Elena Ponomareva Strategic Culture, aurorasito.wordpress.com La Libia ha affrontato l’Occidente nel primo scontro, il 7 ottobre 1969, quando – alla 24.ma sesione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite – aveva svelato il piano per chiudere le basi militari straniere ospitate sul proprio territorio. Poco dopo il governo libico aveva notificato agli ambasciatori britannico e degli Stati Uniti che i trattati corrispondenti non erano più validi. Venne il secondo colpo per l’Occidente quando Tripoli ha esercitato pressioni sulle aziende internazionali che erano solite avere una posizione dominante nell’economia libica. Tale politica ha attirato le ire dell’Occidente e ha portato i pesi massimi della politica internazionale, a cospirare contro la Libia. Assicurare la presa sul paese, sulla sua economia, è stato un compito molto più difficile che liberarsi delle basi militari straniere. Il settore finanziario della Libia è stato nazionalizzato da un decreto del governo nel 1970, come primo passo. Nel 1973, Iraq, Algeria e Libia misero sotto il controllo nazionale le loro rispettive industrie petrolifere e, inoltre, portarono la questione della nazionalizzazione all’ordine del giorno dell’OPEC, continuando ad essere al centro degli interessi
in tutti gli anni ’70. Tutti gli impianti petroliferi stranieri in Libia sono stati poi nazionalizzati. Ironia della sorte, alla vigilia della campagna di nazionalizzazione del petrolio, l’occidente fece grandi investimenti nelle infrastrutture della Libia, nel tentativo di ridurre la loro dipendenza dalle forniture di petrolio dal Golfo Persico e dal transito del Canale di Suez.
Il terzo turno delle riforme della Libia – quella che ferì gli interessi dei proprietari nazionali – è stato ideologicamente ancora più ampio e più profondo dei precedenti due.
Nel settembre del 1977, il leader libico M. Gheddafi proclamò l’autogestione economica come concetto generale dello sviluppo futuro del paese. Considerando che al momento Gheddafi manteneva stretti legami con J. Tito e che il socialismo jugoslavo coinvolgeva l’affidamento all’auto-gestione come uno dei principi chiave, è probabile che la leadership libica abbia in una certa misura cercato di replicare il modello della Jugoslavia. La svolta ideologica mise in moto il processo di trasferimento delle aziende libiche sotto il controllo dei loro dipendenti.
Gheddafi dispose una giustificazione ideologica fondamentalmente anti-capitalista per la riforma della seconda parte del suo trattato di base, intitolato‘Libro Verde’. In esso, condanna il lavoro salariato come una forma di schiavitù e ha affermato che i lavoratori hanno il diritto di possedere tutto ciò che hanno prodotto. Secondo Gheddafi, lavorare è un obbligo naturale dell’uomo, il lavoro dovrebbe essere premiato sufficientemente per soddisfare le esigenze individuali, e tutte le eccedenze dovrebbero essere utilizzate per ammassare ricchezze pubbliche, mentre l’accumulo di eccedenze da parte di individui, lede il benessere economico degli altri, e pertanto deve essere evitato.
Dal settembre 1977 la Libia ha cominciato ad attuare il concetto dei “partner, non lavoratori salariati” in tutta la sua economia e poco dopo s’avviò a mettere in pratica il concetto che gli alloggi devono essere di proprietà dei residenti. Nel maggio del 1978 la legislazione della Libia metteva fuori legge la locazione degli appartamenti e trasferì quelle che in precedenza erano appartamenti e case affittati ai proprietari.
In contrasto con la Russia post-1917 e dell’Europa dell’Est del dopoguerra, la nazionalizzazione in Libia non è stata equivalente ad un’espropriazione, poiché gli ex proprietari delle imprese ricevettero compensazioni e furono invitati a prendere parte nella gestione del patrimonio nazionalizzato in qualità di partner. Tuttavia, la riforma lasciò gli strati superiori e medi della Libia amaramente scontenti, avendo percepito la nazionalizzazione come un sequestro. Un gruppo di religiosi musulmani, inoltre, espresso opposizione alle riforme economiche della leadership libico.
