9. L'Italia deve tornare ad essere una nazione pacifica
Nell’ultimo quindicennio, l’Italia ha partecipato a innumerevoli guerre di aggressione, sempre come ruota di scorta degli Stati Uniti, ora sotto l’ombrello della NATO ora sotto quello dell’ONU. Quelle guerre di aggressione hanno ribaltato giudizi di campi di battaglia; hanno comportato il bombardamento di popoli ed eserciti senza talvolta concedere agli avversari la possibilità di colpire gli aerei della coalizione degli aggressori e senza far seguire alla guerra aerea una parvenza di guerra terrestre; hanno ricondotto all’età della
pietra stati che avevano sviluppato sistemi scolastici, sanitari e imprenditoriali di buon livello; sono state condotte servendosi di milizie locali razziste di stupratori e di sodomizzatori; hanno disintegrato stati unitari e hanno minato l’unità nazionale di altri.
Nessuna di quelle guerre, alle quali comunque non avremmo dovuto partecipare, è stata condotta nell’interesse degli italiani: della maggioranza o di una minoranza qualificata. Addirittura l’ultima, quella contro la Libia, è stata condotta contro i nostri interessi e nell’interesse di alcuni alleati. Nemmeno in questa occasione, la classe dirigente italiana ha avuto il coraggio di non accodarsi alla Francia e all'Inghilterra (nella guerra contro la Libia gli Stati Uniti hanno effettivamente mantenuto un profilo basso) e di rimanere neutrale, come invece ha fatto la Germania.
Quella parte dei cittadini italiani, fortunatamente ampia, che non è stata completamente ridotta alla condizione di video-consumatori di falsità mediatiche prova vergogna. E vergogna, ne siamo certi, provano anche i nostri migliori soldati, che non meritano di far parte di coalizioni con criminali razzisti e vorrebbero svolgere soltanto il compito di difendere la patria da aggressioni straniere e da tentativi armati di secessione.
Svincolarci dalla sudditanza politica, giuridica e “culturale” nei confronti degli Stati Uniti, ormai diretti da una classe dirigente di miliardari criminali, guerrafondai e pericolosissimi, è un imperativo morale, prima che politico.
10. La deriva della nazione
La deriva della nazione ha trovato compimento, per un verso, nella guerra di aggressione contro la Libia, proprio perché, a tacer d’ogni altro profilo, si è trattato (caso più unico che raro) di una guerra condotta contro gli interessi degli italiani e a favore di interessi stranieri; per altro verso nella crisi del debito pubblico, dovuta – secondo i media ufficiali che da anni stupidiscono gli italiani – alla “sfiducia dei mercati” nei confronti dell’Italia e dell’ex Presidente del consiglio in particolare, e in realtà dipendente:
da politiche che hanno preferito allocare sui mercati, anziché presso i risparmiatori italiani, il debito pubblico; che hanno voluto sopprimere la moneta nazionale a favore del corso forzoso di una moneta cosiddetta “comune” e che invece non appartiene a nessun popolo; che hanno consegnato l’immenso risparmio degli italiani ai grandi intermediari finanziari, imponendo al tempo stesso all’Italia di partecipare alla gara tra stati per attrarre capitali stranieri; che, hanno voluto concedere la massima autonomia alla BCE (e purtroppo già prima dell'ultimo ventennio alla Banca d'Italia).
da politiche che hanno preferito allocare sui mercati, anziché presso i risparmiatori italiani, il debito pubblico; che hanno voluto sopprimere la moneta nazionale a favore del corso forzoso di una moneta cosiddetta “comune” e che invece non appartiene a nessun popolo; che hanno consegnato l’immenso risparmio degli italiani ai grandi intermediari finanziari, imponendo al tempo stesso all’Italia di partecipare alla gara tra stati per attrarre capitali stranieri; che, hanno voluto concedere la massima autonomia alla BCE (e purtroppo già prima dell'ultimo ventennio alla Banca d'Italia).
11. Il commissariamento politico dell’Italia e la seconda morte della Patria
L’esito di oltre venti anni di politiche globaliste, di apertura ai mercati internazionali e di cancellazione dei confini nazionali è stato catastrofico e si è materializzato in un vero e proprio governo di occupazione o, se si preferisce, di semplice commissariamento.
