto in cui era stato designato nelle urne. Ben cinque predecessori di Correa -tra cui il bieco Lucio Gutierrez- furono scacciati da rivolte popolari e costretti a riparare negli Stati Uniti. Questo è il segno della trasformazione in corso nella nazione sudamericana, osteggiata dalle elites oligarchiche, dagli estremisti del "tutto e subito" e da Washington.

La condanna del fallito golpe è stata generale ed unanime, sia all'interno che all'estero. Le uniche voci ambigue, neutrali e conniventi sono quelle di alcune organizzazioni politiche e sociali (o vari dei loro leader) note per aver ricevuto finanziamenti da USAID e NED. Tutti i Paesi sudamericani dell'UNASUR hanno difeso Correa, e stabilito che in qualsiasi futuro avventurismo golpista chiuderanno le frontiere, sospenderanno i voli e le relazioni commerciali.

Correa: “Esto fue un intento de golpe de Estado fracasado”

Radio del sur - El mandatario ecuatoriano ratificó sus señalamientos contra individuos afines al ex presidente Lucio Gutiérrez. Anunció que se realizará una depuración profunda de la policía.

El presidente de Ecuador, Rafael Correa, quien este jueves fue víctima de una sublevación policial, señaló que esta acción fue un claro intento de conspiración en el que estarían involucrados individuos afines al destituido presidente Lucio Gutiérrez.


En cadena nacional, el mandatario relató que se dirigió al regimiento Quito Nº 1 inmediatamente conoció la rebelión de un grupo de policías que reclamaban la supuesta afectación a sus bonificaciones.

“Esto no ha sido una reivindicación salarial sino un claro intento de conspiración”, indicó. Correa agradeció a su escolta personal que, a costa de su propia vida, precauteló su integridad física. Encapuchados civiles con metralletas que reprimieron brutalmente a ciudadanos, encabezados por el canciller, Ricardo Patiño, que avanzaron desde el Palacio de Gobierno en defensa del mandatario.

Todos los elementos que participaron en la insurrección y que ha hecho quedar tan mal a la institución y al país, tendrán la sanción correspondiente, “aquí no habrá perdón ni olvido”, advirtió. Además de los conspiradores de siempre, Correa sospecha que tras el levantamiento se pueden esconder elementos uniformados que en el pasado recibían aportes económicos de potencias extranjeras.

“Los irresponsables de siempre nos han hecho quedar mal presentándonos como quizá muchos nos quieran ver, como una república de opereta, donde supuestos policías, supuestamente buscando mejoras salariales secuestran al mismo presidente de la República”, dijo.

“Pero que nadie se engañe, ese no fue el motivo, eso no es lo que ha pasado hoy, lo que pasó fue un intento de golpe de Estado, de conspiración, de desestabilización, que les falló a los conspiradores, gracias a la actuación del Gobierno Nacional, al pueblo ecuatoriano y de las fuerzas leales del orden”, subrayó el mandatario.
En este sentido señaló que las acciones de insurrección fueron una serie de acciones coordinadas que querían crear el caos con el pretexto de que se habían quitado beneficios económicos a policías y militares, lo cual dijo, además, es falso.

Identificó a Gilmar Gutiérrez y Fausto Cobos, asambleístas del partido Sociedad Patriótica, del opositor Lucio Gutiérrez, de crear campañas de desinformación con características de guerra psicológica, con el propósito de levantar a la tropa armada contra el poder constituido.



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