La resistenza alla riforma è stato attivamente sostenuta da forze esterne e Gheddafi scampò a vari attenti alla sua vita, ma il processo di cambiamento in Libia è andato avanti. Tutte le persone del paese hanno una tenore di vita sufficiente a soddisfare i loro bisogni di base, i prezzi alimentari sono sovvenzionati, il trasporto pubblico e la benzina erano praticamente gratuiti, e un alloggio gratuito era a sempre a disposizione.
La resistenza alla riforma è stato attivamente sostenuta da forze esterne e Gheddafi scampò a vari attenti alla sua vita, ma il processo di cambiamento in Libia è andato avanti. Tutte le persone del paese hanno una tenore di vita sufficiente a soddisfare i loro bisogni di base, i prezzi alimentari sono sovvenzionati, il trasporto pubblico e la benzina erano praticamente gratuiti, e un alloggio gratuito era a sempre a disposizione.
L’impegno del governo libico nel creare un modello alternativo – non-capitalista e non-liberale – di sviluppo, noto come Terza Teoria Universale, ha anche spinto le forze esterne a cominciare a mettere insieme una strategia che mirasse a distruggere la Libia. I fondamenti della teoria, come illustrato nel Libretto Verde di Gheddafi, che scrisse nel 1976-1979, sono stati effettivamente messi in pratica. La Jamahiriya, un sistema di governo diretto popolare sul modello della democrazia dell’epoca antica, si basa su tre principi:
1. La popolazione deve esercitare direttamente le funzioni amministrative tramite assemblee popolari cui tutti hanno accesso al processo delle decisioni;
2. Il popolo ha diritto alla proprietà condivisa del patrimonio pubblico.
3. Le armi devono essere fornite alla popolazione per porre fine al monopolio dell’esercito sulle armi.
1. La popolazione deve esercitare direttamente le funzioni amministrative tramite assemblee popolari cui tutti hanno accesso al processo delle decisioni;
2. Il popolo ha diritto alla proprietà condivisa del patrimonio pubblico.
3. Le armi devono essere fornite alla popolazione per porre fine al monopolio dell’esercito sulle armi.
Il concetto stesso di Jamahiriya, è un offesa al pretesa superiorità della democrazia liberale occidentale, che l’Occidente impone invariabilmente ai paesi che occupa e soggioga. È importante sottolineare che la Libia – a differenza di un bel po’ di paesi in via di sviluppo – è stato un vero successo, come i dati statistici dimostrano chiaramente. Alla vigilia dello scoppio della violenza, lo scorso febbraio, il PIL pro capite della Libia, in termini di potere d’acquisto, era pari a $13.800, il doppio di quello dell’Egitto e l’Algeria, o più di 1,5 volte quello della Tunisia.
La Libia ha 10 università e 14 centri di ricerca, e le sue scuole, asili e ospedali sono mantenute a livello mondiale. La Libia è al primo posto in Africa nello sviluppo umano, con la speranza di vita media di 77 anni (per confronto, in Russia, la media fa 69 anni) -. Libia è menzionato nel libro dei Guinness dei primati come il paese con il livello di inflazione più basso, solo il 3,1% nel 2001-2005. L’elenco dei vantaggi del socialismo di tipo libico è lungo e impressionante. Vale la pena notare che in Libia i diritti umani – se tali devono essere intesi come diritto individuale a decorose condizioni di vita – sono attuate in modo sempre di più esteso che, ad esempio, in Russia, Ucraina, o Kazakistan. In ogni caso, non è stata la preoccupazione per i diritti umani che ha spinto l’Occidente a minare il regime politico della Libia.