La composizione dell’attuale governo non lascia adito a dubbi. Il Presidente del consiglio è il proconsole della UE, dove ha svolto un ruolo di vertice e ultra-politico per dieci anni. Altro che tecnico! Come commissario europeo, Monti è stato indipendente dallo Stato Italiano (lo imponevano i trattati europei). Ma è stato pur sempre per dieci anni membro dell’organo di governo dell’Unione europea. Istituzionalmente, nel rispetto dei Trattati europei, ha sempre agito nell’interesse della comunità europea, in piena indipendenza dallo stato italiano.
L'ammiraglio Giampaolo Di Paola, ministro della difesa, è l'uomo della Nato nel governo italiano. Era ammiraglio presso la NATO in Libia. Il ministro degli esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, è l'uomo di Israele e degli Stati Uniti nel governo italiano. E’ stato ambasciatore presso Israele e successivamente presso gli Stati Uniti, ove è restato in carica fino al momento di in cui è diventato Ministro degli esteri E’ stato anche consigliere politico della rappresentanza italiana presso la NATO. Non c'è ente sovrannazionale che non sia rappresentato nel nostro governo: persino l'OCSE è rappresentata da un sottosegretario che proviene dall'Invalsi, l'ente che da anni perora la causa dei test asseritamente volti ad accertare le capacità intellettive e culturali degli italiani e in realtà a stupidirli.
E’ la seconda morte della Patria.
12. La depressione economica
Nessuna fiducia può essere riposta nel Governo Monti, appoggiato dalla sciagurata classe dirigente di centrodestra e di centrosinistra. Se qualche provvedimento, tra i tantissimi ingiusti e demagogici, può apparire giusto, è certo che il Governo Monti teorizza e persegue una politica economica che condurrà l’Italia in depressione.
Il Governo Monti, aumentando le imposte e tagliando al contempo le spese, diminuirà la domanda pubblica. La moneta comune, tenacemente e assurdamente difesa dal Governo, continuerà a cagionare scarsità di domanda estera e squilibri nella bilancia dei pagamenti, i quali a loro volta impediranno di ridurre lo spread a livelli insignificanti e continueranno a rendere costoso, per lo Stato Italiano, il reperimento di prestiti, rispetto ad altri stati europei.
Le banche, che sono decotte, diminuiranno i prestiti alla produzione e al consumo, cagionando un'ulteriore diminuzione dell’offerta e della domanda.
La manovra economica non ha spostato ricchezza dai ceti ricchi ai ceti poveri e medi, i quali hanno maggiore propensione al consumo e pertanto nemmeno per questo verso si avrà un aumento della domanda.
Né vi è ragione di credere che, nella attuale congiuntura, si verificherà un aumento degli investimenti diretti esteri in Italia, volti a costituire nuove imprese. Gli investimenti volti ad acquistare imprese italiane, invece, se in parte si verificheranno, saranno una sciagura, perché accanto a momentanei e relativi benefici, comporteranno un indebolimento e un impoverimento del sistema produttivo nazionale.
La logica non lascia scampo. Nei prossimi due anni l’Italia vedrà scendere sensibilmente il prodotto interno lordo. Le liberalizzazioni, nelle quali ripone fiducia il fanatico Monti, produrranno soltanto spostamenti di ricchezza, in pochi casi in una direzione giusta, negli altri, in direzione sbagliata. In nessun modo renderanno più produttivo il sistema economico italiano.
Parti precedenti:
La prima parte, intitolata L'insanabile contrasto tra Costiruzione della Repubblica Italiana si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6272)
La seconda parte, intitolata L'errore politico e tecnico dell'euro, si leggequa (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6278)
La parte terza, intitolata Scuola, Università, Sanità, Agricoltura e Sovranità si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6291)
La quarta parte, intitolata I settori industriali strategici, si legge qua(http://www.appelloalpopolo.it/?p=6301)
La quinta parte, intitolata, Riformare le controriforme attuate nell’ultimo ventennio da una classe dirigente esterofila e in preda alla depressione, si legge qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6311)
No hay comentarios:
Publicar un comentario