miércoles, 6 de marzo de 2013

Chávez avvelenato come Arafat

15 Paesi hanno decretato il lutto nazionale - India, Cina, Cuba, Uruguay, Argentina, Ecuador, Bolivia, Brasil, Chile, Nicaragua, Bielorrusia, Nigeria e Iran  piangono la morte di Chávez

Cancro, solo e semplice "maledizione" sudamericana ? 
Il vicepresidente Nicolás Maduro ha detto a chiare lettere che Chávez è morto come  Yasser Arafat, cioè che il cancro è stato indotto o provocato artificialmente. Contemporaneamente, espulsi due addetti militari dell'ambasciata USA di Caracas. Devono abbandonare in 24 ore il Paese, per aver contattato ufficiali dell'esercito venezuelano, con la finalità di condurre a termine azioni per sovvertire l'ordine pubblico. L'accusa del candidato bolivariano per le prossime elezioni ha fondamenta e logica. Nell'ultimo biennio, ben 3 Presidenti sudamericani sono stati vittime del cancro: Dilma Rousseff e Lula da Silva in Brasile e l'ex
vedi"Ci sono prove che gli Stati Uniti hanno indotto il cancro in Hugo Chavez" QUI
vescovo Lugo in Paraguay. Paesi che si sono sottratti alla sfera di influenza egemonica di Washington. Dilma e Lula sono gli autori della sterzata geopolitica che ha portato il Brasile ad un ruolo autonomo e di grande protagonismo internazionale, come pivot del blocco sudamericano, consacrato definitivamente nel BRIC (Brasile, Russia, India, Cina).
Le cure sono state efficaci e Lula e Dilma sono sopravvissuti al cancro, come pure l'ex vescovo paraguayano Lugo, che però non si è salvato da un golpe costituzionale con regia USA. Quattro presidenti di quattro Paesi invisi, sono troppi per trattarsi di una coincidenza fortuita o per rigettare con sdegno l'accusa di "Chávez eliminato come Arafat". 

Il leader venezolano, nel dicembre del 2011 mise in guardia pubblicamente gli altri governanti sudamericani, invitandoli a prendere precauzioni poichè c'è la possibilita che "il cancro può essere una patologia indotta artficialmente". 

A Caracas sono state accolte con molta diffidenza le disinvolte dichiarazioni dei portavoce della Casa Bianca, che alludono con disinvoltura ritenuta sospetta a "transizioni" e "nuovo corso" che si starebbe per aprire. Il futuro politico del Paese sudamericano sarà determinato nelle urne prima del 5 aprile. Nulla hanno a che spartire la "predisposizione al dialogo" o le  "affettazioni amicali" provenienti dal nord, che sono state rispedite al mittente. 

Non è difficile prevedere che la messa in guardia di Maduro alimenterà la partecipazione senza precedenti alle esequie di venerdì, che saranno una vera e propria mobilitazione alla presenza di tutti i dignitari latinoamericani, Russia e Cina. Dominerà la campagna elettorale che scatterà immediatamente, già dal weekend. Washington teme una recrudescenza di antimperialismo, ma i precedenti storici della sua praxis nel continente non sono certo favorevoli.

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