Nel discorso del leader libico nel Settembre 2009, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, deve essere stato un altro motivo per cui l’Occidente sta cercando di rovesciare Gheddafi e di erodere la sovranità della Libia. Dopo aver preso 75 minuti invece dei previsti 15, Gheddafi rivolse una critica graffiante alle potenze mondiali più importanti, che ha accusato di razzismo de facto e di terrorismo, ed ha anche descritto il Consiglio di sicurezza dell’ONU come un consiglio sul terrorismo.
Con la Carta delle Nazioni Unite in mano, Gheddafi ha sottolineato che in base al documento la forza militare può essere utilizzata solo col consenso di tutti i paesi membri delle Nazioni Unite, e ha richiamato il fatto che, da quando l’ONU è nata, i paesi potenti hanno condotto 64 guerre contro quelli più piccoli, mentre l’ONU non ha fatto nulla per prevenire le aggressioni. Gheddafi ha anche espresso l’opinione che i taliban avevano il diritto di stabilire un emirato musulmano e ha sostenuto i diritti dei pirati somali, affermando che sono i paesi che utilizzano le acque territoriali somale che stanno perpetrando effettivi atti di pirateria. Gheddafi ha inoltre sostenuto che G. Bush e T. Blair sono stati personalmente coinvolti nell’esecuzione di S. Hussein e, infine, ha detto che è l’Occidente che ha creato Hitler, gli ebrei perseguitati, ed aveva la responsabilità per l’Olocausto. Senza dubbio, l’Occidente non ha mai dimenticato lo schiaffo in faccia.
E ancora, le vaste riserve di energia libiche sono probabilmente la ragione principale per cui la sovranità del paese è di fronte a una condanna a morte. Sono convinta che, del resto, lo scopo che sta dietro la nascita delle rivoluzioni Jasmine nel mondo arabo, sia la distruzione della Libia.
Nel 1988, l’anno delle scoperte più recenti di giacimenti di petrolio in Libia, le sue riserve – le più grandi nel mondo al momento – sono riportate a 3 miliardi di tonnellate di greggio. I più ricchi campi di petrolio della Libia- Sarir, Nafoora, Raguba, Intisar, Zelten (noto anche come Nasser), ecc – si trovano a sud del Golfo della Sirte, e sono collegati alle coste con gli oleodotti. Il petrolio viene esportato attraverso cinque terminali situati presso i porti mediterranei di Es Sider, Ra’s Lanuf, Marsa Brega, Marsa El Hariga, e Ez Zuetina. La Libia possiede anche la terza più grande riserva, in Africa, di gas naturale, per un totale di 657 miliardi di metri cubi. Il campo più grande di gas, Hateiba, contiene 339 miliardi di mc di gas, riserve di gas inesplorate sono state trovate nel bacino di Sirte negli anni ’90.
Nel 1988, l’anno delle scoperte più recenti di giacimenti di petrolio in Libia, le sue riserve – le più grandi nel mondo al momento – sono riportate a 3 miliardi di tonnellate di greggio. I più ricchi campi di petrolio della Libia- Sarir, Nafoora, Raguba, Intisar, Zelten (noto anche come Nasser), ecc – si trovano a sud del Golfo della Sirte, e sono collegati alle coste con gli oleodotti. Il petrolio viene esportato attraverso cinque terminali situati presso i porti mediterranei di Es Sider, Ra’s Lanuf, Marsa Brega, Marsa El Hariga, e Ez Zuetina. La Libia possiede anche la terza più grande riserva, in Africa, di gas naturale, per un totale di 657 miliardi di metri cubi. Il campo più grande di gas, Hateiba, contiene 339 miliardi di mc di gas, riserve di gas inesplorate sono state trovate nel bacino di Sirte negli anni ’90.
La Russia, i cui interessi saranno colpiti a seguito degli attacchi contro la Libia, è chiaramente un fattore dei calcoli economici dell’occidente. In effetti, la Russia conta già notevoli perdite. Gli accordi sulle armi tra la Libia e la Russia, del valore di 2,2 miliardi e di 1,3 miliardi di dollari US sono stati firmati nel 2008 e nel 2010, rispettivamente, ma evidentemente non passeranno. Diversi altri contratti tra i due paesi erano in divenire, nel momento in cui sono state imposte alla Libia le sanzioni internazionali.
La Libia avrebbe dovuto acquistare 12 Su-35 caccia multiruolo, 48 carri armati T-90S, un certo numero di sistemi di difesa aerea S-125 Pechora, Tor-M2E e S-300PMU-2 Favorit, sottomarini diesel-elettrici, Kilo 636, ecc. Russia prevedeva di fornire alla Libia componenti e manutenzione di modernizzare per il suo parco di sistemi di difesa aerea Osa-AKM e di carri armati T-72 russi. Il complesso militare-industriale russo ha quindi perso ricavi per un importo di circa 4 miliardi di dollari. Inoltre, la Russia ha annullato il debito dell’era Sovietica della Libia – altri 4,6 miliardi di dollari – in cambio di una serie di accordi su energia elettrica, costruzioni e contratti per la difesa, e l’importo dovrebbe essere messo sommato con la perdita di Mosca dei contratti firmati da Gazprom, dalla Società Ferroviaria e dal settore delle telecomunicazioni della Russia.
Il dramma del Giappone sicuramente avrà un impatto negativo sul futuro dell’energia nucleare, evidenziando così l’importanza del idrocarburi tradizionali. In questa luce, l’ipotesi che la catastrofe di Fukushima 1 contribuisca alla decisione dell’occidente di aumentare le attività anti-libica, sembra abbastanza realistica. Gheddafi non cede alle pressioni, in contrasto con gli ex leader di Egitto e Tunisia, sconvolgendo lo scenario occidentale per la Libia, ma naturalmente il paese è rimasto un obiettivo.
Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1970 e 1973, riflettono molto più che non solo le violazioni dell’oramai defunto diritto internazionale. Hanno mostrato la decisa determinazione degli ideologi del caos controllo nel rovinare la Libia. La questione che nasce dalle circostanze è: nel mondo di oggi, in cui la forza prevale sul diritto, ci sono forze politiche sane in grado di prevenire la devastazione di un altro paese prospero e stabile? Credo che tali forze esistano.
Prima di tutto, esse sono rappresentati dai paesi che non sostengono la risoluzione 1973 nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, e cioè Brasile, Germania, India, Cina e Russia. Tuttavia, astenersi durante la votazione è una mezza misura, mentre la situazione richiede una risposta seria e immediata. Al momento i media, compreso Internet, bombardano il pubblico con argomenti a favore dell’offensiva contro la Libia, mentre le voci degli oppositori all’aggressione sono appena udibili.
La mia opinione è che la condanna di tutte le aggressioni da parte della leadership russa, e un invito a una conferenza internazionale immediata, o a un vertice delle grandi potenze mondiali, può aiutare a promuovere una soluzione pacifica, nel caso della Libia. Se i partner occidentali della la Russia respingono l’iniziativa, almeno la loro posizione esporrà le vere intenzioni dei fautori dell’intervento in Libia e consentirà anche agli oppositori convinti di Gheddafi di vedere con estrema chiarezza i veri obiettivi della missione cui si sono offerti a unirsi.
Il progetto attuale per la Libia è molto simile agli scenari culminati con la caduta della Jugoslavia e la creazione del quasi-stato Kosovo, così come nella devastazione dell’Iraq e dell’Afghanistan. Praticamente qualsiasi paese del mondo attraente per le risorse naturali o che non rispetta i modelli liberali dell’Occidente, affronta il rischio di essere prossimo della lista, se la maggioranza mondiale non riesce a farsi ascoltare ed i paesi più potenti tra le fila degli oppositori dell’offensiva contro la Libia, non fanno il necessario per risolverlo. Dobbiamo aspettare gli eventi?
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